di Yari Lepre Marrani –
Johann Gustav Droysen è un nome che qualunque storico contemporaneo non può sottovalutare ma apprezzare e studiare, ricordando la sua opera monumentale. Perché è il nome di uno studioso tedesco che primeggio nel XIX secolo tra i tanti storici prussiani che uscirono dalle scuole tedesche. Nato in Pomerania nel 1808, morto a Berlino nel 1884 egli è il fondatore della cosiddetta scuola storica prussiana, il cui più insigne rappresentante fu poi il Treitscake, storiografo ufficiale, assieme a Leopold von Ranke, della Prussia del XIX secolo e autore dei cinque celebri volumi della Deutsche Geschichte im 19. Jahrhundert (“La storia tedesca nel XIX secolo” scritta tra il 1879 e il 1894). Treitscake è a tutt’oggi considerato anticipatore e fondatore del culto della potenza militare germanica che vedrà poi le sue tragiche conseguenze con Adolf Hitler.
Droysen deve la sua autorevolezza storica universale alle sue rivoluzionarie ricerche sulla storia socio-politica dell’età di Alessandro Magno e dei Diadochi, opere che ne fecero l’antesignano di un nuovo corso della storiografia tedesca, segnato, sotto l’influenza hegeliana, dall’idealizzazione del potere e del successo. Tra Droysen e Treitscake scorre, quindi, un filo comune che li rende perfetti rappresentanti della glorificazione del potere militare prussiano ma Droysen guardò al passato remoto ellenistico e si fece promotore di una rivoluzione, Treitscake osservò il suo presente germanico con quell’impeto di patriota e storico militarista che rinuncia all’obiettività della letteratura storica a favore di scopi politici. Droysen fu il primo storico moderno a coniare il termine Ellenismo ad indicare quella particolare – e nuova – forma di civiltà che sorse dopo le conquiste di Alessandro Magno in gran parte dell’allora mondo conosciuto, civiltà che è fondamentalmente la civiltà greca la quale però, venendo in contatto con la civiltà di altri popoli prevalentemente orientali, ne assorbì diverse caratteristiche, mutandosi e facendosi da greca universale.
Per primo il Droysen riconosce l’incalcolabile importanza della funzione storica di questo periodo, detto “Età alessandrina”, che non è visto come l’espressione della decadenza della civiltà greca ma come il sorgere e successivo fiorire di una nuova fase storica, essenzialmente differente,ma ugualmente gloriosa e significativa. Non dunque come il finire ma come l’espandersi del genio ellenico, come tratto di unione tra la civiltà greca e quella occidentale. Partendo da tal punto di vista, il Droysen non ha potuto non avere un giudizio ammirativo nei confronti del fondatore dell’Ellenismo, Alessandro Magno, il quale principalmente determinò con la sua azione bellica e politica, la fisionomia di questa nuova epoca. Droysen esalta il Macedone proprio per questo punto fondamentale: perché è il Macedone ad aver permesso la fusione tra due mondi.
Soprattutto, com’è corollario naturale, esalta quella fusione tra Greci e Barbari voluta da Alessandro Magno, che se potè apparire come un rinnegamento di quegli scopi per i quali la Macedonia aveva bandito la guerra contro la Persia, fu però anche la premessa necessaria al sorgere della nuova civiltà ellenistica, all’espandersi dello spirito greco nel mondo. Non è un caso se nelle altre parti dell’opera, scomparsa la figura dell’eroe Alessandro, tanto predominante da oscurare qualsiasi altro personaggio, ha un rilievo più marcato una ricchissima serie di figure minori.
Per Droysen, Alessandro si era proposto, come fine ultimo, di attuare la fusione tra Oriente e Occidente in una monarchia di tipo satrapico-orientale ma la reazione successiva ai fatti dopo la morte di Alessandro, determinò, invece, lo sfaldarsi dell’impero macedone nonostante i tentativi di ostacolarla compiuti prima da Perdicca, in seguito da Polisperconte in Occidente e da Eumene in Oriente. Droysen sottolinea il dato storico che dopo tutti i tentativi di ostacolare lo sfascio dell’impero macedone, si ha la formazione dei diversi regni ellenistici.
L’opera del Droysen, divisa in tre parti, è chiaramente condotta secondo i principi della dialettica hegeliana: gli avvenimenti sono generalmente visti alla luce delle cause finale cui essi tendono. Il Droysen ha avuto in dote un’eccezionale capacità di astrarre, di cogliere una linea essenziale nella complessità dei fatti, di vedere le cause motrici al di là delle apparenze superficiali degli avvenimenti. Ne viene come conseguenza che la sua, piuttosto che una storia di avvenimenti, appare una storia di idee. Tale facoltà di sintesi, di chiarificazione, appare soprattutto nella narrazione delle storie dei successori di Alessandro Magno. E’ questo un periodo storico già di per se stesso complicatissimo e di cui, per di più, abbiamo testimonianze quanto mai lacunose e slegate.
Il Droysen ha fatto degli avvenimenti di questo periodo difficile un movimento complesso ma intelligibile, che si svolge secondo una logica e ben determinata linea di sviluppo. Parallela a questa sua attitudine, caratterizza il modo che il Droysen ha di concepire la storia un’altra sua tendenza: quella di vedere negli avvenimenti l’impronta di una volontà superiore che li guidi verso un fine determinato, non distaccandosi, in questa sua tendenza, dai grandi storici latini antichi, da Livio a Tacito.
Quando al valore del Droysen come scrittore, egli possiede uno stile razionale, teso, in cui talvolta è evidente lo sforzo di esprimere nel modo più chiaro delle idee che di per se stesse sarebbero assai complesse, come il periodo storico che l’autore ha scelto di raccontare: uno stile quasi tormentato, più di pensatore che di narratore, che tuttavia, proprio per questa sua densità, ha, spesso, una maggiore efficacia. Il modo di delineare i caratteri rimane comunque, in Droysen, vivacissimo, anche più di quanto forse non desidereremmo oggi in un’opera storica. Ma anche se ormai le idee del Droysen e il suo metodo possono dirsi in parte superati, nessuno può disconoscere l’importanza che i suoi volumi hanno avuto per la conoscenza del mondo antico. Per tale motivo la sua opera rimane universale e degna di essere continuativamente consultata.