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Il quotidiano moscovita Kommersant ha di recente resa nota la notizia dell’approvazione dell’utilizzo dei pagamenti in criptovalute in Russia; lo stesso giornale riporta un commento del viceministro delle finanze russo, Alexei Moiseev.
I pagamenti in criptovalute in Russia ora sono possibili grazie all’accordo stabilito tra il Ministero delle Finanze e la Banca di Russia. Sembrerebbe un via libera all’approccio finanziario virtuale parallelo all’attuale sistema tradizionale presente in tutto il mondo.
Lo stato russo, quindi, vuole ufficialmente sdoganare le criptovalute per i pagamenti transfrontalieri. In questa ottica si evidenzia che, già poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, alcune voci avevano anticipato l’attuale mossa di Mosca, con il fine di trarre vantaggio attraverso gli asset virtuali, sottraendosi così alle dure sanzioni imposte da Ue, Usa e alleati.
Sebbene si sia verificato negli ultimi mesi un cosiddetto “crypto winter”, ossia un crollo del valore delle criptovalute, il secondo dalla nascita delle monete virtuali, la Russia non si fa scrupoli e decide lo stesso di procedere con la legalizzazione.
Ripercorrendo i fatti dall’inizio della guerra fino ad ora, lo stato russo ha cambiato più volte idea sul tema.
Da ricordare due eventi fondamentali, da un lato, la dichiarazione di maggio del ministro del Commercio Denis Manturov, nella quale si esprimeva in modo positivo in merito alla legalizzazione delle criptovalute per i pagamenti, dall’altro, il disegno di legge firmato da Vladimir Putin del mese di luglio, che approvava il divieto di utilizzare monete digitali. In aggiunta, bisogna sottolineare anche il disaccordo delle istituzioni e della banca centrale verso i pagamenti in valuta digitale.
Questa decisione di Mosca potrebbe rendere la situazione tanto più difficile quanto vantaggiosa per lo stato stesso. La fase di cambiamento decisa proprio in questo cruciale momento di guerra fa riflettere: perché proprio ora tale mossa?
Come già specificato, Mosca potrebbe conseguire benefici aggirando le sanzioni ma otterrebbe anche un calo del valore di dollaro ed euro nei confronti delle criptovalute.
In questa circostanza il collegamento interessante è con il piano CBDC, ossia il Central Bank Digital Currency, una sorta di rublo digitale data di lancio prevista per il 2024, un progetto che potrebbe generare però, dall’altro lato, condizioni pericolose per la stessa Russia: è infatti sufficiente confrontare la sua capacità di estrazione di bitcoin con quella degli altri principali paesi; l’hash rate russo è del 4,7%: si tratta di un dato molto inferiore rispetto a quello della Cina (21,1%) o degli Stati Uniti (27,8%) o al 13,2% del Kazakistan.