Perù. Via all’operazione contro l’estrazione illegale dell’oro

di Alberto Galvi

In Perù il governo del presidente Martin Vizcarra ha sospeso le libertà civili e incaricato i militari di ripristinare la legge nel dipartimento di Madre de Dios, una regione situata a sud-est del Paese, per debellare lo sfruttamento dei minatori nelle miniere illegali di oro. Questa regione è quasi interamente coperta dalla foresta pluviale, nota per la sua biodiversità, con foreste ricche di carbonio e comunità indigene sfruttate e completamente emarginate dal resto del paese.
Il governo peruviano ha dovuto imbastire l’operazione “Mercury 2019″, per fermare l’industria illegale dell’estrazione dell’oro. Codesta attività criminale provoca danni ambientali come la deforestazione dell’Amazzonia e la contaminazione dell’acqua con il mercurio, causando danni anche per la salute dell’uomo. Inoltre nei campi illegali si è sviluppata un’altra attività criminale parallela come quella del traffico sessuale e del lavoro minorile, che provoca ogni anno centinaia di vittime di abusi di ogni genere.
Per fermare tali traffici il presidente del Perù Martin Vizcarra ha sospeso per 60 giorni le libertà civili in quattro distretti di Madre de Dios: Tambopata, Inambari, Las Piedras e Labyrinth. Gli agenti sono penetrati in una vasta area nel mezzo di una foresta distrutta gigantesca conosciuta come La Pampa, una sorta di città sotterranea di circa 10 mila ettari, dove migliaia di minatori illegali usano il mercurio per estrarre l’oro.
Questa specie di febbre dell’oro è iniziata durante la crisi finanziaria globale del 2009-2010 e da allora sta continuando a crescere a causa dell’innalzamento del prezzo aureo. Il Perù è infatti il principale produttore di oro in America Latina e il sesto in tutto il mondo. Per cercare contrastare i danni che questa attività illecita provoca, il governo peruviano cercherà di far ripulire le zone di foresta pluviale contaminate da sostanze chimiche pericolose. I principali paesi in cui l’oro estratto illegalmente viene esportato sono: Bolivia, Cile, Brasile ed Ecuador.
L’operazione “Mercury 2019” è compiuta dalle forze di sicurezza peruviane e prevede l’impiego di 1.200 agenti di polizia e 300 militari nella regione al fine di bloccare la deforestazione per l’estrazione selvaggia dell’oro, che ha raggiunto un nuovo massimo lo scorso anno. Secondo il rapporto del MAAP (Monitoring of the Andean Amazon Project) di gennaio e preparato per la ONG Amazon Conservation sulla deforestazione a Madre de Dios, lo scorso anno i 9.280 ettari disboscati hanno superato i 9.160 ettari del 2017. Il problema dell’estrazione illegale non riguarda soltanto il Perù e l’estrazione di oro, ma in tutta l’Amazonia si parla di circa 2.312 miniere illegali dislocate in Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Venezuela e Perú e riguardano anche l’estrazione di minerari come diamanti e coltan.
L’estrazione legale dell’oro è invece maggiormente affidata a delle multinazionali straniere come la Newmont Mining Corporation statunitense a Cajamarca e la Goldfields Limited sudafricana ad Ayacucho in consorzi con società locali come la Buenaventura SAA del Perù. Altro discorso invece riguarda i minatori informali, i quali lavorano su piccola scala e a livello artigianale, senza utilizzare macchinari pesanti ma lavorando in aree autorizzate. Di questa categoria di lavoratori se ne contano in Perù circa 250 mila, esattamente come i lavoratori formali. La formalizzazione di questa attività è una delle priorità di questo governo attraverso la semplificazione delle procedure amministrative al fine di poter utilizzare le tecnologie necessarie a migliorare tutta la catena di produzione.
L’operazione militare, che ha avuto inizio il 19 febbraio scorso non sarà affatto semplice per l’esercito peruviano, tanto che il governo ha dovuto mobilitare la sesta brigata delle forze speciali di Tacna. I minatori illegali della zona sono spesso informati sui piani del governo per distruggere i campi minerari illegali nella giungla, consentendo loro di nascondere macchinari costosi e fuggire. Una volta che le forze di sicurezza lasciano la regione, i minatori ritornano a svolgere le loro attività illecite. Nel dipartimento di Madre de Dios, le autorità ne stimano circa 40 mila. Questa tipologia di minatori ha anche iniziato a stabilire la sua presenza sulle Ande.
L’intervento delle forze di sicurezza a La Pampa è predisposto in tre step per una durata totale di due anni. Le prime due settimane, le forze messe in campo dal governo peruviano daranno sostegno alla polizia locale per gli sgomberi e gli arresti dei minatori illegali. Nel secondo step dell’operazione, l’esercito installerà 3 basi per sei mesi per impedire il ritorno degli oltre 5 mila minatori stabiliti nell’area e il terzo step sarà dedicato alla riforestazione delle aree disboscate.
Per il governo di Martin Vizcarra riuscire a interrompere il traffico illegale di oro e tutte le attività criminali che gli stanno appresso sarebbe un grande successo, visto che i precedenti governi inviavano truppe per distruggere le miniere illegali di oro della regione ma non riuscivano a interrompere la loro espansione. In questo momento le nuove operazione militari si stanno concentrando nella Riserva Nazionale di Tambopata sempre nella zona di La Pampa.