Quella frettolosa e inopportuna adesione dell’Ucraina all’Ue

di Dario Rivolta * –

In merito alla già decisa approvazione della candidatura dell’Ucraina a diventare membro dell’Unione Europea è possibile che a me manchino alcune indispensabili informazioni (e conseguenti considerazioni) in possesso invece di tanti altri. In questo caso tutte le parole che seguono vanno intese come il semplice vaniloquio di un cretino, il sottoscritto, e mi auguro che con indulgenza vogliate perdonarlo.
Francamente auspico per me e per tutti voi che si tratti proprio di una mia manchevolezza poiché, qualora così non fosse, allora come cretini (o peggio: traditori e mascalzoni) dovrebbero essere considerati gli attuali vertici della Commissione europea e tutti quei capi di Stato che si sono precipitati ad avallare la proposta di quella candidatura, perfino dichiarandola “urgente”.
È ovvio che tale decisione abbia avuto una motivazione di carattere “politico” prima ancora che pratico, dato che le procedure per diventare membro della Ue (ancorché urgenti) richiedono determinati tempi e modalità e alcuni paesi balcanici ne sanno qualcosa. È però altrettanto evidente che già un tale annuncio non può che disincentivare qualunque possibile desiderio di trovare una soluzione negoziale alla guerra in corso, incoraggiando al contrario sia Ucraina che Russia (seppure per opposti motivi) a continuare il conflitto.
Oltre a questa osservazione va detto che i casi sono due: o a Bruxelles sanno che si tratta di parole senza seguito reale, e quindi hanno mentito sapendo di mentire, oppure la volontà di accettare l’Ucraina come 28mo membro della Unione è sincera.
Nel primo caso si sta giocando una partita dalle conseguenze certamente negative e la questione Turchia lo dimostra. Con Ankara, così come lo sarebbe per Kiev, si è solo ottenuto di perdere la fiducia e suscitare frustrazione in tutta quella parte della loro opinione pubblica che guardava all’Europa con sincera ammirazione e dedizione e i rapporti reciproci del futuro non potrebbero che avvelenarsi. Senza contare che si tratterebbe di un’altra zeppa sulla credibilità internazionale dell’Unione.
Nel secondo caso, cioè se la volontà di ammettere l’Ucraina tra i membri è davvero sincera, il futuro può essere ancora peggiore. Innanzitutto nessuno può sapere se, come e quando questa guerra finirà. Nel frattempo, in quanto Paese candidato, Kiev avrà diritto a cominciare a ricevere soldi (tanti) per finanziare le riforme necessarie a raggiungere gli acquis europei. Cosa niente affatto semplice e breve, visto l’enorme livello di corruzione, la mancanza di ogni minima base di “stato di diritto”, le evidenti discriminazioni contro le minoranze presenti nel Paese e l’enorme divario socio-economico.
Anche se la guerra finisse relativamente presto con un armistizio e la Russia si tenesse una parte dell’attuale Ucraina (Donbass e Crimea), accetteremmo ciò che resta come membro a tutti gli effetti? È sicuro che, forte della nuova appartenenza all’Unione, Kiev continuerà a rivendicare le regioni che giudica “sottrattele” con la forza e ciò porterà a uno stato di continua conflittualità con Mosca. Sarà ancora soltanto economica?
Se al contrario scoppiasse un nuovo conflitto saremmo obbligati, in nome della “solidarietà europea” non solo a mandare armi come stiamo facendo ora, ma a mobilitare i nostri eserciti e schierarli al fianco di quello ucraino. Nemmeno potremo sperare nella deterrenza svolta dalla NATO poiché l’ipotesi dell’ingresso di quel Paese nell’Organizzazione Atlantica è oramai esclusa. Se così non fosse significherebbe l’inizio di un vero e proprio conflitto mondiale.
Anche se, chiuso in qualche modo l’attuale, non dovesse verificarsi nessun nuovo conflitto armato, gli Stati Uniti non accetteranno che la Russia possa uscirne formalmente vincitrice ed è molto probabile che continuino a finanziare, se pur in maniera non ufficiale (come fecero in Afganistan durante la guerra in loco dei sovietici), delle formazioni armate locali che tengano i russi impegnati in una guerriglia senza fine. Naturalmente Kiev sa benissimo che il suo vero e più forte supporto militare, ben più di Bruxelles (utile invece per l’immagine e per i finanziamenti) sarà Washington. Ci troveremmo così un altro Stato, come i Baltici e la Polonia, che fingerà di essere europeo ma fungerà da longa manus degli Stati Uniti.
Infine come prenderà la Russia una situazione in cui le politiche commerciali, agricole e, almeno in teoria politiche, saranno totalmente “europee” e quindi occidentali? Sarà ben difficile per Mosca poter considerare quella Ucraina come Stato “neutrale”. E se lanciasse una nuova offensiva, seppur a singhiozzo? Difenderemo l’Ucraina o fermeremo il processo di adesione? Ma se malauguratamente l’adesione fosse già completata, come la metteremo all’interno della Commissione con un commissario ucraino animato soltanto da sentimenti ostili a Mosca e che avrà nella sua agenda la volontà di recuperare le regioni perdute? E si è pensato che nel Parlamento europeo entreranno tanti rappresentanti in proporzione ad un Paese mutilato ma sempre con più di 30 milioni di abitanti? La dimensione e il peso politico dell’Ucraina non è quello di Malta, ed è piuttosto, simile a quello della Polonia. Diventerà ovvio che questi due “membri” si troveranno sempre e con naturalezza a fare quadrato tra di loro in nome del comune anti-russismo e delle vere (anche se parziali) origini storiche comuni. Se necessario lo faranno anche contro gli interessi dei Paesi del Sud.
Ammettere, seppur nel futuro, l’Ucraina nell’Unione significherà la fine per moltissimi anni, e forse per sempre, del progetto di una maggior integrazione politica dell’Europa. Oltre quindi ad aver assecondato soltanto gli interessi americani e aver rotto ogni nostra possibilità di collaborazione economica con la Russia, otterremo quindi il risultato di affossare indefinitamente le speranze di chi, partendo dalla CECA e dal MEC auspicava di arrivare un giorno agli Stati uniti d’Europa.
Ma forse mi mancano proprio troppe informazioni e a Bruxelles non sono cretini, sono dei veri saggi! Forse all’Europa conviene restare divisa, prepararci a una guerra che ci coinvolga, privilegiare il grano ucraino alle materie prime russe e assecondare i nostri amici americani nel far nascere la nuova “cortina di ferro”. Come potremmo, altrimenti, garantire il permanere dell’egemonia americana sul nostro continente?