Tunisi. Un flop la manifestazione della sinistra contro il Governo

di Enrico Oliari –

Si è risolta con un mezzo flop la manifestazione anti-governativa indetta a Tunisi da diversi partiti politici dell’opposizione, tra i quali il partito Democratico Progressista, il movimento Ettajdid e il partito Comunista dei Lavoratori di Tunisia: all’appuntamento, indetto davanti alla sede dell’Unione generale dei lavoratori tunisini, si sono presentati solamente in circa 3mila manifestanti, galvanizzati da slogan che invitavano il governo, in carica da solo un paio di mesi, a dimettersi.
A dire il vero già lo scorso 18 gennaio la Ugtt, l’Unione generale dei lavoratori tunisini, aveva ufficialmente dichiarato di non riconoscere l’attuale governo, il quale vede una coalizione forte, formata da Ennahdha (41,47% – 90 seggi), il Congresso per la Repubblica (13,82%, 30 seggi) ed Ettakatol (9.68%, 21 seggi).
Decisamente meno fortunati (e quindi amareggiati per il risultato) sono stati i partiti che oggi hanno indetto la protesta e che quindi si trovano senza esponenti nei posti di rilievo: il Partito Democratico Progressista, che ha raccolto il 7,83% dei consensi (17 seggi) e il Movimento Ettajdid, che guida il composito Polo Democratico Modernista, il quale aveva portato a casa solo il 2,3% dei voti (5 seggi).
Si è, insomma, alla storia della volpe che, non riuscendo a raggiungere l’uva, se ne era andata dicendo che non l’avrebbe presa perché acerba.
Nella manifestazione di oggi Samir Sheffi, vice segretario generale dell’Ugtt, ha accusato i militanti di Ennahda di aver lanciato immondizie contro la sede del sindacato, mentre Houcine Abassi, segretario generale, ha dichiarato che “Vogliono farci paura per prendere il monopolio e per decidere del nostro futuro, ma non ci piegheremo, non cederemo”.
Vista da fuori, al di là della veridicità o meno delle accuse lanciate dal palco, la manifestazione organizzata dalla sinistra tunisina appare come un debole tentativo di stare al centro dell’attenzione mediatica, forse per non scomparire dala scena politica: più che chiedere le dimissioni di un governo in carica da soli due mesi e comunque forte di un ampio consenso popolare, dovrebbe concentrarsi sulla critica costruttiva e realmente indirizzata alla risoluzione dei molti problemi che affliggono il paese.