Perù. La crisi istituzionale sfocia in una disputa tra poteri

di Alberto Galvi

Il presidente peruviano Martin Vizcarra ha sciolto in questi giorni il Congresso, controllato dall’opposizione. La crisi politica in Perù va avanti ormai da 3 anni, da quando è stato eletto nel 2016 alle ultime elezioni presidenziali Pedro Pablo Kuczynski, che è stato sostituito poi nel 2018 dal suo vicepresidente Vizcarra.
Nei mesi scorsi i membri del partito di Keiko Fujimori, FP (Fuerza Popular), avevano presentato al Congresso un progetto per anticipare le elezioni per aprile 2020, il che significava revocare il mandato presidenziale e quello legislativo di un anno.
Il presidente peruviano ha inoltre dichiarato di aver deciso di convocare nuove elezioni legislative, dopo che i deputati avevano già proceduto al un controverso voto per sostituire uno dei 6 magistrati che dovevano essere nominati tra i 7 giudici della Corte costituzionale, entro la fine del loro mandato.
L’elezione dei giudici costituzionali è diventata una questione politica, in quanto il Congresso doveva decidere della loro elezione, proprio quando alla Corte Costituzionale toccava di decidere il rilascio, della leader di FP, Keiko Fujimori, attualmente agli arresti preventivi, e in attesa di giudizio per il caso Odebrecht.
Vizcarra ha avvertito i deputati che avrebbe sciolto il Congresso, se il potere legislativo non concedeva il voto di fiducia al suo governo, al fine di eleggere gli altri 5 giudici mancanti dei 7 in totale della Corte costituzionale, che dovevano essere eletti entro la fine di questo mandato. I giudici che i deputati fujimoristi volevano far eleggere, sono però attualmente indagati per reati di tipo penale.
Secondo la Costituzione peruviana, quando il Congresso non appoggia la fiducia di 2 progetti di legge dello stesso governo, il presidente può scioglierlo, anche se in questo caso era già il terzo progetto di legge in meno di un anno non approvato, l’ultimo dei quali appunto, era quello sulla riforma per selezionare i giudici costituzionali.
Con l’accettazione delle dimissioni del primo ministro Salvador del Solar, viene nominato come nuovo primo ministro il deputato Vicente Zeballos. Con lo scioglimento del Congresso da parte del presidente Vizcarra vengono convocate le elezioni parlamentari per il 26 gennaio 2020. La norma è stata firmata sia dal presidente della Repubblica, sia dal Capo del governo.
Quello che è successo dentro il Congresso in questi giorni ha toccato molto la popolazione peruviana, che è scesa in piazza a sostegno di quanto aveva deciso il presidente Vizcarra. Molte manifestazioni a sostegno della chiusura del Congresso, sono state replicate in diverse città, tra cui Arequipa, Huaraz, Huancavelica e Piura e nella stessa Lima.
Dopo lo scioglimento del Congresso da parte del presidente della Repubblica, a sua volta l’organo legislativo ha votato con 86 deputati presenti in Aula su 130, per la sospensione del presidente della Repubblica. L’esito della votazione è stato di 86 voti a favore, 0 contrari e 0 astenuti, con i voti dei deputati di FP, Apra e altri gruppi politici di destra, per la sospensione di un anno di Vizcarra. Per quanto riguarda i capi delle forze armate, hanno appoggiato la decisione del Presidente di sciogliere il Congresso.
Il Congresso ha eletto a sua volta la vicepresidente Mercedes Aráoz, del partito PpK (Peruanos por el Kambio), come nuovo presidente della Repubblica ad interim, anche se lei qualche ora dopo si è dimessa, perché non aveva il sostegno delle forze armate. La mozione di sfiducia a Vizcarra non è più valida, dopo le dimissioni della Aráoz come vicepresidente, avendo rinunciato alla presidenza ad interim che il Congresso le aveva affidato.
Quanto accaduto al Congresso peruviano denota la crisi politica in cui è precipitato il paese negli ultimi mesi. Dopo lo scioglimento del Congresso da parte del presidente della Repubblica, i congressisti per legge sono stati obbligati a lasciare l’Aula altrimenti il presidente avrebbe potuto ordinare loro lo sgombero mediante l’intervento della polizia. Ricordiamo che con la revoca del mandato parlamentare dei congressisti, rimangono in carica solo i membri della Commissione Permanente del Congresso.
In questa crisi istituzionale che ha colpito il Perù, si combatte una battaglia tra potere esecutivo e legislativo. L’iter costituzionale, prevede ora che se le elezioni per formare un nuovo Congresso non dovessero svolgersi entro 4 mesi dallo scioglimento dello stesso, il Congresso sciolto riavrà i suoi legittimi poteri e l’organo esecutivo verrà revocato.