Trump in visita in Cina: l’ago della bilancia pende per Xi

di Manuel Giannantonio –

Il presidente Donald Trump è stato in visita diplomatica in Cina dall’otto al nove novembre. Tentiamo di tracciare un bilancio di quelle ore analizzando le reazioni della stampa di entrambi le parti. La Cina ha offerto “Il meglio della sua ospitalità a Donald Trump mentre il presidente insisteva sulla sua alchimia con il presidente cinese, un uomo molto speciale”, ha scritto il Wall Street Journal nel suo editoriale. Tuttavia persistono molto dubbi, in particolar modo quelli concernenti la posizione cinese sulla Corea del Nord.
Il quotidiano finanziario osserva la messa in scena attuata da Pechino, ma stima che serviranno diverse settimane per capire se questo incontro farà la differenza e determinerà l’accrescimento o meno delle pressioni economiche su Pyong Yang.
Lo stesso scetticismo è stato espresso dall’autorevole Washington Post che titolava: “Perché la visita di Trump non potrà essere un successo”. Per il giornale dello scandalo Watergate, dopo tutti i complimenti indirizzati da Trump al suo omologo cinese, “gli Stati Uniti si attendono molto ma Xi Jinping, in piena ascesa, potrebbe non mostrarsi conciliante”.
Il New York Times evidenzia che “Trump ha fatto prova di un confronto con la Cina di una deferenza inedita da parte di un presidente americano. Tuttavia si è opposto a Xi Jinping sulla questione del defecit commerciale americano (350 miliardi con la Cina) e ha insistito che Pechino si mostrasse più severa con la Corea del nord.
Inoltre, analizza il giornale, che sia in pubblico o in privato, in nessun momento “i cinesi hanno fatto concessioni importanti e in nessun momento Trump ha manifestato disapprovazione di fronte alle loro risposte”.
In una delle colonne del Nyt, proprio nel primo giorno della visita di Trump a Pechino, l’ex vice segretario di Stato dell’amministrazione Obama, Antony Blnken, ricordava il rischio per Washington di cedere la leadership mondale alla Cina. Il testo si focalizza sul confronto tra “due uomini dalle traiettorie molto differenti”. Di fronte a un Xi Jinping galvanizzato dall’ultimo congresso del Partito comunista cinese, Trump è sbarcato dall’Air Force One con una popolarità e una credibilità internazionale ai minimi storici. Abdicando al ruolo che gioca dalla fine della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti lasciano terreno libero ad altri paesi che organizzeranno il mondo secondo i propri valori. Se Trump cede terreno alla Cina, l’ordine liberale potrebbe lasciare il posto a un nuovo ordine mondiale illiberale.
Corroborando questa analisi, la stampa cinese sottolinea la debolezza di Trump ed evidenzia che contrariamente al suo predecessore Barack Obama, l’attuale presidente americano non ha evocato né la questione dei diritti umani né quella della libertà d’espressione e dei valori universali. Temi fondamentali considerando quanto succede nel paese.
L’ago della bilancia non pende più verso gli Stati Uniti, i due paesi tendono ad essere sullo stesso piano. Una situazione che di fatto rende possibile un nuovo rapporto tra le super potenze. Obama rifiutava questo status di super potenza della Cina, tentando simbolicamente di mettere un freno all’espansione cinese in Asia che sembra davvero avere sempre meno ostacoli.