TUNISIA. Dilaga la protesta. Gannouchi, ‘è Paese per tutti, anche non religiosi’

Ansa, 28 ott 11 –

Sta dilagando in Tunisia la protesta dopo la decisione dell’Isie, la commissione elettorale, di cancellare le liste di Petition Populaire. Migliaia di persone sono scese in piazza per protestare anche a Kasserine. La situazione e’ apparentemente tranquilla.

I diritti delle donne e di chi non e’ religioso saranno protetti in Tunisia perche’ la Tunisia e’ ”per tutti”. Lo ha dichiarato Rached Gannouchi, il leader del partito islamico Ennahdha, trionfatore alle elezioni per l’Assemblea Costituente, le prime in un Paese della ‘primavera araba’. ”Continueremo questa rivoluzione – ha detto Gannouchi ai suoi sostenitori a Tunisi – per realizzare i suoi obiettivi di un Paese libero, indipendente, progredito e prospero, nel quale siano assicurati i diritti di Dio, del Profeta, degli uomini e delle donne, di chi e’ religioso e di non lo e’, perche’ la Tunisia e’ per tutti”.

La protesta dei sostenitori di Petition Popoulaire a Sidi Bouzid, oltre che contro la locale sede di Ennahdha, ha preso di mira anche la sede del Governatorato. Dei manifestanti hanno accatastato dei pneumatici davanti al palazzo del governatore e li hanno incendiati. Molti giovani stazionano agli incroci della citta’.

Secondo l’Afp, che cita testimoni e fonti del Ministero dell’Interno, circa duemila persone, in maggioranza giovani, sono scesi in strada a Sidi Bouzid per protestare, per poi dare l’assalto alla sede del partito islamico. La manifestazione era iniziata in modo pacifico intorno alle 20:00, per stigmatizzare le parole del segretario generale e numero due di Ennahdha, Hammadi Djebali, che, in una intervista televisiva ad Habbibal Tv, aveva etichettato come ”ignoranti” coloro che avevano dato il loro voto alle liste del partito di Hechmi Hadmi, controverso personaggio, la cui campagna elettorale e’ stata scandita da un accentuato populismo. I manifestanti, davanti alla sede di Ennahdha, si erano inizialmente limitati a scandire degli slogan contro il partito confessionale. Dagli attacchi verbali si e’ poi giunti all’assalto della sede, probabilmente dopo l’arrivo della notizia della cancellazione delle liste di Petition Populaire in sei circoscrizioni.