Perù. Rapporti con il Venezuela: la nuova linea di frattura in America Latina

di Giuseppe Gagliano

L’intervento del ministro degli Esteri peruviano, Elmer Schialer, all’Assemblea generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) segna un nuovo capitolo nelle tensioni tra Lima e Caracas. Con un discorso improntato alla difesa della democrazia e alla lotta alla criminalità transnazionale, Schialer ha chiesto alla comunità internazionale un’azione più decisa contro il governo di Nicolas Maduro, accusato di aver orchestrato una frode elettorale e di sostenere un clima di repressione e violazione dei diritti umani.
Le sue dichiarazioni si inseriscono in un quadro geopolitico complesso, in cui il Venezuela continua a essere il centro di scontro tra diverse visioni politiche e strategiche in America Latina. Ma la vera domanda è se questa richiesta del Perù porterà a un cambiamento concreto o è solo un altro atto simbolico nella lunga battaglia diplomatica contro Maduro?
Le parole di Schialer rivelano una crescente preoccupazione per il ruolo del Venezuela nella destabilizzazione regionale. Da anni, Caracas è accusata di favorire flussi migratori incontrollati, di mantenere legami con gruppi criminali come il Tren de Aragua e di minacciare l’ordine democratico nel continente. Ma sebbene il Perù e altri Paesi sudamericani abbiano più volte cercato di esercitare pressioni su Maduro, i risultati sono stati scarsi.
Da un lato Paesi come Colombia e Brasile hanno adottato una linea più pragmatica nei confronti del Venezuela, cercando il dialogo e la cooperazione, soprattutto in ambito economico e migratorio. Dall’altro, nazioni come il Perù e l’Ecuador hanno assunto un atteggiamento più rigido, denunciando apertamente le violazioni del governo venezuelano e chiedendo l’isolamento di Caracas. Questa frattura interna all’America Latina rende difficile una risposta coordinata e alimenta le incertezze sulle strategie da adottare.
Uno degli elementi più preoccupanti del discorso di Schialer è la denuncia della crescente influenza del Tren de Aragua, un’organizzazione criminale nata in Venezuela ma ormai attiva in diversi Paesi della regione. Il gruppo, noto per la sua brutalità e per il controllo su traffici illeciti come droga e tratta di esseri umani, si è espanso rapidamente in Colombia, Perù, Cile e Messico, mettendo in crisi le capacità di contrasto delle forze di sicurezza locali.
Il Perù ha già avviato operazioni contro questa organizzazione, ma il ministro ha ammesso che il problema non può essere risolto su scala nazionale. La richiesta di Schialer all’OSA è chiara: serve un’azione coordinata tra i Paesi latinoamericani, con uno scambio costante di informazioni e strategie comuni per smantellare la rete criminale. Tuttavia, il nodo resta sempre lo stesso: l’efficacia delle istituzioni regionali è limitata e spesso ostacolata da divergenze politiche.
Non è la prima volta che il Venezuela si trova sotto attacco diplomatico. Maduro ha dimostrato negli anni una notevole capacità di resistenza alle pressioni internazionali, sfruttando gli appoggi di Russia, Cina e Iran per mantenere un certo margine di manovra.
Se da un lato l’OSA potrebbe adottare nuove misure contro il governo venezuelano, dall’altro bisogna considerare la reazione di Caracas. Maduro ha già dimostrato di poter rispondere con contromisure economiche e diplomatiche, come la minaccia di sospendere i rimpatri dei migranti venezuelani, uno strumento di pressione che colpisce direttamente i Paesi vicini.
In questo scenario, il rischio è che l’iniziativa del Perù rimanga solo un gesto politico senza reali conseguenze. Senza il sostegno deciso di potenze come Stati Uniti e Unione Europea, le sanzioni e le pressioni diplomatiche rischiano di rimanere inefficaci, mentre Maduro continuerà a rafforzare i suoi legami con i Paesi che lo sostengono.
Il discorso di Schialer alla OSA segna un nuovo tentativo dell’America Latina di affrontare la questione venezuelana, ma il cammino resta incerto. La crisi venezuelana non è solo un problema politico, ma anche una questione di sicurezza regionale e stabilità economica.
Il dilemma per i Paesi sudamericani è evidente: isolare Maduro potrebbe aggravare la crisi interna del Venezuela e aumentare la pressione migratoria, mentre un approccio più dialogante rischia di legittimare un governo considerato autoritario.
La vera sfida sarà costruire un consenso regionale forte e trovare il giusto equilibrio tra sanzioni, pressione diplomatica e misure concrete per contrastare la criminalità organizzata. Se l’OSA riuscirà a tradurre le parole di Schialer in azioni concrete, potremmo assistere a un cambio di rotta. In caso contrario, sarà l’ennesima occasione mancata per affrontare uno dei problemi più complessi della regione.