Siria. A Palmira ritorna l’Isis, mentre da Parigi la solita aria fritta

di Enrico Oliari

Le ultime informazioni che arrivano da Palmira indicano la città come caduta, riconquistata dalle forze jihadiste dello Stato Islamico, con le bandiere nere che già sventolano sulla città.
L’offensiva dei miliziani ha preso il via nella serata di tre giorni fa con l’attacco alla base aerea T4, dove vi sono gli elicotteri russi: razzi sono stati lanciati razzi sui velivoli e sugli hangar al fine di impedire agli elicotteri di prendere il decollo. Da lì i jihadisti, movendosi principalmente a bordo pick-up, hanno attaccato le varie linee di difesa per essere fermati, almeno fino a ieri sera, nei pressi dell’ultimo check-point. Immediatamente sono confluiti a Palmira rinforzi dell’esercito siriano e si sono attivate le aviazioni russa e siriana, ma a quanto pare la massiccia offensiva dell’Isis sembra avere avuto la meglio anche perché, come ha confermato il Centro russo per la riconciliazione, sarebbero “oltre 4mila” i combattenti che vi hanno preso parte, giunti da Raqqa, dalla provincia di Deir ez-Zor e dalla città irachena di Mosul.
Sotto pressione nelle altre città, il piano dei jihadisti appare quello di costituire una nuova roccaforte nei pressi della strategica Palmira, sulla via di Damasco.
La città, la cui parte antica è patrimonio dell’Unesco, è stata persa dallo Stato Islamico lo scorso 24 marzo, ma l’azione di oggi dimostra che i jihadisti sono in grado di riorganizzarsi e soprattutto che continuano a ricevere finanziamenti ed armi. Nella notte erano stati costretti alla ritirata dai caccia russi e siriani, ma in mattinata i combattimenti sono ripresi con marcata violenza.
La nota della russa Interfax diffusa in mattinata riportava che “Nonostante le forti perdite in uomini ed equipaggiamento i terroristi stanno cercando con il massimo impegno di assicurarsi una presenza all’interno della città. Le truppe siriane combattono per difendere Palmira”, ma a quanto pare i jihadisti sono riusciti, al momento, avere la meglio.
E’ stato anche abbattuto un Mig-23 siriano, ma il pilota è riuscito a salvarsi ed è stato messo al sicuro.
Intanto a nord, ad Aleppo, l’esercito siriano sostenuto da russi, Hezbollah libanesi, unità iraniane e reparti curdi, continua nella lotta per la liberazione della parte orientale della città, ormai quasi del tutto ripresa dai regolari.
Da Parigi, dove domenica si è tenuto il tavolo dei dieci paesi che sostengono le opposizioni, ovvero che le finanziano e le armano senza vedere a chi finiscono, si è parlato sostanzialmente di aria fritta, con il segretario di Stato Usa John Kerry che ancora una volta ha accusato il “regime siriano” “di crimini contro l’umanità e crimini di guerra”: “Il bombardamento cieco da parte
del regime – ha detto Kerry – viola il diritto internazionale e in molti casi rappresenta un crimine contro l’umanità, un crimine di guerra e deve cessare”.
Da notare che non solo ribelli, salafiti e jihadisti hanno tenuto le loro posizioni tra le case degli abitanti e nei pressi degli ospedali con l’evidente tentativo di provocare la reazione della comunità internazionale, ma hanno addirittura sparato sui civili che tentavano di allontanarsi dalla città, per usarli quindi come scudi umani.
Quello di Kerry e dei sostenitori delle opposizione (presenti Italia, Francia, Gran Bretagna, Usa, Germania, Arabia Saudita, Qatar, Emirati, Giordania e Turchia)
appare essere un atteggiamento contradditorio, con la guerra ad al-Qaeda altrove e il sostegno, seppur indiretto, ad Aleppo.
Da tempo il Centcom, il comando militare Usa in Medio Oriente, ha denunciato il passaggio delle armi Usa dai ribelli ai qaedisti diJabat Fatah al-Sham (ex al-Nusra), ovvero ad uno dei principali gruppi attivi ad Aleppo Est, alleati dei ribelli; nel 2014 l’ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton ha inoltre ammesso in modo sorprendente che “Abbiamo fallito nel voler mettere in piedi una guerriglia anti al-Assad credibile. La forza di opposizione che stavamo creando era composta da islamisti, laici e da gente nel mezzo: l’incapacità di fare ha lasciato un grande vuoto che i jihadisti hanno ormai occupato. Spesso sono stati armati in modo indiscriminato da altre forze e noi non abbiamo fatto nulla per evitarlo” (Cfr. “Hillary Clinton: ‘Failure’ to Help Syrian Rebels Led to the Rise of ISIS” – The Atlantic, 10 ago 2014).
Con Aleppo quasi totalmente ripresa di regolari, a Parigi Kerry ha affermato che “è necessario rimettersi attorno a un tavolo e parlare” per evitare che la città sia “completamente distrutta”, mentre le opposizioni (partecipavano all’incontro il rappresentante Riad Hijab e il presidente del consiglio locale di Aleppo est, Brita Hagi Hassan) si sono dette disponibili a riprendere i negoziati senza pre-condizioni”.
Sul campo russi e siriani hanno fermato l’avanzata ad Aleppo est per consentire il deflusso della popolazione. Lo ha confermato il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa, il quale ha comunicato che “Le truppe siriane hanno fermato la loro offensiva per far uscire i civili”. Ha anche riferito che solo ieri altri 1.200 miliziani hanno deposto le armi e che più di 20mila civili sono stati fatti evacuare “dai quartieri orientali”.