Russia. Rosatom ammette che la nube nucleare individuata in Francia proveniva dal sito nucleare di Mayak

di C. Alessandro Mauceri –

A seguito dell’allarme lanciato dall’Istituto per la Sicurezza nucleare francese nei primi giorni di novembre, quando i rilevatori avevano registrato valori estremamente elevati di rutenio 106, un prodotto della fissione nucleare, in molti avevano avanzato ipotesi sulla causa e sul sito da cui potevano provenire queste radiazioni. In un primo tempo l’ente nucleare russo, Rosatom, aveva negato i dati francesi dichiarando che i livelli radioattivi “attorno all’intera infrastruttura nucleare russa sono nella norma e al livello della radiazione di fondo”.
A distanza di molte settimane dalle emissioni e di circa un mese dal rilevamento francese sono invece le stesse autorità ad ammettere che le concentrazioni anomale di rutenio 106 (fino a 986 volte superiore alla radiazione naturale di fondo) provenivano con tutta probabilità dal sito nucleare di Mayak negli, Urali meridionali. È in quest’area infatti che la stazione meteorologica di Argayash, un villaggio nella regione di Chelyabinsk, ha registrato il picco dei valori.
Nella centrale nucleare di Mayak, costruita nel 1949 per produrre plutonio per armi nucleari, vi era già stato di un grave incidente nucleare: nel 1957 76 milioni di metri cubi di rifiuti liquidi altamente radioattivi vennero riversati nel fiume Techa. Era infatti esploso un serbatoio di rifiuti radioattivi e si era verificata anche una fuoriuscita di plutonio che aveva generato una nube radioattiva che coprì un’area di circa 23mila chilometri quadrati. E poi ancora nel 1967, a causa di una siccità imprevista le polveri radioattive del lago Karacha, usato per lo smaltimento dei rifiuti nucleari, si sparsero nell’aria e coprirono un’area di circa 2mila chilometri quadrati. Incidente dei quali però nessuno seppe nulla fino a quello di un’altra centrale nucleare russa: Chernobyl.
Greenpeace ha formalmente chiesto alla Rosatom di aprire un’inchiesta e rendere pubblici tutti i dati in suo possesso, dopo che l’agenzia russa aveva contestato alcune informazioni fornite da altre analisi. Ma la vicenda ha riaperto la discussione sulle responsabilità degli stati nel momenti in cui si verificano incidenti, come quelli nucleari, che interessano anche altri paesi. Nel 2017 si sono verificati incidenti in Francia, in Svizzera e in Slovenia, solo per parlare di quelli più vicini all’Italia.
Di accordi internazionali per segnalare agli altri paesi eventuali incidenti nucleari si parla da moltissimi anni. Nel 1978 si cominciò a parlare di Nuclear Safety Standards, riguardanti un po’ tutti gli aspetti della sicurezza nucleare. L’anno dopo, in seguito all’incidente della centrale americana di Three Mile Island (28 marzo 1979), i paesi membri della IAEA stabilirono nuovi standard che portarono al Incident Reporting System che avrebbe dovuto registrare e analizzare a livello internazionale tutti i malfunzionamenti degli impianti nucleari. Ma solo dopo Chernobyl, l’accordo divenne operativo. In quell’occasione apparvero evidenti le conseguenze di una scorretta informazione sia interna che internazionale. Dal punto di vista del diritto internazionale, non esisteva alcun obbligo per l’allora URSS di informare le autorità straniere, se non le vaghe regole consuetudinarie del buon vicinato. Per questo nel 1986 venne stipulato un accordo che obbliga uno stato in cui avvenga un incidente nucleare a notificarlo immediatamente agli altri stati precisando la natura, il momento in cui si è verificato e la localizzazione esatta. Nel 2005, l’Unione Europea ha adottato la Convenzione sulla tempestiva notifica di un incidente nucleare. Da allora sono stati molti gli accordi sottoscritti (un elenco può essere trovato qui), ma tutti concordano su un aspetto: la tempestività e l’accuratezza delle informazioni che devono contenere localizzazione e natura dell’incidente nucleare (su questa definizione sono state fatte molte disquisizioni), la causa nota o presunta e la prevedibile evoluzione dell’incidente e del conseguente rilascio. Tutti dati che la Russia pare non abbia fornito se non dopo mesi e a seguito di pesanti pressioni.