Petrolio: scontro su prezzi e produzione tra Russia e Arabia Saudita al vertice OPEC+

Prezzi in caduta, ma a tremare sono i produttori statunitensi.

di Alberto Galvi –

Si è svolto nei giorni scorsi a Vienna il vertice OPEC+ (Organization of the Petroleum Exporting Countries), sfociato nello scontro tra Arabia Saudita e Russia per ottenere una maggiore quota di mercato.
La frattura tra Arabia Saudita e Russia si è ulteriormente allargata lo scorso 6 marzo con una rottura dell’accordo di oltre tre anni sulla cooperazione di produzione tra OPEC e produttori non OPEC.
Ricordiamo che l’OPEC è un’organizzazione composta da 14 membri capeggiata dall’Arabia Saudita, mentre l’OPEC+ è una nuova, estesa alleanza composta da 24 membri che include anche la Russia.
Le tensioni tra Russia e OPEC sono iniziate nell’estate del 2019 per poi continuare nel dicembre 2019, quando è fallito un nuovo accordo sulla riduzione della produzione di petrolio.
In questi tre anni l’alleanza tra principe ereditario Mohammed bin Salman e dal presidente russo Vladimir Putin è stata fondamentale per i paesi OPEC per competere con l’impennata della produzione petrolifera americana che ha trasformato gli Stati Uniti per la prima volta in decenni in un importante esportatore di greggio.
Le tensioni tra l’Arabia Saudita e la Russia sono aumentate da quando la Russia ha rifiutato di firmare una proposta dell’OPEC di ridurre la produzione mondiale di petrolio nel tentativo di stabilizzare il mercato poiché il coronavirus ha rallentato la domanda di petrolio.
La Russia ha respinto la proposta rifiutando di dare impulso ai produttori petroliferi statunitensi e perdere così profitti. La sua industria petrolifera manterrà la sua quota di mercato e potrà subire una flessione dei prezzi.
L’Arabia Saudita ha immediatamente risposto offrendo forti sconti sui prezzi e ha annunciato un aumento della produzione, azioni che hanno contribuito a innescare un forte calo dei prezzi. Per queste ragioni la televisione di stato russa incolpa l’Arabia Saudita per il crollo del rublo.
Intanto la compagnia petrolifera nazionale saudita, la Saudi Aramco, ha dichiarato che il 1 aprile inizierà a fornire ai clienti 12,3 milioni di barili al giorno. Si tratta di un aumento del 26% della sua produzione prima che l’accordo con la Russia fallisse.
Se il crollo del mercato petrolifero non si ferma, potrebbe portare a una recessione e minacciare la candidatura del presidente Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali di novembre. Gli americani vedranno scendere i prezzi della benzina e un calo della produzione petrolifera statunitense.
La Russia e l’Arabia Saudita si stanno preparando per una lunga guerra dei prezzi del petrolio dopo che i negoziati OPEC+ sono falliti. L’Arabia Saudita ha intensificato lo scorso 10 marzo il conflitto con la Russia, dicendo che avrebbe aumentato la produzione a un record di 12,3 milioni di barili al giorno a partire dal 1° aprile. La Russia ha reagito in pochi minuti aumentando la produzione prevista di 500 mila barili al giorno.
I prossimi incontri tra i paesi membri dell’OPEC+ avverranno tra maggio e giugno. Per quell’occasione la Russia ha lasciato intendere che la cooperazione con gli altri paesi membri è ancora sul tavolo delle trattative.

Mohammad bin Salman al-Saud. (Foto Dipartimento Difesa Usa – Estratto da foto di incontro con Jim Mattis / Sgt. Amber I. Smith / WikiCommons).