Prima prova per Morsi: invitato a Teheran per il summit del Nam

di Enrico Oliari –

Non si conosce ancora la risposta del neo-eletto presidente dell’Egitto, Mohamed Morsi, all’invito arrivatogli dal presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad a Teheran per un incontro dei paesi non allineati previsto per la fine di agosto.
A congratularsi per l’elezione del primo presidente eletto democraticamente in Egitto erano stati un po’ tutti, dall’Europa ai paesi arabi e persino gli Stati Uniti. Solo dopo qualche giorno, con un ritardo dovuto al non celato nervosismo, era arrivata la lettera di Benjamin Netanyahu, il quale salutava il vincitore del partito dei Fratelli Musulmani (che in Palestina si traduce con ‘Hamas’) e lo invitava ad avere con Israele le relazioni di buon vicinato, “per la pace” e, più realisticamente, per l’approvvigionamento di gas.
Ad esultare con un’immediatezza degna della velocità della luce era stato invece il governo iraniano, il quale, probabilmente, vi aveva intravisto la possibilità di avere (finalmente) un alleato non secondario nell’area, specialmente ora che l’altro alleato, il governo siriano di al-Assad, è da più parti dato sul punto di cadere.
L’Egitto ha sempre avuto un ruolo di primo piano nello scacchiere geopolitico fra Occidente e Medio Oriente e da più parti è attesa la mossa di Morsi, ovvero se guardare nella direzione dell’acien régime, e quindi con un atteggiamento filo-occidentalista e ‘soft’ con Israele’, o dell’Iran, con la conseguente possibile inimicizia e quindi reazione degli Usa: nel primo caso non risponderebbe alle aspettative dell’elettorato, nel secondo potrebbe avere ripercussioni economiche e diventare zona di influenza russa.
Le relazioni diplomatiche con l’Iran erano state interrotte oltre trent’anni fa, mentre oggi l’Iran ha proposto all’Egitto addirittura la presidenza del cosiddetto “Nam”, il Movimento dei paesi non-allineati; il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi ha già fatto sapere di voler accreditare gli ambasciatori inviati dal Cairo a Teheran.