Turchia. Erdogan annuncia il boicottaggio dei prodotti elettronici made in Usa

Notizie Geopolitiche –

Muro contro muro tra l’amministrazione di Washington e il governo turco in seguito alla difficile crisi economica che sta facendo precipitare il paese mediorientale, in realtà intersecata con i dissapori politici vista la decisione del presidente Recep Tayyp Erdogan di interagire con la Russia per importanti progetti industriali, come la costruzione di una centrale nucleare e il progetto del Turkish Stream, ma anche di acquistare armamenti tra cui i missili S-400 proprio da Mosca.
Erdogan è infuriato per l’introduzione di dazi raddoppiati da parte degli Usa sull’acciaio e l’alluminio proveniente dalla Turchia, ma in realtà tale produzione nel paese mediorientale è piuttosto ridotta, per cui le cause sono da vedere sul pronte politico, per quanto il presidente turco abbia accusato Washington della crisi che sta interessando in questi giorni la moneta del paese.
Erdogan, a cui non dispiacerebbe stare con il piede in due scarpe (sono state compiute in passato esercitazioni russo-turche), ha ieri minacciato gli Usa affermando che “potremmo salutare coloro che sacrificano la loro partnership strategica con un Paese da 81 milioni di persone e un alleanza di oltre 50 anni per legami con gruppi terroristici”.
Così, se il presidente Usa Donald Trump ha disposto la sospensione della vendita di due F-35 alla Turchia, Erdogan ha oggi annunciato il boicottaggio dei prodotti elettronici fabbricati negli Stati Uniti, ed ha spiegato che “La Turchia ha uno dei sistemi bancari più solidi del mondo, sotto tutti gli aspetti. Possiamo fare due cose: una nell’economica, e l’altra nella politica. Dobbiamo adottare misure di cui ha bisogno l’economia e continuare a farlo… La cosa più importante, io credo, è quella di mantenere forte la nostra posizione politica”.
Vi è poi il caso del pastore evangelico Andrew Brunson, uno statunitense accusato di spionaggio per conto del Pkk, per cui oggi un tribunale ne ha prolungato la detenzione: Washington ha introdotto sanzioni contro Suleyman Soylu, ministro dell’Interno, e Abdulhamit Gul, ministro della Giustizia, ma anche in questo caso la cosa sembrerebbe da leggersi con la mancata estradizione del ricco imam Fethullah Gulen, ritenuto da Erdogan essere la mente ispiratrice del tentato golpe (vero o presunto che sia stato) del 2016.