Perù. Rimpasto per un governo più moderato

di Paolo Menchi –

A soli tre mesi dal suo insediamento, il presidente del Perù Pedro Castillo si è visto costretto a modificare in modo massiccio la squadra di governo dandogli un assetto molto più moderato del precedente. Il primo ad essere sostituito è stato il primo ministro Guido Bellido, rappresentante dell’ala più dura del partito di governo, Perù Libre, di stampo marxista leninista, il quale oltre ad essere omofobo e misogino aveva già dimostrato la sua scarsa esperienza politica rivelandosi non all’altezza del ruolo.
Quello che non ci si aspettava è che venisse nominato un sostituto totalmente opposto al precedente da tutti i punti di vista. Si tratta dell’avvocato Mirtha Vázquez, attivista ambientalista e impegnata per la tutela dei diritti umani, esponente dell’ala più moderata della coalizione di governo, il socialista Frente Amplio, e risposta forte alle dichiarazioni omofobe e anti femministe del suo predecessore che avevano creato polemiche e risentimento anche all’interno del suo stesso partito.
Ma il rimpasto è stato molto più profondo, visto che su 19 ministri ben 7 sono di nuova nomina e le donne sono aumentate da 2 a 5.
Tra gli epurati anche il ministro del lavoro Iber Maraví, travolto dalle polemiche dopo essere stato accusato dalla polizia e dalla stampa di aver partecipato ad un attentato terroristico circa 40 anni fa.
In un messaggio su Twitter Castillo ha dichiarato che la scelta di modificare la composizione del governo è un atto di buona volontà per esaltare il dialogo, la governabilità ed il lavoro di squadra e sempre con l’obiettivo salvaguardare i diritti dei più deboli.
L’ala più oltranzista del partito di Castillo non ha gradito molto questa svolta e il governo non sembra particolarmente forte, stretto tra una coalizione non particolarmente coesa e con parlamento a maggioranza di destra, anche se molto frammentato e, al momento, non in grado di avviare azioni per sfiduciare l’esecutivo.
Vedremo come nei prossimi mesi Pedro Castillo riuscirà a gestire la difficile situazione economica del Perù e se riuscirà superare lo scetticismo che circonda la sua figura fin da quando era riuscito, al di fuori di ogni previsione, ad essere uno dei candidati al ballottaggio e poi a vincere con una maggioranza risicatissima e molto contestata. Probabilmente per essere accettato anche dalla comunità internazionale come partner affidabile dovrà continuare, anche a livello personale, ad ammorbidire le sue posizioni che in campagna elettorale avevano preoccupato i mercati soprattutto quando indicava le nazionalizzazioni come un obiettivo del suo governo.