Quando muore un dittatore

di Ercolina Milanesi –

Il corpo senza vita del colonnello Gheddafi, la cattura rocambolesca di Saddam Hussein, il cadavere Nicolae Ceausescu dopo la fucilazione, il corpo del leader dei Khmer rossi Pol Pot, la fucilazione di Benito Mussolini.
La veridicità delle immagini, molto spesso cruente, è stata sempre oggetto di dibattiti, polemiche e sconcerto nell’opinione pubblica.
La sepoltura dell’ex-leader libico Muammar Gheddafi, che avrebbe dovuto avere luogo oggi con una cerimonia rapida e segreta, è stata rinviata “di alcuni giorni” e finché tutto non sarà pronto il cadavere resterà all’obitorio.
Lo ha detto oggi il ministro del Petrolio del governo ad interim, dopo che il cadavere insanguinato di Gheddafi – ucciso ieri a Sirte, sua città natale – è stato consegnato come un bottino di guerra a Misurata, la città a ovest di Sirte che con il lungo assedio subìto è diventata un simbolo della causa ribelle.
“Ho detto loro di tenerlo in frigo per alcuni giorni… per assicurarci che tutti sappiano che è morto”, ha spiegato oggi alla Reuters Ali Tarhouni. Altro affronto perché un musulmano deve essere seppellito entro 24 ore, secondo il Corano.
La Libia esulta per la morte del Rais che si è comportato da vero combattente sino alla fine, ma non passerà molto tempo che si pentirà di non avere più un dittatore, perché la Libia sarà governata dall’islamismo integralista e in breve ritornerà al Medioevo.
Percepito ora come un nemico ora come un alleato, per tutto questo tempo il regime libico ha fatto comodo all’Occidente che non ha mai nascosto l’interesse per gli immensi giacimenti di petrolio e gas del Paese.
La parabola italiana del colonnello è emblematica: gli incontri tra il Colonnello e il premier italiano Silvio Berlusconi, nel corso degli anni, hanno fatto notizia più per il folklore, per il circo beduino e di amazzoni del Raìs, che per la sostanza: un’occasione in realtà di investimenti reciproci, che hanno visto in primo piano Eni, Fincantieri, Impregilo, Unicredit.
I rapporti tra Italia e Libia erano stimati intorno ai 40 miliardi di euro.
Un mare di soldi per cui Berlusconi ha dovuto fare qualche concessione all’amico libico, definendolo persona di grande saggezza e nel corso di un summit baciandogli addirittura le mani. Non gli sono bastate le sue avventure galanti e… meschine che ha offerto al mondo, ma le peggiori sono le frasi rivolte ad un cadavere. Presidente, lei è simile al suo ex Fini-to.
Ma anche la Francia prima di voltargli le spalle ha corteggiato il Raìs. Secondo Paese europeo per importazioni di gas e petrolio dalla Libia, già da due anni vedeva la sua compagnia Total far manovre per allargare il proprio raggio d’azione in terra libica.
Il vento della Storia è girato in fretta, e l’amico di ieri è diventato il nemico da abbattere.
Di guerre civili è pieno il mondo e già noi ne abbiamo avuta una nel 45, utopia pensare che non possa ripetersi!