RUSSIA. Partito Putin tracolla, anche se resta primo

Ansa, 4 dic 11 –

di Claudio Salvalaggio – Nonostante i temuti brogli della vigilia, i siti internet oscurati e le piazza blindate, il partito del tandem Putin-Medvedev ‘crolla’ nel voto legislativo al di sotto anche dei sondaggi pre-elettorali piu’ pessimistici, con l’effetto di un terremoto politico: dal 64,3% del dicembre 2007 scivola ad una soglia inferiore al 50%, per l’esattezza – secondo il 51,3% delle schede scrutinate finora- al 49,7%. ‘Russia Unita’ perde cosi’ la maggioranza costituzionale dei due terzi – 315 seggi su 450 necessari a riformare la Carta fondamentale del Paese – anche se forse, grazie ad un complesso sistema di ripartizione dei seggi, potrebbe mantenere la maggioranza assoluta. Volano invece le opposizioni, in particolare il partito comunista, che a 20 anni esatti dal crollo dell’Urss sembra rinascere raccogliendo anche i voti di protesta e raddoppiando i consensi (dall’11,57% al 19,8%) in barba alle sue posizioni vetero leniniste. Ma non contento del risultato, l’intramontabile leader Ghennadi Ziuganov ha chiamato i suoi a scendere in piazza domani contro quelli che ha definito ”brogli massicci”. Bene anche il partito di centro sinistra ‘Russia Giusta’ e i liberaldemocratici dell’ultranazionalista Vladimir Zhirinovski, che sfondano il muro del 10% e si attestano intorno al 13%. Gli altri tre partiti in lizza non hanno superato lo sbarramento del 7%. Ora ‘Russia Giusta’ non avra’ piu’ il monopolio della Duma, il ramo basso del parlamento, e avra’ bisogno di trovare alleanze almeno a geometria variabile. Medvedev e Putin si sono presentati nella sede del partito in giacca e camicia per fare buon viso a cattiva sorte: il primo, apparso stanco ma capace ancora di scherzare, ha sottolineato il carattere democratico della vittoria, il secondo, serio e teso, ha enfatizzato la stabilita’ garantita da un partito che resta leader. Ma nessuno dei due ha avuto il coraggio di spiegare il motivo del tracollo. Quattro anni fa il partito aveva beneficiato di un boom economico incarnato da Putin, ora ha risentito sicuramente della crisi economica internazionale ma anche della crisi di fiducia e di immagine di una falsa diarchia che pretende di scambiarsi i ruoli come fossero i sellini di una bicicletta, con Putin al Cremlino e Medvedev premier. Un giochetto che non e’ piaciuto non solo ai giovani e alla nascente classe media ma anche ai simpatizzanti della stessa Russia Unita, sullo sfondo del timore di una stagnazione brezneviana se Putin restasse al potere sino al 2024. Delusioni e insofferenza serpeggiano da tempo nella societa’ russa: nonostante le tante promesse, la corruzione cresce, a differenza degli stipendi, il livello del sistema scolastico e sanitario fa rimpiangere quello dell’Urss, 20 milioni di persone vivono ancora sotto la soglia della poverta’ in un Paese di oligarchi e di enormi ricchezze energetiche. Qualcosa si agita nel corpaccione del Paese piu’ grande del mondo, dove critica e dissenso vengono sistematicamente tacitati: nelle piazze o su internet, come capitato oggi. Il terremoto politico potrebbe avere conseguenze anche sul sistema di potere creato da Putin se l’elite politico-economica che lo sostiene si dovesse convincere che il suo carisma si sta appannando e rischia di non offrire piu’ garanzie per uno sviluppo stabile e moderno del Paese.