Sempre alta la tensione sul 38mo parallelo

di Giancarlo Pappagallo

Corea confineLe fragili e altalenanti relazioni tra la Repubblica di Corea (Corea del Sud) e la Repubblica Popolare Democratica di Corea (Corea del Nord) sembrano recentemente arrivate a un punto molto basso, con tutte le linee ufficiali di comunicazione sospese e un orizzonte nel quale si intravedono nuove e striscianti tensioni.
I due paesi, tecnicamente ancora in stato di guerra, hanno affrontato e superato diverse crisi nel passato più o meno recente, ma l’attuale situazione è particolarmente grave sulla scia dei recenti test nucleari e missilistici operati da Pyongyang.
Il 6 gennaio 2016 la Corea del Nord ha effettuato il suo quarto test nucleare – dopo i precedenti del 2006, 2009 e 2013 – generando un sisma di magnitudo 5.1 della scala Richter con epicentro a 49 chilometri a nord di Kilju, non lontano dal confine con la Cina. Il regime ha prontamente dichiarato di aver sperimentato una bomba a idrogeno – che rappresenterebbe un ulteriore passo in avanti per la tecnologia nordcoreana – dettaglio subito negato dagli analisti sudcoreani e americani.
Il test ha generato forte tensione tra le due Coree e nella comunità internazionale in un crescendo che ha portato, nel successivo mese di febbraio, alla chiusura del parco industriale di Kaesong. Nato nel 2002 sull’onda lunga della “sunshine policy” degli anni ’90, situato in territorio nordcoreano nei pressi del 38° parallelo e costituito come zona amministrativa speciale, il distretto di Kaesong ha rappresentato negli ultimi dieci anni l’unica e fattiva forma di collaborazione economica e politica tra i due paesi. Nella visione di lungo periodo sudcoreana, il distretto di Kaesong avrebbe dovuto fungere da trampolino di lancio per successive aperture della Corea del Nord a riforme economiche orientate al mercato, dando al contempo la possibilità a decine di migliaia di lavoratori nordcoreani di entrare in contatto con il mondo esterno. Con la sua chiusura, i due paesi hanno interrotto tutte le comunicazioni ufficiali.
Il 2 marzo 2016 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n. 2270 con la quale, oltre a condannare il test nucleare, ha emesso pesanti sanzioni a carico della Corea del Nord. Detta risoluzione riprende parzialmente la precedente risoluzione n. 1718 del 14 ottobre 2006 – approvata successivamente al test nucleare di quei mesi – con la quale si vietava a tutti gli stati membri di trasferire alla Corea del Nord tecnologie, servizi, assistenza tecnica, materiali e beni che potessero essere utilizzati per produrre armi nucleari e di distruzione di massa. La risoluzione del 2016 vieta anche la fornitura di cibo, medicine e qualsiasi bene che possa in qualche modo supportare le capacità operative dei militari nordcoreani. Si invitano gli stati membri, inoltre, a porre particolare attenzione alle società, alle joint venture e ai trust costituiti all’estero dal governo nordcoreano o da persone ad esso collegate allo scopo di finanziare il programma nucleare. Completano il quadro le sanzioni adottate nel settore navale e aeronavale, fondamentale per i traffici illeciti della Corea del Nord, il congelamento degli assets appartenenti direttamente o indirettamente al governo, e molte altre restrizioni.
Come accaduto in passato, tuttavia, le risoluzioni e le condanne delle Nazioni Unite non hanno fermato le ambizioni nucleari di Pyongyang.
La situazione, infatti, non accenna a raffreddarsi e il 17 aprile 2016 l’intelligence sudcoreana ha comunicato di aver registrato ingenti movimenti di veicoli e di attività umane presso il sito nucleare nordcoreano di Punngye-ri.
Ciò porta a supporre che la Corea del Nord sia pronta ad effettuare il suo quinto esperimento nucleare in qualsiasi momento. Il 24 aprile 2016 il Nord ha effettuato l’ennesimo test missilistico sottomarino nelle acque del Mare dell’Est e, il giorno stesso, il Ministro degli Esteri nordcoreano Ri Su-yong ha comunicato, in un’intervista all’Associated Press, la disponibilità del paese a sospendere la preparazione del prossimo esperimento, in cambio dell’annullamento, improbabile, delle annuali esercitazioni militari congiunte USA-Corea del Sud.
Alcune settimane prima invece, intervenendo al “Council on Foreign Relations” di New York, il Segretario alla Difesa americano Ashton Carter confermava il dispiegamento, entro pochi mesi, del sistema missilistico di difesa THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) in Corea del Sud. Questa mossa, di cui peraltro si parla da anni, trova una sponda molto importante nell’attuale Presidente sudcoreano Park Geun-hye, ma anche opposizione in parte della stessa politica sudcoreana e nell’attore regionale che ha più influenza sul regime di Pyongyang, la Cina. Pechino alterna ferme condanne ad approcci protettivi verso lo storico alleato e al tempo stesso è ormai il primo partner commerciale della Corea del Sud. Quest’ultima deve destreggiarsi tra politiche di sicurezza e difesa nazionale nell’ambito delle quali è imprescindibile la presenza americana a politiche economiche e commerciali che guardano principalmente a Pechino e al blocco euroasiatico.
Ad oggi, la situazione è molto calda e Kaesong ne rappresenta il termometro politico. Il distretto industriale, infatti, nonostante ripetute crisi tra le due Coree e alterne vicende, ha sempre rappresentato per le relazioni intercoreane del passato decennio l’ultimo anello di collegamento e la sua lunga e ininterrotta chiusura mostra quanto sia ampia la frattura. Un eventuale, ma molto probabile, esperimento nucleare nelle prossime settimane andrà a consolidare la crisi in corso e a ritardare a tempo indefinito il riavvicinamento tra le due Coree.

Pappagallo giancarloGiancarlo Pappagallo, laureato in Scienze Politiche presso l’Università di Siena, con una tesi in Politica Internazionale dal titolo “La politica estera americana in Estremo Oriente. Corea del Sud e Taiwan: due casi concreti”, autore dal 2005 del blog www.calmomattino.it dedicato all’attualità politica ed economica della Corea, collabora con Notizie Geopolitiche, quotidiano di geopolitica e affari esteri. Si occupa di consulenza di investimento e internazionalizzazione con specializzazione nel mercato sudcoreano.