Ucraina. Biden e Putin tengono alta la tensione. Con un occhio al compromesso

di Enrico Oliari

Non sono andati oltre i convenevoli e i buoni propositi gli incontri e i colloqui telefonici fra Usa e Russia in materia di Ucraina, mentre la tensione fra i due blocchi resta altissima. Soprattutto da Washington si continua a soffiare sul fuoco, tant’è che Joe Biden è intervenuto informando attraverso la sua amministrazione che Mosca avrebbe ammassato già il 70% delle truppe necessarie ad invadere Kiev.
Lo ha riportato il New York Times, dove viene spiegato che l’informativa è stata inviata ai parlamentati statunitensi ed europei e soprattutto che il blitz russo farebbe capitolare Kiev in due giorni, al prezzo di 50mila civili e di 23mila militari ucraini uccisi.
Da Washington, dove non sembra esservi altro obiettivo che portare la sgangherata Ucraina nella Nato (a carico dell’Ue) per circondare la Russia lungo tutto il confine occidentale, viene anche ammonito che sarebbero almeno 5 milioni gli sfollati ucraini che si riverserebbero nel territorio dell’Unione Europea.Nel frattempo i caccia della Nato continuano a solcare i cieli lungo il confine russo dal Circolo Polare Artico fino alla Turchia, e resta alta l’allerta delle truppe nei paesi membri.
Se tradizionalmente gli Usa sono abituati a muovere guerra lontano da casa loro, anche per smaltire la produzione di armi per 750 miliardi di dollari l’anno, va detto che l’ammassamento di 130mila militari armati fino ai denti preoccupa gli europei in un momento in cui la russofobia imperante sta irrigidendo i rapporti con un partner importante, si pensi solo all’approvvigionamento degli idrocarburi, e nel contempo sta sempre più saldando i rapporti tra Mosca e Pechino, in un’incognita da Guerra Fredda.I rapporti dell’intelligence Usa indicherebbero, stando al Washington Post, la presenza al di là del confine russo-ucraino di 83 gruppi di battaglioni tattici forti di 750 militari ciascuno, un aumento rispetto a poche settimane fa, quando gli stessi erano 60.
Dopo essersi sentito con Biden per fare il punto “sulla deterrenza e sugli sforzi diplomatici”, cioè sul bastone e la carota, oggi il presidente francese Emmanuel Macron è volato a Mosca nel tentativo di sbrogliare la matassa, ma è palese che è inaccettabile per i russi vedersi soffiato l’ennesimo stato satellite, per di più in parte abitato da russofoni. Specie se si considera che all’indomani della caduta della Cortina di Ferro l’intesa fra ex sovietici e americani era quella di non annettere i vari paesi satelliti al blocco Nato, mentre negli anni i paesi dell’Europa orientale sono entrati a catena nell’Alleanza per gli aspetti militari, e nell’Ue per il sociale e il mercato.
Ripreso dalla Tass il viceambasciatore russo all’Onu, Dmitry Polyanskiy, si è riferito all’informativa dell’amministrazione Biden parlando di “follia” e di “continuato allarmismo”, mentre il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha twittato che “oggi abbiamo un sostegno internazionale senza precedenti, per cui siamo pronti a tutti gli scenari”.
Per quanto Biden e Macron abbiano ribadito “l’integrità territoriale dell’Ucraina”, è più facile che per arrivare a una de-escalation si trovi un compromesso da cui a perderci sarebbero in primis gli ucraini. A cominciare, ad esempio, dal riconoscimento da parte occidentale della Crimea, annessa nel 2014 da Mosca, come parte del territorio russo.
Per il Donbass il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha richiamato l’Ucraina a rispettare gli accordi di Minsk II, cioè di concedere a Lugansk e a Donesk, autoproclamatesi indipendenti, la piena autonomia.La partita resta aperta, ma difficilmente la soluzione sarà immediata.