Trump il buffone?

di Dario Rivolta * –

“Se mai mi candidassi, correrei con i repubblicani. Sono il più stupido (in originale: dumb) gruppo di elettori nel Paese. Potrei mentire e loro berrebbero tutto. Credono ad ogni cosa sia detta da Fox news. Scommetto che i miei risultati sarebbero tremendi”. Sono frasi che qualche giornalista americano ripete, citando l’intervista che Trump rilasciò alla rivista americana People Magazine nel 1998. L’intento di chi riporta questa frase è chiaro: screditare Trump presso i suoi elettori mostrando la sua malafede.
Il sito indipendente americano Snopes.com è un sito specializzato nel verificare le possibili fake news e confermarle o smentirle. Hanno cercato e trovato quella intervista di Trump ma, con sorpresa, non c’era alcuna traccia di quelle parole. Hanno controllato anche gli anni precedenti e i successivi ottenendo però lo stesso risultato: Trump non ha mai pronunciato frasi di quel tipo nei confronti di quelli che sarebbero diventati i sui futuri sostenitori. Tantomeno in una qualunque intervista.
Purtroppo non è questa l’unica volta in cui vengono attribuite al neo presidente affermazioni o atteggiamenti che lui non ha mai detto o fatto.
Che negli Usa siano in molti a non aver digerito la vittoria elettorale del Tycoon è oramai evidente ed è altrettanto chiaro che costoro stiano cercando in tutti i modi di demolirne l’immagine facendolo passare da bullo, da buffone, da tiranno o, comunque, dipingendolo come un personaggio imbarazzante durante i suoi contatti internazionali. Per noi italiani la procedura non rappresenta certo una novità: basta ricordare come veniva dipinto l’outsider Silvio Berlusconi da una certa stampa e da molti nostri pseudo-intellettuali.
In America il meccanismo usato dai loro “progressisti” assomiglia al nostro, ma perfino più perfezionato.
Subito dopo il G7 di Taormina fu fatta circolar una fotografia in cui il presidente americano, seduto al tavolo con gli altri leader, sembrava essere l’unico a non prendere appunti. Naturalmente furono facili i commenti che lo definivano superficiale e poco rispettoso verso gli interlocutori. Quegli stessi che pubblicarono quella fotografia e lo criticarono non mostrarono invece le altre foto scattate durante lo stesso incontro in cui, al contrario, si vedeva Trump scrivere mentre davanti a lui altri leader sembravano non farlo.
Di quello stesso summit fu diffusa negli Usa un’altra una fotografia in cui l’americano pareva mostrare il dito medio al nostro Paolo Gentiloni. I soliti “amici” non persero l’occasione di discettare sulla sua maleducazione ma non fecero alcun cenno al fatto che altri filmati e altre immagini mostravano i due sorridenti e, almeno apparentemente, molto cordiali. Va da sé immaginare quanto sia inverosimile che durante colloqui da tutti definiti amichevoli e corretti Trump possa avere insultato in quel modo il nostro Presidente del Consiglio. È invece più realistico pensare a qualche movimento casuale delle dita immortalato da uno scatto estemporaneo della macchina da presa o a un contesto del tutto indipendente dal contenuto dei colloqui politici in corso.
Anche nell’incontro con il primo ministro indiano, Newsweek trovò materiale per un articolo atto a dimostrare quanto Trump non sia gradito sul piano internazionale. Si notò infatti che Narendra Modi non gli strinse la mano nemmeno durante la conferenza stampa congiunta e quell’atto mancato avrebbe sottolineato il poco credito che gli davano gli altri leader mondiali. Quello che Newsweek dimenticava di ricordare è che Modi non strinse la mano nemmeno a Obama né è uso farlo con nessun altro Capo di Stato. Infatti, come è sua abitudine, il leader indiano ha sempre preferito salutare attraverso un tradizionale un inchino.
Qualcosa di simile capitò con la fotografia, diffusa in tutto il mondo, di un Trump con un leggero sorriso e Papa Francesco al suo fianco con aria accigliata. Era segno del distacco che il Papa voleva mostrare nei suoi confronti? Per saperlo sarebbe bastato mostrare anche un altro scatto che immortalava i due che si guardavano in modo cordiale e sorridente. Oppure bastava riprendere un’immagine scattata durante la visita di Obama a Roma. Anche in quella circostanza, tra le varie foto ce n’era una dove Francesco mostra verso Obama esattamente la stessa espressione pubblicizzata con Trump. Non sapremo mai se si tratti di un Papa soltanto pensieroso o piuttosto contrariato, ma quel che è certo è che, in ogni caso, non ci fu alcuna differenza tra l’attuale Presidente ed il suo predecessore.
Secondo il sito web Learn Progress, comunque, Trump è sicuramente un aspirante dittatore. Infatti, in un suo servizio ha titolato: “Trump dice che gli americani non hanno alcun diritto di protestare contro di lui. TIRANNIA”. L’articolo si riferisce a due persone che protestavano contro di lui in un meeting durante la sua campagna elettorale e che furono allontanate in malo modo. Peccato che, come si è saputo dal tribunale a cui i due avevano fatto ricorso, erano proprio loro stessi a “cercare di negare che quel comizio potesse avere luogo”. In altre parole, erano loro a voler negare la libertà di espressione di chi contestavano.
Un sito satirico americano, News Werthy, ha scritto che Trump ha emesso un ordine esecutivo per abolire la possibilità di impeachment e che pensa perfino ad un “campo di concentramento futuro” per gli artisti. Si trattava di pura satira e, come succede in tali casi, non c’era niente di vero. Eppure qualche radio e una certa parte dell’opinione pubblica cominciò a protestare contro quelle sue “decisioni”. Stessa sorte è capitata alla ridicola ipotesi che Trump stesse pensando di deportare gli Indiani Americani in India.
Il colmo si è però raggiunto quando i soliti giornali “democratici” hanno accusato l’Amministrazione di voler eliminare dal prossimo censimento del 2020 le categorie LGBT . Salvo dimenticare, chissà se volutamente, che in nessun precedente censimento americano fu mai prevista la distinzione di questa categoria di persone.
Last but not least, la maleducazione del “biondo chiomato” (artificiale) presidente è stata provata quando, a un bambino suo ammiratore che gli porgeva il berretto affinché lo firmasse, lui rispose lanciando il cappello nell’aria come per fargli un dispetto. Il sito Resistance Report ha mostrato un video in cui Trump lanciava effettivamente in aria il copricapo. Naturalmente, tutto il web ci ha poi ricamato sopra. A parte il fatto che non si capisce perché Trump avrebbe dovuto trattare in quel modo un suo piccolo ammiratore, per di più pubblicamente, è stato sufficiente vedere il filmato completo ripreso da un’altra telecamera per capire come si sono veramente svolti i fatti. Lui firmò come richiesto e lanciò poi il cappellino in aria ma proprio verso il suo piccolo seguace, che lo accolse gioioso tra le sue mani.
Si potrebbe continuare a iosa con esempi di questo genere, magari ricordando anche l’accusa di giocare a golf con i pantaloncini “macchiati di diarrea” (furono fatte analisi chimiche o spettrografiche per affermarlo? Chissà!).
Purtroppo, la storia ce lo insegna, l’abitudine di demonizzare gli avversari, di cercare di metterli in ridicolo o di affermare loro presunte manchevolezze cerebrali fu un metodo molto usato dai regimi comunisti. Lo credevamo defunto con la fine di quei regimi ma oggi sembra che diversi americani “molto democratici” se ne siano impadroniti.

* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.