Regeni: Gentiloni al Senato, ‘o la verità, o misure immediate e proporzionate’

di Guido Keller

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è intervenuto oggi al Senato per fare il punto del governo sul caso di Giulio Regeni, scomparso al Cairo il 25 gennaio e il cui corpo esanime è stato ritrovato con evidenti segni di tortura.
Gentiloni ha ravvisato che il dossier inviato dalle autorità egiziane si presenta come “carente e generale”, per cui si è ora in attesa della documentazione mancante, che potrebbe arrivare con la delegazione egiziana fatta di “cinque fra magistrati e investigatori” già giovedì.
Il documento di 91 pagine era stato consegnato dalle autorità del Cairo all’ambasciata italiana il 2 marzo ed era stato immediatamente girato alla Procura: si presentava carente, e “mancava di almeno due dei cinque capitoli richiesti, in particolare quelli sul traffico della cella del telefono di Giulio Regeni e i video della metropolitana del Cairo nei pressi della quale potrebbe essere accaduto il sequestro”.
Vi era stato poi “l’accavallarsi di notizie e versioni più o meno ufficiali e smentite, verità di comodo che in due mesi sono circolate con troppa frequenza e quasi sempre al di fuori di canali investigativi”, come ad esempio l’appartenenza di Regeni ad attività di intelligence o l’attribuzione troppo semplicistica della responsabilità del sequestro e dell’omicidio a gruppi criminali.
Tuttavia il ministro ha già messo le mani avanti ed ha fatto sapere di non essere disposto ad accettare “verità distorte e di comodo”, e soprattutto che “se non ci sarà un cambio di marcia” nella collaborazione con gli inquirenti e le autorità dell’Egitto, il governo potrà ricorrere a misure “immediate e proporzionate”, poiché “Per ragioni di stato non permetteremo che venga calpestata la dignità del nostro Paese”.
“La posizione del governo nei colloqui con le controparti e in ogni sede è stata subito molto chiara – ha spiegato Gentiloni – per cui ci fermeremo solo quando troveremo la verità, quella vera non di comodo”.
Per il capo della Farnesina serve “una voce unitaria” del Parlamento, ora che “Siamo alla vigilia di importanti incontri che potrebbero essere decisivi per lo sviluppo delle indagini”. E per “accertare chi sono i responsabili” serve da parte degli egiziani “accettare l’idea che l’attività investigativa possa vedere un ruolo più attivo degli investigatori italiani”.