Russia. Anche Putin sospende il trattato sui missili nucleari

di Guido Keller

Come annunciato poco più di un mese fa, quando ufficialmente gli Usa si sono ritirati dall’inf (Intermediate-range nuclear forces), il presidente russo Vladimir Putin ha firmato il decreto di sospensione del Trattato che dal 1987 ha imposto una drastica riduzione degli arsenali nucleari presenti sul suolo europeo (non riguardava i missili lanciati dal mare). L’accordo fu sottoscritto da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, ed ha permesso l’eliminazione in pochi anni di 2.692 missili, 846 americani e 1.846 russi, per quanto entrambe le parti si siano in più occasioni accusate a vicenda di averlo violato.
Nel decreto di oggi Putin ha affermato che, “Considerata la necessità di adottare misure urgenti in seguito alla violazione da parte degli Stati Uniti degli obblighi derivanti dal trattato firmato dall’Unione Sovietica e dagli Stati Uniti l’8 dicembre 1987, l’adesione della Russia al trattato Inf è sospesa fino a quando gli Stati Uniti non rispetteranno gli obblighi previsti dal trattato o fino alla risoluzione del trattato”.
Un clima da Guerra Fredda, ma prima o poi i nodi sarebbero comunque arrivati al pettine dal momento che la Nato per prima non ha rispettato quell’intesa, sia pure non messa nero su bianco, che prevedeva di non accerchiare la Russia con eserciti avversari, mentre negli anni si sono susseguite le esercitazioni Nato sotto i confini russi, come quelle portate a termine in Polonia (Brillant Jost 2018), Norvegia (Trident Juncture) e persino in Georgia (Noble Partner) e Ucraina (Clear Sky 2018).
Contestualmente la Russia, che si è vista piano piano fagocitare dall’Alleanza Altlantica quell’ampio territorio che erano i paesi satelliti sovietici fino a ritrovarsi accerchiata sui propri confini occidentali, ha piazzato missili di ogni genere e mosso in più occasione le divisioni con armamenti nucleari, e continua a compiere esercitazioni interne e congiunte con altri paesi: 300 mila soldati, 36mila veicoli, 80 navi e un migliaio di velivoli, ma anche 3.200 soldati cinesi con 900 veicoli e una cinquantina di aerei, hanno preso parte alle esercitazioni “Vostok 2018” dello scorso settembre, la più grande manovra dal 1981.
A suo tempo Trump ha dichiarato che “Finché qualcuno viola questo accordo, non saremo gli unici a rispettarlo”. Ha tuttavia fatto sapere, nella sua tradizione di buttare all’aria i trattati internazionali per poi farne di nuovi e neanche troppo diversi, fuori dall’accordo la sua amministrazione avrebbe cercato una nuova intesa con la Russia, che se non ci sarà “anche noi cominceremo a sviluppare nuovi armamenti”.
Tuttavia, mentre la Cina sviluppa in modo consistente la propria potenza militare fino ad essere il terzo elemento impostosi sulla scena, fra i litiganti americani e quelli russi… di mezzo c’è ancora una volta l’Europa.