Sudan. al-Bashir incontra a Khartoum l’amasciatore di Juba

di Giacomo Dolzani –

Continuano in maniera apparentemente serena le trattative in corso tra Khartoum ed il governo del Sud Sudan. Oggi infatti il primo ambasciatore di Juba nel Sudan, Mayan Dot Wol, ha incontrato il presidente sudanese, Omar al Bashir, per discutere delle questioni rimaste ancora aperte in seguito alla divisione dei due paesi, sancita il 9 luglio 2011 con un referendum.
A causa di queste, infatti, tra le due nazioni ci sono stati notevoli attriti, sfociati talvolta in veri atti di guerra, che hanno portato i due paesi sull’orlo di un conflitto che li avrebbe gettati in una condizione ancora più disperata di quella in cui versano attualmente.
I due motivi principali di tensione tra i due stati sono la definizione dei confini, che in alcuni tratti, dove si trovano alcune città petrolifere, sono ancora oggetto di contesa e la spartizione dei proventi derivanti dall’estrazione del petrolio, che avviene principalmente nel Sud.
Uno degli episodi più eclatanti fu proprio l’occupazione della città di Heglig da parte dell’esercito sud-sudanese, il 10 aprile 2012, riconquistata appena tre giorni dopo dalle forze di Khartoum, a cui seguirono schermaglie ed anche alcuni bombardamenti ad opera dei caccia sudanesi.
L’incontro odierno ha riguardato quindi il riavvio, ad Addis Abeba, delle trattative che, si augura il presidente sud-sudanese Salva Kiir Mayardit, possano essere quelle che finalmente concluderanno le dispute tra i due paesi. Nella capitale etiope infatti si dovrebbero stabilire le condizioni per la ripresa dell’estrazione del petrolio nel Sud e del suo trasporto tramite gli oleodotti verso nord.
Dopo la secessione di Juba infatti, nonostante tutti i giacimenti di greggio si trovassero nel Sud, il neonato stato era, ed è ancora, un paese arretrato, in cui le uniche infrastrutture presenti sono, in pratica, solo gli oleodotti che conducono il petrolio in territorio sudanese. Sfruttando questa condizione di netto vantaggio, Khartoum ha imposto una tassa di 32 dollari su ogni barile di greggio passato attraverso le sue condutture, tassa che Juba ha dichiarato di voler pagare solo in parte (1 dollaro al barile), suscitando la reazione del governo sudanese che decise di sequestrare due mercantili di Juba, ormeggiati in uno dei suoi porti, come risarcimento.
In seguito a questi fatti il governo sud-sudanese ha smesso di estrarre petrolio, portando praticamente a zero le sue entrate.
In questo meeting tra l’ambasciatore di Juba ed il presidente al Bashir si vede quindi un tentativo delle due parti di raggiungere un accordo definitivo, sotto la supervisione del mediatore dell’Unione Africana Thabo Mbeki, per ristabilire i rapporti di buon vicinato, risolvendo tali questioni, oltre che per riportare a casa gli oltre 91.000 profughi sud-sudanesi che si trovano nel nord e garantire migliori condizioni di vita agli 8.000 studenti del Sud presenti sul territorio di Khartoum.