Taiwan. Nuova vendita di armi dagli Usa per 2 mld

di Giuseppe Gagliano

L’amministrazione Usa ha approvato l’ulteriore vendita di armi a Taiwan per un valore di 2 miliardi di dollari, scelta che rappresenta un passo significativo nella crescente tensione tra Washington e Pechino, che vede Taiwan come una propria provincia, opponendo da sempre resistenza a qualsiasi supporto militare statunitense all’isola. Il pacchetto include tre sistemi missilistici terra-aria NASAMS per un valore di 1,16 miliardi di dollari e sofisticati sistemi radar stimati a 828 milioni, dotazioni che rafforzano notevolmente le capacità difensive taiwanesi, soprattutto contro attacchi aerei e missilistici.
Questa mossa si inserisce in una strategia più ampia di contenimento della Cina nell’Indo-Pacifico, dove gli Stati Uniti stanno consolidando alleanze e collaborazioni militari con partner regionali come Giappone, Corea del Sud, Filippine e Australia per contrastare la crescente influenza e assertività di Pechino. Dal punto di vista geopolitico, il rafforzamento della difesa di Taiwan è un chiaro segnale di deterrenza nei confronti della Cina, la quale sta aumentando le incursioni aeree e navali vicino allo Stretto di Taiwan per esercitare pressione sull’isola e testare la reattività degli Stati Uniti e dei loro alleati. Inoltre, la fornitura di sistemi NASAMS, tecnologicamente avanzati e in grado di intercettare missili e velivoli nemici, rappresenta un elemento cruciale per l’architettura difensiva taiwanese, aumentando la sua capacità di resistenza in caso di un’aggressione e complicando i piani cinesi per un’eventuale invasione.
Strategicamente gli Stati Uniti cercano di impedire che Taiwan cada sotto il controllo cinese, poiché ciò garantirebbe a Pechino un importante vantaggio geostrategico, permettendole di espandere la sua sfera di influenza sulle principali rotte commerciali dell’Indo-Pacifico e proiettare il proprio potere navale fino ai confini degli Stati Uniti. Tuttavia, il rafforzamento militare di Taiwan rischia di intensificare ulteriormente le tensioni nella regione, con la Cina che potrebbe rispondere con una maggiore presenza militare nello Stretto di Taiwan e un rafforzamento delle proprie forze armate per prepararsi a un eventuale confronto diretto.