Stati insulari. I leader chiederanno all’Itlos la protezione degli oceani da catastrofici e cambiamenti climatici

di Alberto Galvi

I leader di nove piccoli Stati insulari, Bahamas, Tuvalu, Vanuatu, Niue, Palau, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine e Antigua e Barbuda chiederanno all’Itlos (Tribunale internazionale per il Diritto del mare) la protezione degli oceani dai catastrofici cambiamenti climatici, poiché l’innalzamento del livello del mare minaccia la loro stessa esistenza.
Oltre alle nazioni insulari, all’udienza che durerà fino al 25 settembre interverranno paesi tra cui Germania, Francia, Arabia Saudita e Australia. Il tribunale emetterà quindi un parere consultivo che non sarà giuridicamente vincolante. I nove Stati hanno affermato di essersi rivolti all’Itlos per chiedere aiuto nella convinzione che il diritto internazionale fosse un meccanismo essenziale per correggere l’ingiustizia che i loro popoli stanno subendo a causa del cambiamento climatico.
Le discussioni ruoteranno attorno alla UNCLOS (Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del mare) del 1982 che obbliga i paesi a prevenire l’inquinamento degli oceani e a proteggere l’ambiente marino. L’UNCLOS è stato ratificato da 168 nazioni. L’oceano assorbe il 25 per cento di tutte le emissioni di CO2 e cattura il 90 per cento del calore in eccesso da esse generato.
Entro la fine del secolo alcuni Stati insulari rischiano di essere sommersi dall’acqua, nonostante siano collettivamente responsabili per meno dell’1 per cento delle emissioni globali di carbonio.