Tunisi. Capo salafita è atteso da polizia fuori da moschea, ma riesce a fuggire

di Guido Keller

Attimi di concitazione oggi a Tunisi, presso la moschea di al-Fath, dove il leader salafita Abu Iyadh ha invitato i fedeli a “difendere l’Islam dagli insulti” in quanto “non è una causa salafita, ma di tutti i musulmani”.
Nei giorni scorsi le proteste per il film ritenuto blasfemo, “Innocence of Muslim” (L’innocenza dei musulmani), trasmesso negli Stati Uniti e in cui si vedrebbe il profeta Maometto in atteggiamenti intimi con la prima moglie, si erano spostate dalla Libia, dove è rimasto ucciso l’ambasciatore statunitense Chris Stevens, in Tunisia, che è diventata teatro di manifestazioni, di assalti alle caserme e di scontri con tanto di vittime.
Abu Iyadh, che è accusato di essere una delle menti dei disordini in Tunisia, ha quindi affermato che “la guerra contro tutti coloro che non rispettano le cose sacre è eterna e non finirà che con la fine del mondo” ed ha chiesto le dimissioni del ministro degli Interni.
Circa un migliaio di poliziotti in divisa antisommossa hanno circondato il luogo di culto in cui si trovava Abu Iyadh per aspettarlo all’uscita ed arrestarlo, ma lui, protetto da un cordone di suoi fedeli che brandivano bastoni, è riuscito a svignarsela. Inspiegabilmente i poliziotti hanno arretrato, mentre un giornalista di al-Jazeera ha accusato proprio gli agenti di averlo aggredito