TURCHIA. L’indice di Erdogan sulla bomba israeliana

Ansa, 8 set 11 –

di Rodolfo Calo’ – Nella crisi diplomatica fra Turchia e Israele, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha fatto trapelare che Ankara potrebbe porre a livello internazionale la questione dell’arsenale atomico israeliano. L’ipotesi e’ contenuta in un ”piano” in elaborazione per mettere in difficolta’ Israele nei consessi internazionali qualora lo Stato ebraico continui a non scusarsi per l’uccisione dri filopalestinesi turchi morti nel raid israeliano dell’anno scorso sulla Mavi Marmara (la contesa che ha portato ad una passo dalla completa rottura diplomatica fra i due Paesi). Erdogan ha solo accennato all’esistenza di questo ”Piano C”, che seguirebbe uno, detto ”B”, incentrato sugli annunciati – ma non ancora ordinati – pattugliamenti navali nelle acque internazionali del Mediterraneo. Ci ha pensato pero’ la stampa in genere meglio informata sulle attivita’ dell’esecutivo, come il quotidiano ”Yeni Safak”, a rivelare l’intenzione turca di far inserire nell’agenda dell’Agenzia atomica internazionale (Aiea) e dell’Onu, con richiesta di sanzioni, la questione dell’arsenale atomico israeliano mai dichiarato dallo Stato ebraico. L’obiettivo, aggiunge il giornale, e’ quello di mettere in luce la presunta produzione illegale di armi atomiche che prosegue mentre l’Iran e’ sottoposto ad ogni sorta di attenzioni internazionionali solo perche’ ha aspirazioni nucleari. La notazione del giornale rivela l’intezione turca di mettere in difficolta’ l’ex-alleato israeliano inoltre ammiccando al vicino e nuovo amico iraniano che proprio oggi, a livello di ministero degli Esteri, ha ribadito malcontento per il recente si’ di Ankara all’impianto sul suolo turco di radar dello scudo anti-missile della Nato. La questione atomica israeliana e’ inoltre solo un aspetto di questo fantomatico ”Piano C” che prevede anche veti in sede Nato (di cui Israele si serve pur senza farne parte come invece la Turchia), rottura totale delle relazioni diplomatiche e sanzioni economiche. Le indiscrezioni hanno fatto solo da contorno ad un fuoco di fila di Erdogan che con almeno tre ministri oggi ha ribadito la richiesta turca di scuse e indennizzi per il raid e di revoca del blocco israeliano su Gaza: quest’ultima pretesa viene avanzata nell’ambito di chiaro ‘patronato’ sulle questioni mediorientali cui Ankara ambisce quale emergente potenza regionale ‘modello’ frutto di un mix fra crescita economica, islam moderato e democrazia. Erdogan da due giorni reclama la restituzione di sei droni che la Turchia aveva mandato a riparare in Israele nell’ambito di accordi militari appena sospesi. E a parte la scontata conferma che una partita di calcio di Europa League fra la turca Besiktas e il Maccabi Tel Aviv si giochera’ come previsto a Istanbul la settimana prossima, pochi sono stati oggi i segnali turchi concilianti che possano far da contraltare alle parole del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak secondo il quale la crisi passera’, come un’ ”onda”, dato che ”i due Paesi sono molto importanti per l’Occidente”, il cui ”vero problema” sono Siria, Egitto e Iran.