Semantica boema

di Giancarlo Lehner

Nella attuale temperie l’imperativo categorico è dubitare, ovvero ragionare senza inseguire il luogocomunismo o le opposte propagande.
Ascoltare tutto e tutti, vagliare, soppesare, confrontare, scremare.
I 70 mila, o forse 100 mila manifestanti di piazza san Venceslao, secondo il pensiero conforme, non sarebbero altro che amici di Putin.
Nella nostra storia, noi socialisti abbiamo, talora, privilegiato l’ideologia e l’ortodossia dogmatica, pagandone prezzi altissimi.
Penso al “né aderire, né sabotare” della maggioranza del Psi, posizione nobilissima eppur impolitica, che comportò il tirarsi fuori dalle responsabilità dell’evento tragicamente fatale della Prima guerra mondiale.
Il Psi poteva o sabotare, trasformando il conflitto tra le nazioni in guerra rivoluzionaria interna, o aderire, riprendendo il nazionalitarismo (1) risorgimentale. Rimase invece paralizzato tra la rivoluzione sognata ma rinviata e l’amor di patria dissimulato (vedi Turati, che prima cautamente “aderisce”, quindi apertamente dopo Caporetto).
La similitudine non paia esagerata, visto che attualmente stiamo vivendo, fra l’altro “aderendo”, forse, senza averne piena coscienza e convinzione, ad una guerra mondiale di nuovo tipo, che potrebbe addirittura precipitare in episodi di devastante conflitto nucleare.
Ecco dunque i manifestanti di Praga, i quali hanno sfilato in corteo il 4 settembre scorso, dubitando dei luoghi comuni.
Possiamo ipotizzare che non si sia trattato di protesta contro Volodymyr Oleksandrovyč Zelensky e a favore di Vladimir Vladimirovič Putin, bensì di un secco “no” all’economia di guerra già da tempo in vigore e con costi sempre crescenti per la popolazione.
Non è questione di gretta difesa del proprio livello di vita, bensì di preoccupazione per il futuro, per se stessi, per la famiglia, per i figli, per i nipotini che vengono al mondo nel momento sbagliato.
Non è il freddo o il buio annunciati, bensì l’eventualità della disoccupazione, della miseria, della fame, del caos, motivazioni più che sufficienti per non accodarsi alle narrazioni a senso unico.
C’è da supporre inoltre che il malcontento derivi anche dal fatto che la guerra in difesa dell’Ucraina sia stata decisa da Londra, Washington, dalla Nato, magari da alcune multinazionali, piuttosto che dai cittadini europei, ai quali nessuno ha chiesto se erano pronti a qualsivoglia sacrificio, sino alla disperazione, pur di fargliela pagare al bieco aggressore.
Chi oppone il ricordo di quanti, sbagliando, non vollero morire “per Danzica” gioca su analogie del tutto asimmetriche, visto che oggi si potrebbe morire in mancanza di “per”.
Qualche boemo, pur maledicendo Putin, forse ricorda un’altra narrazione sui prodromi, cioè che all’origine ci fu il colpo di Stato finanziato da illustri filantropi contro Viktor Fedorovyč Janukovyč, il presidente democraticamente eletto dagli ucraini. A Gheddafi capitò ancora di peggio, per decisione di Usa, Francia ed altri consimili Stati “pacifisti”.

Dubito, penso, sono.
Seguendo il “Dubito ergo sum”, premessa necessaria del “Cogito”, è lecito attribuire insofferenza, scontento e malessere financo per gli effetti collaterali, ergo controproducenti, della stessa asfissiante propaganda atlantista, intenta a rivendere come verità incontrovertibili la legittima, ma non per questo sempre credibile, propaganda degli aggrediti.
Itar-Tass, Ria Novosti, Dmitrij Sergeevič Peskov, Marija Vladimirovna Zacharova e lo stesso Putin producono slogan improbabili, sino a indurre incredulità, ilarità, fastidio.
La propaganda russa scivola via e non ristagna.
L’annalistica occidentale, assai più raffinata e insinuante, talora, invece, sgomenta, per il suo corollario di intolleranza, teso a fare di tutti noi una plaudente, ottusa, acritica folla oceanica.
Il pensiero va a Radosław Tomasz Sikorski, l’europarlamentare polacco, ma anche cittadino statunitense, che su Twitter ha ringraziato gli Usa per aver sabotato il gasdotto Nord Stream.
Certo, la responsabilità degli USA dovrebbe essere verificata, benché agli americani convenga assai il declassamento dell’Europa, ma il ringraziamento da parte di un politico polacco, membro di PO (Piattaforma Civica), per di più americano, marito di Anne Elizabeth Applebaum, premio Pulitzer 2004 per la saggistica, entrambi ben ammanicati con la Casa Bianca, meritava che la notizia fosse data dai mass media italiani.
Invece, silenzio di tomba.
Basta opporre dei “ma”, per essere catalogati idioti, anti-americani, magari agenti della Lubjanka, certamente alieni, disumani, prezzolati.
Si noti come il premier Petr Fiala, nonché il Guardasigilli Pavel Blažek, invece di farsi carico dei problemi di quelle migliaia di persone, abbiano individuato nei manifestanti di piazza san Venceslao, i nuovi “nemici del popolo”: “…forze di orientamento filorusso, vicine all’estremismo e contrarie agli interessi del Paese”. 
70 o 100 mila filorussi nella patria di Jan Palach?
Non basta. I servizi statunitensi vigilano sull’intera umanità, scovando nel globo i portatori di opinioni divergenti, con tanto di schedature che, poi, vengono diffuse agli alleati, scomodando anche il Copasir alla ricerca di traditori.
Credo che i 70 mila di Praga abbiano semplicemente espresso forte contrarietà all’economia di guerra e al pensiero unico atlantista.
A piazza san Venceslao sono risuonati anche slogan contro l’Unione Europea.
In verità, con rammarico ed amarezza, non solo i ceki, anche noi italiani abbiamo toccato con mano l’inesistenza di un comune sentire europeo, altro che solidarietà fra gli Stati, dinnanzi alle grandi emergenze a catena.
Che dire della Germania? Non sarà il IV Reich, ma talvolta echeggia Deutschland Uber Alles.
Per anni mantenne un rapporto privilegiato con la Russia, specie riguardo alle forniture di gas, attraverso Angela Merkel e l’ex leader della SPD Gerhard Schroeder, nominato da Gazprom capo del consorzio Nord Stream AG, gasdotto  tra la costa russa nella regione di Vybor  e la costa tedesca di Greifswald. Quindi, fu l’ora del gasdotto Nord Stream 2, con il buon Gerhard designato presidente della russa Rosneft. 
Ora, interrotto – sabotato da chi? – il flusso energetico dalla Russia, il collega di Schroeder stanzia 200 miliardi per dare a prezzi stracciati l’energia all’industria tedesca e parallelamente pone il veto al tetto sui prezzi dell’energia.
E gli altri europei?
Affari loro, possono e debbono morire di fallimenti e disoccupazione.
I più avvertiti tra i manifestanti avranno avuto sentore dello scoop del quotidiano “Süddeutsche Zeitung” sui Paradise papiers, roba da far infuriare i lavoratori che pagano le tasse: 120 mila vip evasori e decine di grandi aziende, vedi Facebook, Twitter, Apple, Disney, Uber, Nike, Walmart, Allianz, Siemens, Mc Donald’s, Yahoo!, Lidl, tutte con società offshore nei paradisi fiscali.  Spunta anche il nome di Schroeder, “consigliere indipendente” nel consiglio di sorveglianza della joint venture russo-britannica TNK-BP, con sede nelle Isole vergini. Nel 2013, la TNK-BP viene inglobata dalla russa Rosneft, dove di nuovo riappare al vertice Schroeder.
I contribuenti boemi, ma anche gli altri europei, potrebbero mettere in dubbio la loro fedeltà alla Casa Bianca, scoprendo che il senatore Biden è stato per 36 anni rappresentante del Delaware, chiacchierato paradiso fiscale.
Chissà se i manifestanti di Praga, sicuri di non arrivare a fine mese, protestavano contro il modello finanziario occidentale, dove il re di Wall Street, Warren Buffet, patrimonio di 72 miliardi di dollari, paga al fisco il 0,10% del reddito, Jeff Bezos, patrimonio di oltre 141 miliardi, l’0,98%, Elon Musk, oltre 263 miliardi, il 3,27%. Gli epicentri dell’evasione dei grandi ricchi della Gran Bretagna, sono le Isole Vergini e Cayman, dove si riversa la corruzione globale: soldi sporchi di corrotti, criminali, mafiosi, cartelli della droga.
Perché tanti oligarchi russi si trasferirono nell’accogliente Albione?
Grandi inchieste, ma alla fine nulla di fatto.
Anche la Ue non brilla, avendo stilato una ridicola lista nera dei rifugi fiscali: 9 microscopici Paesi, ridotti poi a 6.
Gli Usa, le grandi nazioni occidentali? Tutte illibate ed oneste.

Dottor Voronoff.
Niente moralismo, forse meglio il realismo, più saggio spiegare che le ricorrenti campagne di lotta all’evasione ed alla corruzione trovano un impedimento oggettivo: non esagerare, ché altrimenti i pistoni del motore occidentale senza l’olio del riciclaggio e dei fondi neri si grippano. I Warren Buffet pagano meno tasse di un bracciante agricolo, ma lui come gli industriali delle armi, i George Soros e gli altri pescicani si stagliano come immensi filantropi, generosi registi dell’esportazione della “loro” liberaldemocrazia, delle campagne per il clima, delle pale eoliche, della biosostenibilità, di tutte le resilienze, della parità lessicale di genere, del diritto all’esibizionismo, all’egotismo organizzato, all’eros lobbizzato, alla libera droga, per le libertà, tutte le libertà, sino all’erba voglio… dall’estetica al silicone, all’eterna giovinezza da siringa e da bisturi, sino agli impianti di utero nella pancia dei maschi.
Insomma, c’è il pro ed il contro. Dal bene può derivare il male.
I diritti, del resto, producono altri profitti.
Senza i filantropi ci toccherebbe dar retta agli scienziati piuttosto che a Greta Thunberg, e magari rileggere il socialista Antonio Gramsci, che, “L’Avanti!”, 6 giugno 1918, profetizzò:
“Il dottor Voronoff ha già annunziato la possibilità dell’innesto delle ovaie. Una nuova strada commerciale aperta all’attività esploratrice dell’iniziativa individuale. Le povere fanciulle potranno farsi facilmente una dote. A che serve loro l’organo della maternità? Lo cederanno alla ricca signora infeconda che desidera prole per l’eredità dei sudati risparmi maritali. Le povere fanciulle guadagneranno quattrini e si libereranno di un pericolo. Vendono già ora le bionde capigliature per le teste calve delle cocottes che prendono marito e vogliono entrare nella buona società. Venderanno la possibilità di diventar madri: daranno fecondità alle vecchie gualcite, alle guaste signore che troppo si sono divertite e vogliono ricuperare il numero perduto. I figli nati dopo un innesto? Strani mostri biologici, creature di una nuova razza, merce anch’essi, prodotto genuino dell’azienda dei surrogati umani, necessari per tramandare la stirpe dei pizzicagnoli arricchiti. La vecchia nobiltà aveva indubbiamente maggior buon gusto della classe dirigente che le è successa al potere. Il quattrino deturpa, abbrutisce tutto ciò che cade sotto la sua legge implacabilmente feroce. La vita, tutta la vita, non solo l’attività meccanica degli arti, ma la stessa sorgente fisiologica dell’attività, si distacca dall’anima, e diventa merce da baratto; è il destino di Mida, dalle mani fatate, simbolo del capitalismo moderno”.
Antonio Gramsci, col vizio di dubitare e ragionare, immaginando un equilibrio, oggi, démodé, tra diritti e doveri, tra libertà “di” e libertà “da”, è stato intravisto, il 4 settembre 2022, tra la folla di piazza san Venceslao.

Note:
1 – Neologismo che coniai la prima volta nel mio “L’idea di nazione in Italia e in Europa”, D’Anna, Firenze, 1972, per distinguere l’idea di nazione come volontà del popolo dal nazionalismo fondato sulla natura, sulla razza, etc.