Serbia. Fissata la data delle elezioni anticipate

di Valentino De Bernardis

SerbiaIl presidente della repubblica di Serbia Tomislav Nikolic ha firmato decreto per lo scioglimento del parlamento e fissato la data per le elezioni anticipate il prossimo 24 aprile. La decisione segue di un giorno la richiesta pervenuta da parte del primo ministro Aleksander Vucic, motivandolo con la necessità dell’esecutivo di ottenere un pieno mandato per portare a termine il lungo percorso di riforme strutturali intrapreso dall’inizio del suo mandato (aprile 2014). Analizzando i sondaggi degli ultimi due anni, la riconferma del Partito de Progressisti (SNS) di Vucic alla guida del paese appare una mera formalità, con le intenzioni di voto che premiano i progressisti con oltre il 40% delle preferenze, sostenuto dai successi in politica estera ed in campo economico, ma sopratutto dall’assenza di una vera opposizione.
In campo internazionale, a dicembre 2015 il governo è riuscito a raggiungere una pietra miliare nel lungo percorso a tappe di avvicinamento alle istituzioni europee, con l’apertura dei primi due capitoli dei negoziati di adesione all’Unione Europea (capitolo 32 sul controllo finanziario e capitolo 35 relativo alla normalizzazione dei rapporti con il Kosovo). Successo a cui pochi mesi dopo (febbraio 2016) si è aggiunta la firma di uno storico accordo di cooperazione con la Nato, grazie al quale, Vucic si è indirettamente assicurato una enorme apertura di credito nei confronti dei partner europei. Per quanto riguarda la politica economica, con le drastiche misure di austerità adottate, e in via di adozione, il gabinetto uscente è riuscito a portare la Serbia fuori dal pantano di una perdurante recessione, bilanciando parzialmente alcune instabilità macroeconomiche, incontrando il favore del Fondo Monetario Internazionale.
Il maggiore supporto alla prevista cavalcata trionfale del SNS sarà però offerta dalla mancanza di una vera opposizione unita e forte dall’altra parte. Quello che una volta era il maggiore antagonista, il Partito Democratico (DS) guidato da Bojan Pajtic, al momento ha deciso di stringere alleanze programmatiche con il Partito Nuovo (NS) di Zoran Zivkovic e altre associazioni minori, rimandando al mittente gli inviti giunti da altri partiti (come il Partito Socialdemocratico-SDS e il Partito Liberaldemocratico-LDP) di creare una piattaforma politica comune per provare ad erodere il consenso politico su cui poggiano i Progressisti. La ricerca spasmodica di ottenere la medaglia come unica e vera opposizione a Vucic, potrebbe però essere sfilata ai Democratici proprio dal cartello elettorale SDS-LDP, guidati dall’ex presidente della repubblica Boris Tadic e da Cedomir Jovanovic che ancora godono di una discreta popolarità tra diverse fasce della popolazione. Di natura diversa è invece lo spirito con cui il Partito Socialista (SPS), alleato di governo in questa legislatura del SNS, si presenterà alla tornata elettorale di aprile. Dopo aver perso il sostegno di uno dei suo partner storici (il Partito dei Pensionati Uniti di Serbia-PUPS che ha annunciato l’intenzione di voler concorrere tra le fila dei progressisti), ha stretto nuove alleanze con il leader di Serbia Unita (US), Dragan Markovic, e il Partito dei Verdi, per riuscire a confermare i voti ottenuti nel 2014. Evitare quindi il rischio, non cosi aleatorio, di essere spodestati come seconda forza parlamentare e quindi veder diminuire il proprio potere contrattuale in fase di consultazioni nella formazione del prossimo governo. Scenario quanto mai realistico, perché se da una parte è vero che i Progressisti potrebbero avere i numeri per formare un governo monocolore (l’obiettivo non così segreto è quello di ottenere il 50% dei consensi), dall’altra è altrettanto vero che la sensibilità politica del proprio leader, sommata alla necessità di condividere future scelte impopolari, porterà certamente Vucic a creare un governo di coalizione, come fatto in passato. In una tale evenienza, i socialisti sono certamente in vantaggio sugli altri partiti, ma anche l’ipotesi di una possibile inclusione socialdemocratici non è da escludere, come già accaduto in un recente passato durante alcune elezioni amministrative.
All’interno di una tale cornice, la maggiore mancanza che si può facilmente attribuire ai partiti di opposizione è quella di essersi fatti svuotare, in meno di un lustro, dalla paternità di alcune battaglie politiche (come ad esempio la bandiera europeista) dai progressisti, che le hanno fatte proprie e parzialmente realizzate. A tal proposito, non è un caso che il Primo Ministro Vucic, annunciando l’intenzione di voler richiedere elezioni anticipate, abbia voluto dare una connotazione “referendaria”, cioè un voto a favore di una Serbia moderna ed in Europa (il voto nei suoi confronti), contro un voto al ritorno alle conflittualità passate e all’instabilità (un voto agli altri).

@debernardisv
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