Storia. Il Congresso Antimassonico Internazionale di Trento

di Enrico Oliari

Noi della storia della massoneria trentina conosciamo in modo abbastanza preciso, soprattutto grazie allo Zieger, la realtà di fine Settecento – inizi Ottocento, ed in passato abbiamo notato la curiosa coesistenza di più obbedienze nelle nostre terre per via dell’impegno del medico Giacomo Bacca, che sosteneva una massoneria francese filo-francese, del giurista Francesco de Filos, che voleva l’affermazione di una massoneria francese filo-italiana, del vulcanico conte di Caglistro, che aveva portato il suo personalissimo rito egizio, e degli Illuminati di Baviera, giunti con il conte bolognese Alessandro Savioli Corbelli.
Un grande impulso alla diffusione della Massoneria fu senza dubbio l’espansione napoleonica, ma con la Restaurazione si ritornò all’ancién regime e la partecipazione a logge e società segrete tornò ad essere illegale e punibile con la pena di morte.

Il neonato Impero d’Austria aveva tuttavia la necessità di contare su magistrati, funzionari e dirigenti qualificati, per cui molti massoni vennero reintegrati nei loro ruoli dopo aver fatto il giuramento all’imperatore.
Essendo nell’Impero illegale, non conosciamo molto della massoneria locale dell’Ottocento, ma di certo esistevano logge non troppo clandestine, basti pensare all’imponenza del giardino Pedrotti, detto “dei Ciucioi”, voluto in chiave massonica e a vere e proprie case massoniche edificate in palazzi, come in questo caso in palazzo Maffei.

La Chiesa cercò in tutti i modi di ostacolare la diffusione della Massoneria sia per motivi dogmatici che per motivi pratici, si pensi alla Breccia di Porta Pia, e si diede ad una colossale opera di propaganda contro la Libera Muratoria.

Nel 1896 Trento fu al centro della lotta della cristianità cattolica contro la Massoneria, vista come un male endemico ormai inserito in tutti gli ambiti sociali. E se per la Chiesa si trattava di un attacco al ricostituito ordine teologico-morale, per le monarchie cattoliche la Massoneria rappresentava in modo più pragmatico il pericolo di uno stato nello stato al di fuori di ogni controllo, con logge venir considerate, a volte non a torto, ricettacoli di cospirazionisti e rivoluzionari.
L’evento tridentino venne intitolato “Primo congresso antimassonico internazionale”.
Le cifre del congresso furono importanti: ai quattro giorni di lavori, dal 26 al 30 settembre del 1896, vi presero parte 36 vescovi, 50 delegati episcopali, 700 delegati provenienti da varie organizzazioni cattoliche, rappresentanti delle monarchie ed anche il pretendente carlista al trono di Spagna, Carlo VII di Borbone d’Austria-Este, ben disposto ad una legge contro la Massoneria che prevedesse il licenziamento dei dipendenti pubblici massoni in caso di presa del potere.

Francia e Austria mandarono due delegazioni composte da una cinquantina di personalità ciascuna, ed alla fine i congressisti furono oltre 1.500.

Papa Leone XIII, già autore nel 1884 dell’enciclica “Humanum Genus” che condannava il “relativismo filosofico e morale della massoneria”, dedicò un breve al congresso antimassonico indirizzato al presidente dell’Unione antimassonica e organizzatore dell’evento, il principe Guglielmo Alliata, in cui raccomandava in terza persona e attraverso la Curia, come si usava, di “istudiare insieme ed insieme deliberare il modo di combattere la setta massonica, la quale insolentisce ogni giorno con audacia sempre maggiore”, ed inviò un telegramma a Trento in cui si leggeva che “Egli approva grandissimamente e raccomanda il proposito e la ferma volontà di combattere strenuamente con quelle stesse armi, che Egli additò per estirpare la peste massonica”.

Tra i partecipanti si segnalò la presenza del giornalista francese Leo Taxil, vero nome Marie Joseph Gabriel Antoine Jogand-Pages, che da ebreo massone ed anticattolico (era stato iniziato alla loggia “Il Tempio degli amici dell’onore francese”, dalla quale fu espulso quasi subito) si trasformò in un fervente cattolico e scrisse numerosi testi ed articoli contro la Massoneria accusandone i membri di adorare il diavolo. In realtà Taxil a Trento non se la passò bene, dal momento che le sue tesi vennero ridicolizzate e attribuite a invenzioni favoleggianti dagli stessi congressisti, cosa che accadde anche per le tesi della misteriosa Diana Vaughan; negli Atti Leo Taxil viene indicato a seguito di un’inchiesta come “impostore”: egli “vide la sua maschera incominciare a cadere poco a poco da suo triste viso; fu durante il Congresso ch’egli vide il crollo di quell’edificio ch’egli aveva sì miserabilmente costruito ed alle cui rovine si aggrappò in modo comico”.

A Taxil non restò altro da fare che proclamare nel corso di una conferenza tenutasi a Parigi nel 1897 di aver ingannato tutto il mondo cattolico con le sue rivelazioni farlocche.

La scelta di Trento quale luogo del congresso fu voluta perché situata nella cattolicissima Austria, dove la Massoneria era fuori legge dal 1795 per via della Kriminalpatent di Francesco II, e non nell’Italia liberale dove peraltro la Massoneria non era illegale, ma soprattutto perché la città alpina era stata sede del Concilio della Controriforma, cosa rimarcata in più occasioni durante il congresso anche dal principe vescovo (ancora lo si chiamava così) Eugenio Carlo Valussi, il quale ebbe a dire che “Oggi pur troppo la Massoneria ha preso possesso di ogni cosa, ma ecco che un gran Papa, Leone XIII, invita i cattolici fedeli e coraggiosi a raccogliersi in un Congresso nella città medesima dove il Concilio tenne le sue adunanze, per concertarsi fra loro, affine di combattere efficacemente questa setta infernale, che peggiore del protestantesimo, astuta e versipelle, agisce nell’ombra e con tutti i mezzi più criminosi mette sossopra l’umana società. Il programma della Massoneria è di annientare la fede in Dio, di condurre l’uomo all’adorazione di sé medesimo, ad un naturalismo che i pagani non hanno mai insegnato né praticato quanto i massoni”.

E’ curioso notare come la città si preparò al congresso, da Leone XIII “posto sotto la protezione di Maria Vergine, di San Michele Arcangelo e di Sant’Agostino”. “In Trento – riportava la Croce Pisana – ferve movimento per il Congresso atteso con entusiasmo da pressoché tutta la popolazione. Le principali case signorili hanno offerto ospitalità ai Dignitari Ecclesiastici e Civili. S. E. Mons. Vescovo terrà alla sua mensa i Vescovi che interverranno al Congresso. La stazione ferroviaria e le vie che da essa conducono ai locali del Congresso saranno, per la circostanza, addobbati con pennoni, e con la bandiera pontificia, austriaca, antimassonica e di Trento. Il concerto del Reggimento Umberto I di stanza a Trento e quello dell’oratorio P.V. daranno trattenimento in onore dei Congressisti.
Il Municipio di Trento ha gentilmente concesso che i Congressisti su presentazione della loro tessera, siano ammessi gratuitamente alla visita degli istituti e monumenti cittadini. Sappiamo anche che lo stesso Municipio ha concorso alle spese di impianto della luce elettrica nei locali del Congresso, ha disposto per il rinnovamento del marciapiedi prossimo alla facciata della Chiesa e del Palazzo del Congresso, ed ha altresì deliberato di distribuire a ciascun Congressista una guida della città”.

Per l’Osservatore Romano “Nessuna località, meglio di Trento poteva essere più adatta per un Congresso anti-massonico. Tre secoli or sono, nella medesima città, un altro Consesso di illustri personaggi si radunava a combattere la Massoneria d’allora… D’allora in poi le idee sovversive contro le idee di Gesù Cristo, fecero strada e nella nuova manifestazione di sette massoniche si è perpetuata la guerra alla Chiesa, depositaria infallibile delle sacrosante verità della nostra fede. Oh! benvenuto sia il Congresso antimassonico, e la nuova Crociata che esso intraprende contro la rea setta (…)”.

Il congresso si svolse su quattro filoni: la dottrina massonica, l’azione massonica, la preghiera e l’azione antimassonica. Alla base di tutto, come si legge negli atti, vi è il concetto che la Massoneria, “spogliata delle sue ridicole cerimonie, dei suoi riti, della sua stella tradizionale, dei triangoli, dei 33∴ e di tutto il resto”, altro non è che “una setta puramente diabolica”, “essenzialmente satanica” in quanto “figlia primogenita di Satana nel senso espresso da Gesù Cristo, quando chiamò figli del suo nemico tutti coloro che si oppongono alla sua dottrina, alla sua fede”.

Una setta dove “voi, signori massoni, avete fatto della vostra società una lega di malfattori, di tiranni, di blasfemi, di nemici della società, della famiglia, della Chiesa. Voi non vi accontentate dell’iniquità individuale, ma vi siete voluti raccogliere in un’associazione per fruire di tutti i vantaggi che da questa provengono, primo fra tutti per voi quello dell’impunità”.

Sempre gli Atti, a firma del Consiglio direttivo generale del Congresso, riportano che lo stesso è “un’avanguardia di intrepidi esploratori che audacemente penetrano nel campo del nemico per spiarvi le mosse ed i piani ordinati dai più alti gradi della Massoneria, gradi ignorati dai non iniziati o dai profani”.

La teoria che al Congresso andò per la maggiore e che scucì i più corposi applausi del pubblico fu quella che identificava la Massoneria ad un’espressione demoniaca: il vescovo di Neo Cesarea Luigi Lazzareschi affermò con decisione che “la Massoneria è figlia del diavolo, è cominciata nell’Eden, e finirà quando Dio vuole”. (…) “La Massoneria è un’incarnazione del diavolo antica quanto l’Eden. Delittuosa, proscritta e cacciata dai saggi e dai buoni, va pellegrina pel mondo, camuffandosi in mille maniere, e recando quasi con sé tanti falsi passaporti, quanti le son necessari per camminare sicura fra le nazioni. Si è chiamata idolatria, gnosticismo, arianesimo, riforma, filosofia, razionalismo, massoneria”.

Durante le sessioni del Congresso non pochi relatori si sono tuttavia discostati dalla facile limitazione secondo cui la Massoneria fosse una setta diabolica, affidandosi invece ad argomentazioni più articolate, per quanto spesso traballanti. Il canonico francese Ludovic-Martial Mustel ad esempio spiegò che la “Massoneria va tronfia ed onorata d’ammettere tutte le credenze e miscredenze, tutti i sistemi filosofici del pari che tutte le religioni. E di fatto essa non respinge né combatte se non la verità, e basta che una dottrina, un sistema filosofico presentino la testimonianza autentica della loro falsità, per essere, con maggiore o minore considerazione o deferenza, ammessi nel tempio che si sta di continuo costruendo, arruolati dal padre della menzogna. L’ateismo vi occupa il suo posto, vi prende la parola il più crasso materialismo e v’é applaudito. Ma vi si applaude altresì alla quintessenza degli idealisti; vi è permesso negare o affermare l’immortalità dell’anima, la metempsicosi vi occupa un posto distinto ed ottiene un aumento di salario per coloro che tentano di far ringiovanire questo antico sogno dello spirito perseguitato dalla spaventosa visione della giustizia divina”. (…) “Tutte le opinioni più disparate vi si fanno stare a forza, l’una contro l’altra, con una confusione ed una contraddizione tale che a Babele se n’ebbe solo uno schizzo simbolico, e che nonostante già in parte la terribile pittura che ne traccia dell’inferno lo Spirito di verità: Ubi nullus ordo, sed sempiternus horror inhabitat. Eppure in tutto ciò v’ha della filosofia, ed anzitutto un principio ammesso dalla logica. Essendo la verità ciò che è, ciò che non è, è suo contraddittorio, e non ammettendo essa mescolanza alcuna, tutto ciò che l’altera o la snatura, la distrugge”.

Nel clima inebriato del Congresso, dove ogni espressione di pregiudizio trascinava grida di giubilo e applausi, ci fu spazio anche per un acceso antisemitismo. Monsignor Iosef Deckert, capo del centro antimassonico viennese, ebbe a dire: “In fine permettetemi ancora una parola, una parola che qui appunto a Trento, nella città di S. Simonino (il cui culto venne soppresso nel 1965), pronuncio con un certo senso di contento. Se osservate alquanto attentamente, troverete che non solo in Italia e in Francia, ma anche nell’impero Austro-Ungarico alla testa del movimento massonico stanno gli ebrei. Il De la Rive nel suo libro “Le juif danni la Franc-Maconnerie“ ha dimostrata la lega intima del giudaismo col massonismo fino dai primordì della Massoneria, e noi dobbiamo essere grati a questo scrittore. Io dico che gli ebrei si sono serviti della Massoneria già dal tempo della rivoluzione francese per emanciparsi, per trarne tutti quei vantaggi che a ciò vanno congiunti, con danno della popolazione cristiana. Gli ebrei hanno usato e abusato del liberalismo per i loro interessi, e noi sappiamo che hanno gremita per sé anche la direzione del movimento sociale democratico. Le Logge di tutto il mondo, fatta eccezione di alcune in Germania, sono occupate dei ebrei, né questi s’accontentano ancora. Essi hanno una loggia massonica tutta propria chiamata “Bnai-Berith”, anzi tendono ad organizzare l’intero giudaismo su una base massonica, come ho dimostrato nel fascicolo che vi sarà distribuito gratis. Voi vedete, che dappertutto dove si tratta di combattere la Chiesa cattolica, trovate alla testa l’ebreo. Da questi fatti, che nessuno potrà smentire, ci è tracciato l’indirizzo che noi preti antimassoni dobbiamo dare alla nostra attività. Dobbiamo combattere il giudaismo arrogante e superbo. In Austria e specialmente a Vienna regna una forte corrente antisemitica. A Vienna antisemita, antiliberale, antimassonico hanno lo stesso valore. Io esprimo qui il fermo convincimento, che dove regna l’antisemitismo, la Massoneria non trova il terreno”.

A seguito dell’intervento, gli Atti osservano che “le parole del Dr. Deckert, uno dei più fervidi antisemiti dell’Austria, trovarono nell’assemblea la più cordiale accoglienza”.

La critica alla Massoneria era sostanzialmente quella di non accettare una verità non indagata e calata dall’alto, ma anche di non risparmiare attacchi alla Chiesa cattolica e di operare attivamente per la laicità della Cosa pubblica.

Per i congressisti l’arma sarebbe dovuta essere innanzitutto la preghiera, durante il Congresso furono proposte diverse formule, ma anche un’inondazione di interventi antimassonici e di denuncia attraverso la stampa e la pubblicistica, che ci fu e che fu forte.

Oltre a questo era necessaria una serie di interventi del movimento antimassonico volti, come ebbe a dire tra gli altri il commendatore Pietro Pacelli, allo “smascheramento più completo possibile della satanica congrega”, poiché “svelata, la Massoneria muore. Non per nulla il nuovo G∴M∴ della massoneria italiana nella sua prima lettera circolare alle logge dipendenti dichiarava doversi mantenere in Massoneria onesto segreto. Onesto segreto? Come se non ci fosse stridente contraddizione nei due termini”.

Il Gran Maestro in questione era Ernesto Nathan, il quale a seguito del Congresso fece diffondere la circolare n. 32 in cui criticava il papa che, scordando gli insegnamenti del Vangelo, “ingiuria e predica lo sterminio, fino alla radice” di uomini che vogliono solo il pubblico bene. Attaccò i prelati per la loro guerra disonesta, dove i massoni venivano calunniati, mentre l’istituzione rappresentava “un baluardo contro la vagheggiata restaurazione del dominio della Chiesa sui corpi e sulle menti”.

Sul piano strategico la risposta del Gran Maestro al Congresso fu, come riporta Giovanni Greco, quella di “esaltare l’azione pedagogico-educativa della Massoneria” attraverso il significato delle due date, “giorni fissi per le Agapi, quelli delle feste di San Giovanni di Scozia, e di San Giovanni di Gerusalemme”.

E del 20 settembre, giorno della Breccia di Porta Pia e simbolicamente della fine del potere temporale dei papi: “non è gloria italiana, è una gloria mondiale; non è soltanto una vittoria che rivendica l’Italia il suo maggior centro di vita, ma è la grande vittoria del pensiero umano che, liberandosi dai ceppi della tirannia di coscienza, si risolleva e scioglie il volo per i regni di una nuova civiltà; una civiltà per la quale, mercé il nuovo diritto, alla uguaglianza si associano e si armonizzano, fuse nella trinità dell’avvenire, la libertà e la fratellanza”.

Se il pensiero di Nathan è vivo e attuale ancora oggi, del Primo Congresso Antiassonico internazionale, ripulito delle varie accuse di satanismo e di adorazione del diavolo, altro non resta se non un’operazione di propaganda ben orchestrata dal punto di vista comunicativo, da leggersi nel quadro dell’accesissima lotta politica fra clericali ed anticlericali di fine Ottocento – inizi Novecento. Prova ne è il fatto che il Primo Congresso antimassonico fu anche l’ultimo.

Inno Antimassonico.
“Su fratelli, sorgiamo; la voce
Di Leone sul campo ci chiama:
Innalziamo fidenti la Croce
E pugnam per la Patria e l’Altar.
Una setta crudel sulla testa
Giunse a porci il tirannico piede:
Baldanzosa ci opprime e calpesta
Nostra fede anelando estirpar.
Noi dormiamo? Oh vergogna! Si scuota
Una volta l’indegno torpore:
Sorgiam tutti e, a quell’empia, l’immota
Opponiam costanza de’cor.
Che temiam? La vittoria è sicura;
Dio lo disse e il suo labbro non mente:
Sorgiam fieri e compatti, e all’impura
Fia che scorra per l’ossa il terror.
Non siam noi discendenti dei forti
Che a lusinghe e furor non piegaro?
Su sorgiamo in invitte coorti
Emulando il nobile ardir.
Su sorgiamo, e per questa gentile
Dolce terra sfidiamo i perigli:
Al codardo riposo del vile
Preferiamo del forte il morir.
Non sia vero che un Covo nefando
Dei redenti più prema la testa:
Cada infranto il suo gioco esecrando,
Su noi Cristo ritorni a regnar.
Su fratelli, sorgiamo; la voce
Di Leone sul campo ci chiama:
Innalziamo fidenti la Croce
E pugniam per la Patria e l’Altar”.