Perú. Il partito Fuerza Popular di Keiko Fujimori e i suoi alleati hanno la maggioranza al Congresso

di Alberto Galvi

Il candidato Pedro Castillo del partito Perú Libre secondo i sondaggi è in vantaggio sull’altra candidata alla carica di presidente Keiko Fujimori del partito Fuerza Popular in vista del ballottaggio del prossimo 6 giugno. I risultati del Congresso dello scorso 11 aprile vedono comunque la maggioranza dei legislatori sostenere Keiko Fujimori.
Il Congresso è composto da 130 seggi, di cui 64 legislatori sostengono Keiko Fujimori e sono suddivisi tra i seguenti partiti: 24 di FP (Fuerza Popular), 15 di APP (Alianza para el Progreso), 13 di RP (Renovación Popular), 7 di AP (Avanza País) e 5 di PP (Podemos Perú). I legislatori che sostengono Pedro Castillo invece sono suddivisi nei seguenti partiti: 37 di PL (Perú Libre) e 4 di JP (Juntos por el Perú). I legislatori in dubbio sono 25 e suddivisi nei seguenti partiti: 16 di AP (Acción Popular), 5 di SP (Somos Perú) e 4 del PM (Partido Morado).
Il Perù ha un sistema istituzionale presidenziale, in cui il capo dello Stato è parte attiva del potere esecutivo e può presentare progetti di legge al Congresso, il quale da parte sua può redigere leggi e modificare la costituzione.
Con questi numeri però sarà difficile ottenere una serie di riforme costituzionali o politiche. Come è avvenuto neve ultime due legislature, i nuovi membri del Congresso continueranno a legiferare sulla base di interessi temporanei o personali. Ogni riforma costituzionale è ratificata mediante referendum quando è approvata dal Congresso a maggioranza assoluta del numero legale di 66 voti dei suoi membri.
Nelle due successive legislature ordinarie il referendum può essere omesso quando l’accordo del Congresso è ottenuto con un voto favorevole, in ogni caso superiore ai due terzi del numero legale di 87 voti dei suoi membri.
Inoltre con questi numeri al Congresso ci saranno seri problemi per l’attuazione delle politiche, dei piani, dei programmi e delle strategie pubbliche, essenzialmente quelli che fanno riferimento al rafforzamento delle istituzioni giudiziarie. Il primo ostacolo potrebbe essere la condotta delle indagini del Lava Jato Special Team, che coinvolgono proprio la candidata alla presidenza Keiko Fujimori. 
Alle elezioni generali dello scorso 11 aprile si è votato non solo per scegliere il presidente della Repubblica e i 130 membri del Congresso, ma anche per i 5 rappresentanti peruviani del parlamento andino che sono Jaqueline Cecilia García Rodríguez del partito PP (Podemos Perú), Javier Fernando Arce Alvarado del partito PL (Perú Libre), Gustavo Adolfo Pacheco Villar del partito RP (Renovación Popular), José Luis Luna Morales del partito PP (Podemos Perú) e Leslye Carol Lazo Villón del partito AP (Acción Popular).
Il parlamento andino è l’organo comunitario, deliberativo, di rappresentanza dei cittadini e di controllo politico del Sistema di integrazione andino ed è composto dai rappresentanti di Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù, che sono eletti a suffragio universale. Il parlamento andino ha cinque rappresentanti per ognuno dei paesi membri che lo compongono. Nel caso di Bolivia, Ecuador e Perù, i parlamentari andini sono eletti per esercitare esclusivamente la loro funzione, mentre nel caso del Cile e della Colombia sono eletti per servire come legislatori nazionali e parlamentari andini.
Il Perú non è membro solo della CAN (Comunidad Andina), ma anche della CPTPP (Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership), un accordo di libero scambio tra il Perù e altri 10 paesi dell’Asia-Pacifico: Australia, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Brunei, Cile, Canada, Singapore e Vietnam. L’Asia-Pacifico è ora la principale regione di crescita economica al mondo, che offre grandi opportunità di commercio ed espansione. La mancanza di crescita economica del Perú è dovuta finora principalmente ai ritardi nei megaprogetti infrastrutturali e agli scandali di corruzione.