Siria. L’Onu non decide, Trump pronto ai raid

di Enrico Oliari –

E’ difficile valutare quanto possa essere concreta la minaccia del presidente Usa Donald Trump di intervenire in Siria, ipoteticamente con i raid, per colpire le forze di Bashar al-Assad.
L’atteggiamento di Trump, che ha sostenuto che “Qualcosa dovrebbe accadere con al-Assad” dopo la strage con i gas di Khan Shaykhun (86 morti), si scontra con la realtà che vede da sempre il paese essere zona di influenza russa, tanto che a Tartus vi è una base militare fin dall’era sovietica (1974), che lì già Mosca è impegnata militarmente nel sostegno a Bashar al-Assad anche contro l’Isis e che la Russia ha diritto di veto alle Nazioni Unite.
Al Palazzo di Vetro sono state presentate già tre proposte di risoluzione, di cui l’ultima dei 10 paesi non permanenti che chiede, in un’ottica di mediazione, un’indagine alla quale le autorità siriane non potrebbero tenere secretato nulla, compresi i piani di volo degli aerei coinvolti nei raid.
Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson si è detto convinto delle responsabilità del governo di al-Assad nell’attacco con i gas, “non ci sono dubbi”, ma ha anche rivolto un avvertimento alla Russia affermando che “Ritengo importante che Mosca consideri attentamente il suo sostegno al regime”.
Da canto loro i russi continuano a sostenere che negli attacchi contro i qaedisti e i ribelli loro alleati di Khan Shaykhun sono state usate armi convenzionali, ma che hanno colpito i depositi di armi chimiche dei miliziani: ipotesi tutt’altro che remota se si pensa che gli stessi, giunti a Idlib dopo essersi ritirati da Aleppo, avevano usato lo stesso tipo di gas, il sarin, gas contro i militari siriani il 30 ottobre.
Lo scenario escatologico vedrebbe, insomma, gli aerei Usa colpire in Siria, mentre diverrebbero bersaglio della risposta dei russi.
Tuttavia a Washington c’è chi ci va cauto, ed il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer ha riferito che al presidente Trump sono state presentate “molte opzioni” sulla Siria.
Per il leader russo Vladimir Putin, che si è sentito al telefono con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, “E’ inaccettabile accusare qualcuno (per l’attacco) finché non viene condotta una indagine internazionale completa e imparziale”.
A scaldare l’amministrazione Trump potrebbe essere stata Tel Aviv: il ministro della Difesa israeliana Avigdor Lieberman ha dichiarato al Yediot Ahronot che “I due attacchi avvenuti a Idlib, quello chimico omicida sui civili e quello all’ospedale locale, sono stati condotti su ordine diretto e dietro progettazione del presidente siriano Bashar Assad, mediante aerei da combattimento siriani”.