Senza risultati il vertice di Hanoi. Trump, ‘Kim ha una visione che non coincide con la mia’

Permane lo scoglio della denuclearizzazione dell'intera penisola coreana.

di Enrico Oliari

Si è concluso in anticipo e con un nulla di fatto l’attesissimo incontro di Hanoi, in Vietnam, tra il presidente Usa Donald Trump ed il collega nordcoreano Kim Jong-un, il secondo in 8 mesi.
Il faccia a faccia di 45 minuti non ha permesso di superare scogli importanti come il rientro delle sanzioni e la denuclearizzazione strutturale della Corea del Nord, a cominciare dallo smantellamento del rettore di Yongbyon, cioè della fucina di armi atomiche principale del regime. Kim ha tuttavia garantito al presidente Usa che procederà con la sospensione delle attività nucleari e missilistiche.
Per quanto da entrambe le parti non sia mancata la disponibilità a proseguire con il dialogo, l’argomento di maggiore frizione continua ad essere quello della denuclearizzare di tutta la penisola, una condicio sine qua non per il presidente nordcoreano, mentre per Trump, che in Corea del Sud ha 33mila militari nonché armi di ogni genere, a cedere dovrebbe essere solo il regime nordcoreano.
Così la boria del presidente Usa, che aveva pronosticato per il paese orientale un’economia prospera anche perché “Kim è un grande leader e la Corea del Nord ha un potenziale illimitato” (fino a poco fa era un “rocket man”, un uomo-missile a capo di un regime comunista), si è sciolta nella realtà pura e semplice di un paese che per cedere deve avere qualcosa in cambio.
E’ slittata sine die, e con dispiacere del presidente sudcoreano Moon Jae-in, anche la firma della pace: i due paesi, la Corea del Nord e la Corea del Sud, sono ancora ufficialmente in guerra in quanto non è mai stata firmata la pace dal conflitto 1950 – 1953, ed allora era stato firmato semplicemente un armistizio tra le forze Onu a guida Usa (in rappresentanza della Corea del Sud), la Cina e la Corea del Nord.
Alla fine Trump ha dovuto ammettere che “le differenze sono state ridotte”, ma che Kim “ha una certa visione che non coincide con la nostra”. Per cui le porte del lussuoso hotel Sofitel Legend Metropole di Hanoi, costruito dai francesi oltre un secolo fa, si sono chiuse con un largo anticipo rispetto alle previsioni, ed ora il lavoro tornerà agli sherpa.