Sochi. La legge contro i gay neutralizza l’immagine di Putin alle Olimpiadi

di Enrico Oliari –

google gaySi intensifica il pressing sul presidente russo Vladimir Putin, il quale ha voluto e firmato un’assurda legge restrittiva delle libertà delle persone omosessuali: approvata lo scorso giugno, la legge vieta la propaganda omosessuale davanti ai minori; se sul web, comporta la chiusura dei provider e delle aziende per 90 giorni, mentre gli stranieri colpevoli potrebbero essere detenuti per 15 giorni ed espulsi.
Nel testo si accenna a quelle gay come a “relazioni sessuali non tradizionali”, cosa che di fatto lascia mano libera alle autorità di applicarla in maniera arbitraria.
Fatto sta che da allora in Russia si sono moltiplicati all’ennesima potenza gli atti di violenza nei confronti delle persone omosessuali, fino a gruppi di cristiani ortodossi che hanno attirato i giovani gay in trappola per poi picchiarli e ridurli in fin di vita.
Per intenderci, la pubblicità dell’Ikea che recita “Siamo aperti a tutte le famiglie” e che ha fatto rizzare i capelli al nostrano Giovanardi, in Russia sarebbe proibita, ma vietata è, a questo punto, ogni cosa che potrebbe far identificare una o due persone come gay in pubblico, anche semplicemente dicendosi “gay” o “coppia gay”.
Così, in concomitanza dell’apertura delle Olimpiadi di Sochi, a non funzionare non erano solo i rubinetti degli alberghi, o il riscaldamento, o l’organizzazione (nonostante le cifre faraoniche spese), come hanno denunciato i giornalisti di mezzo mondo, ma proprio il sistema di percezione delle libertà individuali, falla coperta in malo modo dallo stesso presidente russo, il quale, rivolgendosi agli atleti ed agli spettatori omosessuali, ha detto “Siete i benvenuti in Russia ma lasciate stare i bambini”.
Scontato il disappunto dell’opinione pubblica internazionale, per lo meno di quella non becera, con oltre 200 tra i maggiori scrittori internazionali, tra cui Gunter Grass, Salman Rushdie, Paul Auster, Jonathan Franzen e Antonio Della Rocca, a firmare una lettera aperta sul The Guardian, proprio contro l’omofobia putiana.
ikea famiglia gay fuoriMolti gli assenti illustri, che a Sochi non ci vanno proprio per la legge anti-gay, fra i quali il presidente Usa, Barak Obama, e consorte, ma la stoccata forte è arrivata dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il quale è intervenuto dicendo che “Molti atleti professionisti gay ed eterosessuali sono contro i pregiudizi. Dobbiamo tutti alzare la nostra voce contro gli attacchi’’ alla comunità omosessuale. “Dobbiamo opporci agli arresti, agli imprigionamenti e alle restrizioni discriminatorie che si trovano a fronteggiare i gay” – ha poi proseguito il Segretario, il quale ha aggiunto che – “l’odio sotto qualsiasi forma non trova posto nel XXI secolo”.
Ban Ki-moon, intervenendo ad una successiva conferenza stampa, ha rincarato la dose affermando di apprezzare gli sforzi dell’amministrazione russa per fare dei Giochi di Sochi un successo, ma di ritenere “nello stesso tempo che questi Giochi saranno il luogo dove ciascuno, qualunque sia il suo orientamento sessuale, potrà apprezzare l’armonia, l’amicizia e il rispetto reciproco e potrà prendere parte alle competizioni secondo lo spirito del movimento olimpico”. Ha quindi fatto sapere di “apprezzare le assicurazioni ripetute dal presidente Putin che non ci saranno discriminazioni”.
In tutta risposta da Mosca è arrivato il monito del vicepremier Dmitri Kozakh ad atleti e spettatori dei Giochi di Sochi a non adottare la propaganda gay davanti ai minori: “La propaganda politica durante gli avvenimenti sportivi è proibita dalla carta olimpica e dalla legge russa”, ha ricordato Kozakh.
Nei giorni scorsi alcune ong hanno sollecitato anche gli sponsor dei Giochi ad “uscire dal loro silenzio sulle leggi anti gay russe” e l’esempio lo ha dato oggi il colosso Google, mettendo la propria scritta con chiari i colori della bandiera Rainbow, ovvero quella della lotta per diritti dei gay.