Trump ritira gli Usa dall’accordo sulle armi nucleari. Gorbaciov, ‘mancanza di saggezza’

di Enrico Oliari

Era il dicembre 1987 quando Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov firmavano l’accordo Inf (Intermediate-range nuclear forces), che imponeva una drastica riduzione degli arsenali nucleari presenti sul suolo europeo (non riguardava i missili lanciati dal mare). Ed almeno in parte funzionò, tanto che in pochi anni vennero ben 2.692 missili, 846 americani e 1.846 russi. L’accordo in realtà fino ad oggi ha funzionato a metà, dal momento che sono mancati quei controlli reciproci stabiliti in quello storico incontro di Washington, ma tant’è che a distanza di tre decenni sembra essere arrivati al temibile passo in dietro.
D’altronde la Nato per prima non ha rispettato quell’intesa, sia pure non messa nero su bianco, che prevedeva di non accerchiare la Russia con eserciti avversari, e di recente esercitazioni Nato sono state portate a termine in Polonia (Brillant Jost 2018), Norvegia (Trident Juncture) e persino in Georgia (Noble Partner) e Ucraina (Clear Sky 2018).
Contestualmente la Russia, che si è vista piano piano fagocitare dall’Alleanza Altlantica quell’ampio territorio che erano i paesi satelliti sovietici fino a ritrovarsi accerchiata sui propri confini occidentali, ha piazzato missili di ogni genere e mosso in più occasione le divisioni con armamenti nucleari, e continua a compiere esercitazioni interne e congiunte con altri paesi: 300 mila soldati, 36mila veicoli, 80 navi e un migliaio di velivoli, ma anche 3.200 soldati cinesi con 900 veicoli e una cinquantina di aerei, hanno preso parte alle esercitazioni “Vostok 2018” dello scorso settembre, la più grande manovra dal 1981, un clima che se non è da Guerra Fredda è solo perché Pechino pensa alla Via della Seta e la Russia esporta gas in mezzo mondo.
Già nel 2014 l’allora presidente Usa Barak Obama aveva denunciato le continue violazioni del trattato messe in campo dalla Russia per intimidire i paesi circostanti che avevano annunciato l’intenzione di aderire alla Nato, ma aveva preferito tenere contenute le reazioni al fine di non peggiorare la situazione.
Fatto sta che oggi il presidente Usa Donald Trump ha annunciato l’intenzione di ritirare gli Usa dall’Inf, perché “Finché qualcuno viola questo accordo, non saremo gli unici a rispettarlo”. Poi, fuori dall’accordo, la sua amministrazione cercherà una nuova intesa con la Russia, che se non ci sarà “anche minacciato che anche noi cominceremo a sviluppare nuovi armamenti”.
Immediata la reazione di Mosca: il viceministro degli Esteri, Sergei Ryabkov ha definito quello degli Usa “un passo molto pericoloso” e si è detto certo della condanna da parte della comunità internazionale della decisione di Trump.
Con il presidente Usa si è schierato apertamente il ministro della Difesa britannico Gavin Williamson, il quale prima ha spiegato sul Financial Times che la Russia “si fa beffe” dell’Inf, e poi si è detto “pienamente” al fianco degli Usa.
Uno dei protagonisti dell’accordo di 31 anni fa, l’ex segretario generale del Partito Comunista Sovietico Mikhail Gorbaciov, ha affermato ripreso dall’Interfax che “i vecchi accordi sul disarmo non devono essere infranti, è così difficile capire che il rifiuto di tali accordi è una mancanza di saggezza? È un errore”.

Mikhail Gorbaciov.