TURCHIA. Crisi siriana incrina asse con Teheran

TMNews, 13 apr 12 –

Domani a Istanbul parte il secondo incontro bilaterale fra l’Iran e i Paesi del gruppo 5 + 1 sul programma nucleare di Teheran, ma sull’appuntamento si allunga l’ombra delle recenti – e crescenti – tensioni fra Ankara e la Repubblica islamica. Una frattura che nasce principalmente dalla crisi in Siria e che è alimentata dalla competizione fra i due Stati per l’influenza su altre zone del Medio Oriente, Iraq in testa. Teheran inizialmente sembrava vedere di buon occhio il dinamismo diplomatico della Mezzaluna, che in pochi anni l’ha portata a diventare un player di tutto rispetto nella regione. Troppo, forse, per la Repubblica islamica, che adesso sembra quasi voler cercare di contenere “l’effetto Turchia” o almeno non contribuire ad alimentarlo. Il meeting sul nucleare iraniano poi arriva il giorno dopo la visita del premier turco Recep Tayyip Erdogan in Arabia Saudita, dove, in cima agli argomenti sul tavolo, c’è proprio la Siria. La Turchia, Paese a maggioranza sunnita, come l’Arabia saudita, è scettica rispetto alle promesse siriane di rispettare la tregua appena dichiarata. Ieri il premier Erdogan ha personalmente messo in questione l’affidabilità di Bashar al-Assad in tal senso. “C’è un piano in sei punti proposto dal signor Anna.. È applicato? Io non credo che lo sia”, ha detto il capo dell’esecutivo turco prima di partire per Ryad. L’Arabia saudita si è a sua volta mostrata molto irritata dalla brutale repressione delle contestazioni in Siria. Questa comunanza di visione sulla crisi siriana irrita sempre più l’Iran, Paese sciita, che con la Turchia ha rapporti politici ambivalenti e importanti interessi economici. Sarebbe questa, secondo il quotidiano Hurriyet, la chiave di lettura per l’iniziale ritrosia di Teheran ad organizzare i colloqui di domani nella megalopoli sul Bosforo. Ankara risponde con un atteggiamento distensivo e positivo, si fa notare da parte turca, ma anche di chi sa che le condizioni non sono più quelle di due anni fa, quando la Turchia insieme con il Brasile fece firmare all’Iran un accordo che prevedeva lo scambio fra uranio impoverito e combustibile nucleare. Patto che comunque fu giudicato “insufficiente” dagli Stati Uniti, che preferirono lanciare un nuovo round di sanzioni economiche. “La nostra posizione sul meeting di domani è chiara – spiegano fonti diplomatiche turche a Tmnews – speriamo di vedere tutti flessibili e costruttivi e che questi incontri possano continuare. Due anni fa l’atmosfera era diversa per tanti motivi, sono cambiate molte cose. Non stiamo dicendo che non saremmo più in grado di stipulare un accordo, come Turchia siamo sempre pronti a contribuire alla stabilità regionale”. A pesare sulle relazioni fra i due Paesi è soprattutto la visita che il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha compiuto il mese scorso a Teheran e dove, oltre agli argomenti di routine, buona parte dell’attenzione è stata dedicata alla situazione siriana. La differenza di vedute sull’argomento con alcuni influenti ambienti della Repubblica Islamica è diventata inconciliabile, tanto da mettere in discussione quello che fino a pochi mesi fa pareva un asse di ferro. A remare contro la Mezzaluna secondo Hurriyet sarebbe principalmente l’entourage della guida spirituale Ali Khamanei, che già nei mesi scorsi aveva lanciato messaggi sul peso eccessivo che la Turchia stava assumendo in Medio Oriente. A indispettire questa fazione c’è soprattutto il ruolo turco nella situazione irachena, dove Ankara e altri stati sunniti starebbero cercando di indebolire il governo dello sciita Nouri Al Maliki. Ma a Teheran c’è anche chi evidenzia comunque gli aspetti positivi del dialogo con la Turchia e ritiene che l’Iran dovrebbe essere più realistico nelle sue pretese. Sul presunto irrigidimento delle relazioni, Ankara alleggerisce, ma con prudenza. “In tutti i Paesi non c’è mai una voce sola” chiosa la fonte diplomatica turca con Tmnews. Ma la questione siriana resta centrale. E se Damasco dovesse sparare ancora oltre confine, in territorio turco, tutto l’equilibrio regionale rischierebbe di essere messo a repentaglio, relazioni con Teheran incluse. (segue)La Turchia è pronta a invocare il quinto articolo della Carta Nato per tutelare i suoi confini, specificando che non non si tratta più solo di una questione umanitaria o di principio, ma di difesa della sicurezza nazionale.