SERBIA. Credito fermo, banche estere riportano fondi in patria

TMNews, 28 ago 12 – 

Si inverte il flusso di capitali bancari in Serbia: se fino al 2009 essi approdavano nel paese dall’estero, l’avvento della crisi ha indotto gli istituti bancari stranieri a ritirare risorse per trasferirle alle bisognose case madri della ‘Vecchia Europa’. Lo scrive il quotidiano locale ‘Blic’, analizzando i dati recentemente diffusi dalla Banca nazionale serba (Nbs). Ne emerge che, dal 2011 a oggi, le banche straniere hanno ritirato dalle loro controllate in Serbia circa 1,5 miliardi di euro, reindirizzati ai loro quartier generali in “Austria, Francia, Grecia, Italia, che hanno bisogno di più soldi” scrive ‘Blic’. I dati mostrano nettamente il cambio di tendenza pre e post crisi. Nel 2009 le filiali serbe di banche straniere hanno registrato iniezioni di capitali per 1,2 miliardi di euro. Cifra che nel 2010 è scesa a 660 milioni di euro. L’inversione di rotta arriva nel 2011 quando dalle banche serbe esce, invece, circa 1 miliardo di euro. Al quale si aggiungono i 484,4 milioni di euro riallocati all’estero nei primi sei mesi dell’anno in corso. Interpellato, non si dice affatto “affatto sorpreso” Veroljub Dugalic, dell’Associazione bancaria serba, che include le italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit, tra i principali player nel Paese balcanico. Dove “le banche hanno problemi a trovare buoni clienti e, da un’altra parte, sono sufficientemente capitalizzate” decreta l’esperto.
Per il rappresentante dell’Associazione bancaria “non è buona notizia il fatto che né la popolazione, né l’economia stiano ricorrendo a nuovi crediti. I cittadini – aggiunge Dugalic – non vi attingono per timore di non essere in grado di ripagare, mentre gli imprenditori non accedono crediti perché sono molto cari o perché non hanno dove investire a causa della crisi”. Ma “senza ricorso al credito l’economia non investe nella produzione e in nuovo posti di lavoro”, ricorda il banchiere. La scorsa settimana, il neo ministro serbo per Economia e finanze, Mladjan Dinkic, ha annunciato lo stanziamento, attraverso le banche commerciali locali, di una linea di credito a tassi agevolati per 1 miliardo di euro complessivi, in favore delle imprese locali, vocate in particolare all’export. Il governo si fa garante presso le banche di una prima tranche da 300 milioni di euro di credito disponibile per le imprese entro fine anno e di una seconda, da 700 milioni, spalmata su tutto il 2013. Le aziende serbe potranno, così, contrarre prestiti in euro al tasso di interesse agevolato del 3,5% o in dinari al tasso del 10,5%. Tra le condizioni fissate per accedervi, l’obbligo di non tagliare posti lavoro.
Da parte sua, anche la Banca nazionale serba (Nsb) lavora ad un pacchetto di misure di contenimento dei flussi di capitali bancari in uscita. Secondo quanto appreso dal quotidiano ‘Blic’, sono allo studio provvedimenti “che dovrebbero stimolare le banche ad utilizzare quanto più possibile i loro asset locali come fonte di maggiore credito all’economia”. L’obiettivo è “trovare un reciproco interesse” con le banche affinché “torni per loro attrattiva l’attività creditizia” in Serbia. In tale quadro “Nbs possiede gli strumenti per ricordare alle banche il loro lavoro principale è fare credito alla popolazione e all’economia” aveva pubblicamente dichiarato il neo governatore della Banca nazionale, Jorgovanka Tabakovic, all’indomani della sua recente nomina da parte del nuovo governo nazionalista moderato a Belgrado. Rispettivamente prima e terza banca del Paese, le italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit, attraverso le loro controllate locali, detengono insieme il 25% del mercato bancario in Serbia