Relazioni Armenia – Azerbaigian: le armi nucleari come deterrente per future aggressioni o minaccia per la sicurezza regionale?

di Giuliano Bifolchi – 

Metsamore nuclear power plant in ArmeniaAgli inizi di aprile il riaccendersi del conflitto del Nagorno-Karabakh ha messo in luce la delicata situazione del Caucaso meridionale e l’interminabile scontro sia a livello diplomatico che militare tra l’Armenia e l’Azerbaigian (1). A circa un mese dall’escalation di violenza che ha sconvolto la linea del fronte sembrerebbe che tale conflitto sia rientrato di nuovo nell’oblio del dimenticatoio e nel lungo processo di pace caratterizzato maggiormente da insuccessi se non fosse stato per le recenti dichiarazioni dell’onorevole armeno Grant Baghratian, in merito alla presunta disponibilità di armi nucleari da parte di Yerevan, fattore che cambierebbe di molto sia gli equilibri che la sicurezza regionale.
Facendo fede a quanto pubblicato dal giornale ArmToday e a ulteriori portali armeni (2) e a quanto riportato sui diversi quotidiani azerbaigiani in questi giorni, l’ex primo ministro ed attuale membro del Parlamento armeno Grant Baghratian, rivolgendosi ai propri colleghi una volta presa la parola, avrebbe dichiarato che soltanto attraverso la costruzione di armi nucleari lo Stato armeno potrà arrestare la minaccia rappresentata da Azerbaigian e Turchia e porre in sicurezza da possibili attacchi o aggressioni i propri confini nazionali e quelli del Nagorno Karabakh, regione che, insieme ad ulteriori sette distretti limitrofi, è considerata dal governo di Baku sotto occupazione militare. Alle richieste di ulteriori spiegazioni da parte dei giornalisti locali, Baghratian ha risposto sostenendo che l’Armenia dispone di armi nucleari e del potenziale per crearne ulteriori.
Ovviamente tale notizia è divenuta un argomento di significativa importanza per la stampa azerbaigiana perché, se queste affermazioni risultassero fondate e veritiere, l’Armenia diverrebbe una grande minaccia per l’Azerbaigian ed in generale per la sicurezza regionale. L’ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia, interpellata in merito a tale affermazioni, ha dichiarato di non voler commentare le opinioni personali dell’on. Grant Baghratian, sottolineando che in Armenia ogni cittadino ha la piena libertà di esprimere le proprie idee riguardanti la sicurezza nazionale. Per quanto riguarda la posizione ufficiale del governo di Yerevan, la Repubblica di Armenia rispetta gli impegni e gli obblighi internazionali.
Baghratian fuoriDiversa invece la posizione e l’opinione dell’ambasciata della Repubblica di Azerbaigian in Italia, che ha ribadito le parole espresse da Hikmat Hajiyev, direttore del dipartimento media del ministero degli esteri dell’Azerbaigian, rilasciate in un’intervista al portale azerbaigiano Haqqin.az (3), nelle quali sottolineava che il governo di Baku diverse volte aveva messo in guardia ed informato la comunità internazionale in merito alla minaccia di terrorismo nucleare da parte dell’Armenia. La maggiore preoccupazione deriverebbe dal funzionamento della centrale nucleare di Metsamor, le cui strutture obsolete e la mancata manutenzione, secondo l’opinione azerbaigiana, ne richiederebbero la chiusura a causa delle minacce e rischi rappresentati.
Lo stesso presidente Ilham Aliyev, durante il suo intervento a Washington al vertice internazionale sulla sicurezza nucleare che si è svolto il 31 marzo e 1 aprile (4), aveva posto l’attenzione sul mal funzionamento e sulla precarietà delle condizioni della centrale nucleare di Metsamor, costruita nel 1976 utilizzando la stessa tecnologia di Chernobyl e localizzata in una zona sismica.
Parlando di sicurezza in generale a livello regionale è doveroso citare l’articolo pubblicato dall’attivista per i diritti umani Armine Sahakyan nel quale veniva messo in luce l’aumento negli ultimi due anni di arresti di cittadini armeni impegnati nel traffico di materiali nucleari (5). Sahakyan evidenziava come tale scoperta era stata possibile grazie ad operazioni speciali della polizia georgiana con agenti sottocopertura i quali, fingendosi compratori per i gruppi estremisti religiosi di matrice islamica, hanno incontrato i trafficanti armeni in Georgia per la possibile compra-vendita. La Georgia infatti dispone di un importante accesso al Mar Nero visto come via di collegamento con il Medio Oriente e quindi si caratterizza come un paese tramite fondamentale per il commercio clandestino di armi, droga e materiale radioattivo.
Gli Stati Uniti, sempre più preoccupati dal terrorismo nucleare come dimostrato dalle parole di Obama durante il summit di Washington (6), hanno donato alla Georgia 50 milioni di dollari negli ultimi anni per la lotta al traffico di materiali nucleari e radioattivi, il cui primo caso riguardante i trafficanti armeni sarebbe stato registrato nel 2003. Recentemente sono stati due gli episodi che hanno interessato tale contrabbando in relazione all’Armenia: a gennaio di questo anno tre armeni sono stati fermati dalle autorità georgiane nel tentativo di far passare il cesio 137 alla frontiera, mentre a metà aprile le forze di polizia di Tbilisi hanno arrestato tre armeni e tre georgiani nel tentativo di vendere uranio 238 (7).
Questi eventi mettono in luce sia l’attività di produzione nucleare all’interno dell’Armenia garantita dal funzionamento della centrale di Metsamor, seppure il paese sembrerebbe non disporre di armi nucleari secondo quanto riportato dall’organizzazione Nuclear Threat Initiative (8), sia l’incremento di contrabbando di materiale nucleare identificabile come minaccia non solo a livello regionale ma anche internazionale.
Tornando alle parole di Baghratian ed al peso che queste possono avere sui futuri rapporti Armenia – Azerbaigian in prospettiva del conflitto del Nagorno-Karabakh e del processo di pace, Mehmet Fatih Oztarsu, vicepresidente del centro studi turco Strategic Outlook, ha espresso forti dubbi sulla veridicità di tali affermazioni e evidenziato come una possibile minaccia armena di utilizzare armi nucleare possa nuocere soltanto all’Armenia stessa (9). Se le affermazioni del parlamentare armeno fossero vere, le organizzazioni internazionali dovrebbero affrontare tale tematiche per chiarire alcuni aspetti fondamentali come ad esempio il periodo impiegato dal paese per ottenere le armi, il metodo di produzione e chi o quali paesi hanno aiutato lo Stato armeno in tale obiettivo.
In conclusione è possibile dire che le affermazioni di Baghratian rientrato nel gioco strategico di comunicazione che spesso ha caratterizzato i rapporti armeno-azeri ed il conflitto del Nagorno-Karabakh e possono essere ritenute il libero pensiero di un membro del Parlamento armeno il quale, però, ha ricoperto in passato la carica di primo ministro e per tale motivo hanno un loro significativo peso. Sulla loro veridicità non si hanno elementi sufficienti per giudicarle, però tali parole pongono ulteriormente attenzione su una regione, quella del Caucaso meridionale, che sta vedendo un progressivo degrado per quel che riguarda le relazioni regionali e la sicurezza i cui effetti, facendo fede ai report pubblicati dal ministero degli Interni georgiano, potranno interessare anche l’Europa per quel che riguarda il problema del terrorismo internazionale. La soluzione è sempre la stessa, ossia quella di favorire il processo di pace tra Armenia ed Azerbaigian in merito al Nagorno-Karabakh attraverso una diplomazia maggiormente costruttiva che tenga conto di tutti gli effetti di una futura destabilizzazione regionale.

Foto: nella prima la centrale di Mestamor, Armenia; nella seconda Grant Baghratian;

Note:
1 – Bifolchi Giuliano, Nagorno-Karabakh, si accendono le tensioni. Ci stiamo stupendo dell’ovvio?, http://www.notiziegeopolitiche.net/?p=61970 consultato il 29.04.2016;
2 – Грант Багратян: У Армении есть атомное оружие, http://novostink.ru/armenia/154978-grant-bagratyan-u-armenii-est-atomnoe-oruzhie.html , consultato 02.05.2016;
3 – Murad Samedov, МИД Азербайджана пошел на Армению, http://haqqin.az/news/69479 consultato il 03.05.2016;
4 – Karimova Aynur, Azerbaijan’s participation in nuclear summit – milestone in foreign policy, http://www.azernews.az/azerbaijan/94434.html, consultato 20.04.2016;
5 – Sahakyan Armine, Rise in Armenians Arrested for Nuclear-Materials Smuggling Is Worrisome, http://www.huffingtonpost.com/armine-sahakyan/rise-in-armenians-arreste_b_9769548.html consultato il 03.05.2015;
6 – Le minacce alla sicurezza provenienti dalle armi nucleari e radioattive, http://www.asrie.org/asrie/2016/05/03/le-minacce-alla-sicurezza-provenienti-dalle-armi-nucleari-e-radiologiche/ , consultato 03.05.2016;
7 – Svanidze Tamar, Georgian Intelligence Arrests Six for Attempted Uranium Sale, http://georgiatoday.ge/news/3566/Georgian-Intelligence-Arrests-Six-for-Attempted-Uranium-Sale , consultato il 03.05.2016;
8 – Armenia Country Report, http://www.nti.org/learn/countries/armenia/ consultato il 02.05.2016;
9 – Khidayatova Anakhanum, Turkish expert: Threats of using nuclear weapons can create problems for Armenia itself, http://en.trend.az/scaucasus/armenia/2527093.html, consultato 30.04.2016;

bifolchi fuori* Giuliano Bifolchi. Analista geopolitico specializzato nel settore Sicurezza, Conflitti e Relazioni Internazionali. Laureato in Scienze Storiche presso l’Università Tor Vergata di Roma, ha conseguito un Master in Peace Building Management presso l’Università Pontificia San Bonaventura specializzandosi in Open Source Intelligence (OSINT) applicata al fenomeno terroristico della regione mediorientale e caucasica.

 

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