Tunisia. L’ANC e il dialogo nazionale in eterno divenire

di Ismahan Hassen

imageNella Tunis el Khadra (la Verde), dopo che la road map stilata dal “quartetto” promotore del dialogo nazionale era stata firmata la scorsa settimana da ventuno partiti dell’Assemblea Nazionale Costituente, tutti i presupposti per l’effettivo avvio di un dibattito politico interno sembravano essere stati soddisfatti ma, ancora una volta, le prospettive teoriche non sono andate di pari passo con gli atti pratici necessari per condurre il Paese fuori dalla situazione di stallo politico (ed economico) in cui si trova da quasi tre anni.
Il dibattito sulla situazione politica nel Paese è stato avviato giovedì 10 settembre in una seduta plenaria dell’ANC. Il discorso è stato strutturato, un’ennesima volta, sulla necessità di un dialogo nazionale come via d’uscita dalla crisi e sulla posizione della ANC nei confronti dei soggetti politici interessati.
Più che focalizzare l’attenzione sulla messa in atto dei punti salienti previsti dalla tabella di marcia (formazione di una grande autorità indipendente, adozione della legge elettorale, completamento della stesura e adozione della Costituzione, proclamazione di nuove elezioni politiche e presidenziali) entro quattro settimane dalla sottoscrizione della road map, alcuni esponenti dell’ANC hanno invece preferito insistere sulla necessità che questo dialogo nazionale sia tenuto “sotto la bandiera della legittimità della Costituente”.
Questo atteggiamento, intento a voler rimarcare la legittimità di un governo che, al tempo della sua formazione, sarebbe dovuto restare in carica soltanto un anno, è stato accompagnato anche da rumors e scetticismi vari circa la neutralità delle organizzazioni promotrici del dialogo e circa le intenzioni dei partiti dell’opposizione, primo fra tutti il Fronte di Salvezza Nazionale, nonché dall’ennesimo tentativo nel voler ritardare i tempi di riunione dell’ANC.
La sessione plenaria in questione, infatti, si è tenuta soltanto nel pomeriggio di giovedì, in seguito alla pressione esercitata da parte di alcuni deputati che avevano fortemente protestato contro la cancellazione della sessione plenaria del mattino. I manifestanti, facendo irruzione nella stanza dove vi erano in riunione i membri del consiglio della ANC presieduti da Mustapha Ben Jaafar, hanno protestato contro la decisione di annullare la seduta plenaria del mattino, che avrebbe dovuto prendere in considerazione alcuni dei punti delineati nella road map. All’irruzione dei manifestanti, Meherzia Labidi, vice-presidente dell’ANC, avrebbe spiegato che la sessione plenaria mattutina era stata rinviata a causa di “impegni di lavoro” del Segretario di Stato per gli Affari Esteri, che non avrebbe potuto parteciparvi.
In seguito a tale episodio, le reazioni politiche sono state quanto mai varie.
Samir Cheffi, vice segretario generale della UGTT, in un’intervista rilasciata a radio Mosaique, ha dichiarato che non ci sarebbe stato nessun ritardo nell’aver posticipato nel pomeriggio la seduta plenaria dell’ANC, in quanto nessun termine sarebbe stato fissato in modo unanime. Cheffi ha inoltre aggiunto che sarebbero già state preparate e coordinate tutte le condizioni per poter attuare il corretto svolgimento del lavoro di dialogo, che inizierà davvero subito dopo il giorno l’Eid el Kabir, il prossimo 15 Ottobre.
Alle parole di Cheffi, hanno fatto seguito poi quelle di Rachid Ghannouchi, leader di Ennahda, che, al quotidiano algerino “Le Pays”, avrebbe sottolineato il fatto che il prossimo governo dovrà operare nel quadro della transizione democratica attuale, legato alla fiducia dell’ANC e non senza l’accordo del suo partito, che detiene la maggioranza dei seggi in seno alla Costituente.
Dalle parole del leader di Ennahda si è evinta in maniera chiara la mancanza di riferimenti temporali alla realizzazione di tali avvenimenti, nonché una ferma volontà a non voler lasciare le redini del gioco politico nazionale.
Nel contesto degli interventi politici che hanno seguito gli avvenimenti di giovedì, è arrivata anche la voce di Hatem Kalai, assistente del Presidente dell’ANC, che ha proposto, nella giornata di venerdì, di mettere in atto per ogni sessione plenaria della Costituente la pubblicazione delle liste di presenze e assenze dei deputati, in base ai dati forniti dal sistema elettronico di registrazione delle presenze. In merito a questa sua proposta, Kalai ha specificato che l’adozione di questa misura non è riferita ad un gruppo politico in particolare, quanto piuttosto a tutti i membri dell’ANC, con l’obiettivo di rispettare il diritto degli elettori a poter controllare le azioni dei gruppi politici, e la presa in carico delle loro responsabilità in questa fase politica cruciale per il Paese.
A seguito di tale proposta, approvata dall’ANC, Abdelaziz Kotti, membro del Fronte di Salvezza Nazionale ha invitato, in accordo con le parole di Cheffi, a rimandare l’avvio del dialogo nazionale al 17 Ottobre.
Se questa proposta venisse ufficialmente accettata, quindi, l’Assemblea Nazionale Costituente riprenderebbe tutte le sessioni plenarie la prossima settimana, complice anche la festività dell’Eid el Kabir per cui tutti i membri dell’ANC ricevono due giorni di riposo, in qualità di funzionari statali.
Il 17 Ottobre quindi verrebbe ad essere una data simbolica ed esemplificativa del perenne ritardo con cui la transizione democratica tunisina si sta svolgendo.
La ripresa delle sedute plenarie dell’ANC il 17 Ottobre, cadrebbe a soli 6 giorni dal secondo anniversario della formazione del governo ad interim e con un ritardo, all’avvio del dialogo nazionale, di circa due settimane (sulle quattro previste), sulla tabella di marcia sottoscritta dai partiti nella road map.