Trump nella bufera per il “muslim ban”

di Guido Keller –

Continuano le proteste negli Usa e nel mondo per l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump che sospende per 4 mesi l’arrivo nel paese dei rifugiati e che blocca per tre mesi l’entrata di cittadini provenienti da Iran, Libia, Yemen, Suda, Iraq, Siria e Somalia.
L’intento di Trump è quello di “rendere più sicure le frontiere in un mondo dominato dal caos” e quindi di proteggere il paese dal terrorismo, incredibilmente dimentico del fatto che i finanziamenti all’Isis sono provenuti perlopiù dal Qatar, ad al-Qaeda dall’Arabia Saudita, e che migliaia di foreign fighters sono giunti in Siria e in Iraq dal Caucaso e dai paesi nordafricani attraverso la Turchia.
Ieri negli aeroporti statunitensi è stato il caos, con i manifestanti che hanno occupato le sale degli scali e con le proteste di cittadini di altri paesi bloccati agli arrivi per quanto residenti negli Usa ed in fase di rientro nelle loro case per unirsi alle loro famiglie. La situazione si è poi sbloccata grazie all’intervento della giudice federale di New York Ann M. Donnelly, la quale ha accolto il ricorso di due iracheni bloccati al Jfk; tuttavia oggi sono ben 16 i procuratori federali che ritengono incostituzionale l’ordine di Trump.
Proteste vi sono state e sono in corso in diverse città statunitensi, dove cortei di migliaia di persone chiedono il ritiro dell’ormai definito “muslim ban”, per i fatto che Trump si è detto disponibile ad accogliere solo i rifugiati cristiani.
Da parte sua il presidente ha affermato che il suo ”Non è un bando dei musulmani, come i media riportano falsamente”, bensì una sospensione per pochi mesi, per riorganizzare i controlli, un intervento “del tutto simile a ciò che fece il presidente Obama nel 2011 quando bandì i visti per i rifugiati dall’Iraq per sei mesi’’.
In realtà tre giorni fa, rispondendo a un’intervista per il Christian Broadcasting Network, il presidente Usa aveva spiegato che i cristiani avranno priorità rispetto ai musulmani provenienti dalla Siria: “Vengono trattati in modo orribile. Lo sa che per i cristiani in Siria è impossibile, o almeno molto difficile venire negli Stati Uniti? Mentre i musulmani possono venire … E penso che questo sia molto, molto ingiusto. Per questo li aiuteremo”.
Contro il gesto di Trump c’è anche il resto del globo. Per Merkel si tratta di “un’iniziativa non giustificata dalla lotta al terrorismo, per il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, vi è “profonda preoccupazione” per le “restrizioni ingiustificate”, che potrebbero portare a contromisure e a “effetti negativi“.
Il presidente francese Francois Hollande, che si è sentito al telefono con il collega americano, ha detto che “la battaglia avviata per la difesa delle nostre democrazie sarà efficace soltanto se inserita nel rispetto dei principi su cui sono fondate, in particolare l’accoglienza dei rifugiati“, ed il premier italiano Paolo Gentiloni ha twittato che “L’Italia è ancorata ai propri valori. Società aperta, identità plurale, nessuna discriminazione. Sono i pilastri dell’Europa”.
Il presidente iraniano Hassan Rohani ha risposto a Trump dicendo che “Oggi non è più il tempo in cui costruire muri tra le nazioni. Hanno dimenticato che il muro di Berlino è crollato tanti anni fa. Anche se ci sono muri tra le nazioni, questi devono essere rimossi: il mondo odierno non è un mondo dove rafforzare le differenza tra le nazioni”.