Repubblica Dominicana. Il Paese caraibico cambia rotta con la vittoria di Luis Abinader del PRM

di Alberto Galvi

Alle elezioni generali della Repubblica Dominicana ha ottenuto la carica di presidente il candidato dell’opposizione Luis Abinader, del PRM (Modern Revolutionary Party) superando il 50 per cento dei consensi. Ricordiamo che per evitare un secondo turno, il candidato presidente deve ottenere almeno il 50 per cento dei voti nel conteggio finale.
Gli altri principali candidati sono stati: Gonzalo Castillo del partito PLD (Partido de la Liberación Dominicana) e l’ex presidente Leonel Fernández, che ha rotto con il PLD e creato un nuovo partito la FP (Fuerza del Pueblo) per candidarsi nuovamente a queste elezioni.
Gli elettori di questa tornata elettorale sono stati circa 7,5milioni per decidere chi sostituirà l’attuale presidente Danilo Medina anche egli del partito PLD, che sta finendo il suo secondo mandato e che per legge non può presentarsi ad un’altra competizione elettorale.
In questa tornata elettorale si è anche votato per i membri del Congresso nazionale composto dal Senato con 32 seggi e dalla Camera con 190 seggi. I membri delle due camere hanno un mandato di quattro anni.
Queste elezioni sono state considerate decisive per il cambiamento del Paese, dal momento che il PLD ha governato sedici degli ultimi venti anni.
Le elezioni, che erano originariamente previste per il 17 maggio scorso, furono annullate a causa della pandemia di coronavirus, diventando così le prime elezioni dal 1970 che non si svolsero a maggio. Se confermato come presidente dal Consiglio elettorale, Abinader entrerà in carica il 16 agosto prossimo per un periodo di quattro anni.
Abinader è anche il primo presidente dell’America Latina eletto in occasione della pandemia ed è anche il primo presidente della regione a entrare in carica dopo essersi ammalato di coronavirus.
Le principali sfide per il vincitore sono la gestione della pandemia e la ripresa economica di un Paese in cui il calo del Pil quest’anno sarà di circa il 6 per cento. L’economia locale dipende dal turismo, dalle rimesse dei suoi emigranti e dalla capacità di finanziamento internazionale.
Adesso per Abinader inizia il difficile, sopra tutto per quello che riguarda le promesse fatte al popolo dominicano durante la campagna elettorale come gli oltre 600mila posti di lavoro, di cui una buona parte promessi per le donne dominicane.
Tra le altre riforme c’è quella di trasformare il lavoro in nero e precario in uno con tutti i diritti, l’inversione e la creazione di un’agenzia per ridurre la spesa dei trasporti pubblici e il traffico nelle città.
Per quanto riguarda questioni controverse come l’aborto e i matrimoni gay non ha ancora dato una risposta chiara sulle sue posizioni anche se sembrerebbe orientarsi verso una maggiore tolleranza su questi temi.
Con questo risultato elettorale si chiude un periodo in cui il potere è stato gestito dal PLD, durante il quale la Repubblica Dominicana è diventata il Paese che è cresciuto di più negli ultimi cinque anni nella regione.
Per il nuovo presidente eletto le nuove riforme potranno essere intraprese una volta finita l’emergenza coronavirus anche se non sarà facile in quanto a parte i problemi cronici che pervadono il Paese da anni come la corruzione e la fragile giustizia le promesse fatte in campagna elettorale sembrano essere per molti solo delle chimere.