PORTOGALLO. Anche il parlamento di Lisbona chiede il riconoscimento della Palestina

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portogalloDopo lo storico riconoscimento della Svezia e, in questi casi non vincolante, delle Camere basse di Spagna, Francia e Gran Bretagna, anche il Parlamento di Lisbona ha approvato una mozione volta a chiedere al governo di Pedro Passos Coelho di considerare ufficialmente la Palestina come “stato indipendente e sovrano”, ovvero di “continuare a promuovere il dialogo e la coesistenza pacifica di due Stati democratici, Israele e la Palestina” affinché “i negoziati potranno garantire la sicurezza e la pace nella regione”.
Come per i casi precedenti si attendono ora le proteste da parte del governo israeliano, ma in realtà Tel Aviv sta scontando la politica intransigente dei falchi del governo Netanyahu, in particolare del ministro dell’Edilizia Uri Ariel, il quale non ha mai cessato di annunciare la costruzione di nuovi alloggi nei Territori palestinesi, e del ministro degli Esteri Lieberman: questi non sono disposti ad accettare la nascita dello stato palestinese, mentre vorrebbero una nazione ebraica con a capo Gerusalemme. Il rifiuto delle “colombe” (Livni e Lapid) di sostenere la proposta di legge sul riconoscimento di Israele quale “nazione ebraica” ha portato alla recente apertura della crisi di governo.
Tuttavia la stessa Unione europea non ha fatto mistero di non digerire l’atteggiamento ambiguo di Israele, che un giorno parla di pace ed il giorno dopo annuncia la costruzione di nuovi alloggi nei territori palestinesi, al punto che già pochi mesi fa ha chiuso le relazioni con le organizzazioni e le aziende israeliane che operano nei territori occupati; le prime a rompere i rapporti con la Hapoiliam Bank israeliana sono state le banche danesi, olandesi e la Deutsche Bank.
La mozione di oggi è stata portata in Parlamento dalla maggioranza di centro-destra ed è stata sostenuta dal Partito socialista, principale schieramento d’opposizione.
Al termine del voto il ministro degli Esteri portoghese, Rui Machete, ha dichiarato che “il governo è sensibile all’appello del Parlamento e sceglierà il momento più adatto”.