SIRIA. Scontri non solo a Kobane: il regime lancia “barell bombs”

di C.Alessandro Mauceri –

SIRIA ribelli 2Seimila morti. E di questi più di mille sono civili, tra cui 251 minori e 112 sono donne: è questo il bilancio dei morti in Siria, ma non dall’inizio dei conflitti, bensì solo nell’ultimo mese, quello di ottobre. Lo ha reso noto l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, Ondus, secondo il quale sarebbero non meno di cento i jihadisti dell’Isis uccisi negli ultimi giorni durante i combattimenti contro le forze curde nella città curdo-siriana di Kobane e nei suoi dintorni. Stando ad alcune testimonianze dei profughi (confermate da un video che sta circolando online), il regime siriano avrebbe lanciato le famigerate “barrel bombs” (ossia ordigni semiartigianali e devastanti, composti da esplosivo, ma anche benzina, chiodi o anche agenti chimici) su un campo profughi nella provincia di Idlib, nel nord della Siria flagellato dalla guerra civile. “Siamo inorriditi dalle informazioni secondo cui il regime Assad ha lanciato ‘barrel bomb’ su un campo di rifugiati a Idlib”, ha affermato la portavoce del dipartimento di Stato americano Jen Psaki.
Violenti scontri oltre che a Kobane e nella provincia di Idlib sono in corso anche nell’area di Handarat, sobborgo di Aleppo, nel nord della Siria.
In molti casi si tratta di scontri tra gruppi armati di diverse fazioni in guerra tra loro. Secondo Nizar al-Khateeb, comandante della Brigata “Alba della Libertà”, del nugolo dei ribelli più moderati dell'”Esercito siriano libero”, “è un errore inviare truppe a Kobane e non ad Aleppo, dove il regime è tornato e ci sta circondando”.
L’Organizzazione non governativa Human Rights Watch ha denunciato che nel vicino Iraq, a Mosul, lo scorso giugno l’Isis ha giustiziato non meno di seicento prigionieri del carcere di Badoush, nel nord del Paese, travolto dall’avanzata dei jihadisti. Il massacro è stato raccontato dai pochi superstiti. Le vittime, in gran parte sciiti, ma anche sunniti e cristiani, sono state “state trasportate via con i camion”. A conferma dei massacri, a Ramadi, nel cuore dell’Iraq, sono state scoperte alcune fosse comuni colme di cadaveri.