Turchia. Gli Usa bloccano la vendita degli F-35 a causa dell’acquisto degli S-400 dalla Russia

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Gli Usa sono passati dalle parole ai fatti e, come avevano minacciato in aprile, hanno sospeso la vendita di 100 F35-A e F-35 B alla Turchia a causa della decisione di Ankara di acquistare missili difensivi S-400 dalla Russia e non i Patriot di fabbricazione statunitense.
La Turchia fa parte della Nato ed è quindi alleata degli Usa, ma continuano ad essere vivi i dissidi tra i due paesi sia per la questione siriana, con Washington che sostiene i curdi, sia per la mancata estradizione del ricco imam Fethullah Gulen, ritenuto da Ankara essere la mente del fallito golpe (presunto o vero che sia stato) del 15 luglio 2016.
Erdogan continua inoltre a tenere la Turchia con il piede in due scarpe, e con la Russia ha altri progetti strategici in corso a cominciare dalla costruzione della centrale nucleare di Akkuyu per un costo complessivo stimato di 20 miliardi di dollari, per poi passare al Turkish Stream, le cui due pipeline saranno operative nel 2019 con un costo complessivo dell’operazione di 11,4 miliardi di euro: i due condotti riforniranno la Turchia e, passando per il territorio di Ankara, potranno arrivare al mercato europeo, salvo l’altolà di Bruxelles. E’ inoltre in fase di studio un accordo di libero scambio tra i due paesi.
Oggi il segretario ad interim della difesa Usa, Patrick Shanahan, ha informato il ministero della Difesa della Turchia che l’addestramento dei piloti turchi terminerà il 31 luglio e che per quella data tutto il personale legato al programma degli F-35 verrà rimpatriato. D’altro canto gli S-400 russi sono pensati proprio per prevenire l’eventuale minaccia anche dei caccia della Lockheed Martin, di cui la Turchia ne avrebbe ordinati sia in versione con decollo e atterraggio convenzionale, sia il modello “B”, con decollo corto ed atterraggio verticale.
In più occasioni Washington aveva chiesto al presidente turco Recep Tayyp Erdogan di recedere dal contratto stilato nel 2017 con la russa Rosoboronexport per l’acquisto degli S-400, proponendo la fornitura di sistemi missilisti da difesa Patriot, per quanto il prezzo il prezzo di 3,5 miliardi di dollari fosse nettamente superiore alla proposta russa e comunque senza nessuno sconto. A onor del vero la delegazione statunitense aveva caricato l’offerta con 4 stazioni radar AN / MPQ-65, 10 dispositivi di antenne, 20 lanciatori M903 e apparecchiature di prova, ma il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aveva fin da subito messo le mani avanti parlando di penali consistenti da versare alla Russia.
Il programma di acquisto dei missili S-400 è stato sottoscritto nel 2017 ed ammonta, come aveva spiegato a suo tempo l’ad di Rosoboronexport, Alexander Mikheyev, “a 2,5 miliardi di dollari, di cui il 45% del totale sarà versato come anticipo dalla Turchia, mentre il 55% sarà finanziato con prestiti russi”.