Santa Sede. Chiusa l’ambasciata in Nicaragua

di Alberto Galvi

La Santa Sede ha chiuso la sua ambasciata in Nicaragua, una settimana dopo che il governo locale aveva proposto di sospendere i rapporti. Non è chiaro cosa comporterà in termini diplomatici l’iniziativa di Managua. Un anno fa il Nicaragua ha costretto l’allora nunzio apostolico ad andarsene, ultimo episodio dopo anni di repressione della Chiesa cattolica da parte dell’amministrazione del presidente Daniel Ortega.
Le relazioni tra la Chiesa nicaraguense e il governo di Ortega si sono deteriorate dal 2018, quando le autorità hanno represso violentemente le proteste antigovernative. Alcuni religiosi hanno dato rifugio nelle loro chiese ai manifestanti, e in seguito la Chiesa ha cercato di agire da mediatrice tra il governo e l’opposizione politica.
Ortega ha bollato figure cattoliche che considerava simpatizzanti dell’opposizione come “terroristi”, mentre decine di religiosi sono stati arrestati o sono fuggiti dal paese. Il governo nicaraguense ha anche limitato le attività cattoliche all’interno delle chiese, compreso il divieto delle tradizionali processioni di strada che migliaia di nicaraguensi celebravano in vista della Settimana Santa e della Pasqua.
Papa Francesco era rimasto in gran parte in silenzio sulla questione, apparentemente non volendo infiammare le tensioni, ma dopo la condanna di Álvarez, la cui nazionalità nicaraguense è stata ritirata, ha definito il governo una “dittatura” paragonabile a quella di Hitler. Il vescovo cattolico Rolando Álvarez è stato condannato il mese scorso a 26 anni di carcere per aver rifiutato di salire a bordo di un aereo che trasportava in esilio negli Stati Uniti 222 dissidenti e sacerdoti.