Ucraina. Collisione tra un drone spia americano ed un caccia russo

Il drone precipita nel Mar Nero.

di Alessandro Pompei

Martedì 14 marzo un caccia russo della famiglia Flanker ha abbattuto a seguito di una collisione un drone RPA dell’USAF sopra il Mar Nero. Secondo i comunicati stampa che sono seguiti all’evento, un RPA statunitense americano, in particolare MQ-9 Reaper, e due aerei da combattimento russi Sukhoi Su-27 sono stati coinvolti in questo incidente.
Secondo un comunicato stampa del comando europeo degli Stati Uniti, intorno alle 7.00 un aereo russo (probabilmente un Su-27P) ha colpito l’elica del drone MQ-9 Reaper, costringendo le forze statunitensi a far cadere il velivolo in acque internazionali. A detta degli americani il Flanker avrebbe più volte rilasciato intenzionalmente carburante addosso al drone spia americano volando davanti ad esso.
Azione, qualora fosse confermata, indubbiamente pericolosa e dai molti rischi. Tuttavia al momento non è possibile avere una ricostruzione esatta dei fatti.
Secondo il comunicato dell’USAF, il primo tentativo di interferire con il “Mietitore” è stato quello di far volare i Sukhoi 27 davanti al Reaper, a cui sono seguiti dopo alcuni minuti ripetuti rilasci di carburante.
Gli aerei sono dotati di sfiati del carburante utilizzati perlopiù per regolare il peso in condizioni particolari, o scaricare il combustibile prima di dover effettuare atterraggi d’emergenza; non è quindi prassi comune il rilascio di carburante, specie se su di un altro velivolo.
Stando al comunicato dell’USAF sembra che al momento dell’incidente fossero due i caccia russi presenti, dei quali solo uno era attivo nelle azioni di disturbo che hanno poi portato alla distruzione dell’elica del drone e quindi alla sua perdita.
Sempre secondo l’USAF, l’MQ-9 non può essere considerato abbattuto bensì vittima di una manovra di volo pericolosa.
Ciò ha quindi altre conseguenze legali, e lascia aperta la possibilità di discutere se si tratti di un atto deliberato o di un’incidente che potrebbe aver causato danni anche al Flanker russo, in quanto frammenti dell’elica del Reaper e dello stesso Fankler avrebbero potuto danneggiarne i motori.
È ormai noto che i droni da ricognizione della Nato, come l’MQ-9 Reaper, sorvolino frequentemente il Mar Nero fin dall’inizio del conflitto tra Russia ed Ucraina, rilevando informazioni che vengono poi girate all’intelligence ucraina.
Solitamente questi droni sono di stanza in Romania ed in Italia, nella base di Sigonella, da dove sono in ogni caso pilotati dalla locale stazione del Naval Air Station; benché questi droni non siano armati, hanno offerto agli Ucraini diverse opportunità di colpire obiettivi russi di rilievo, ad esempio sono in molti a credere che l’affondamento dell’incrociatore Moskva sia stato coordinato proprio grazie agli occhi di uno di questi droni.
Tuttavia fintanto che i Reaper operano nello spazio aereo internazionale, è perfettamente consentito il loro impiego, benché volino con il trasponder acceso in linea con le norme internazionali.
A detta dei russi invece il drone americano intercettato si stava dirigendo verso lo spazio aereo russo con trasponder spento.
Del resto la versione russa non è poi così incredibile: gli Stati Uniti non sarebbero estranei a comportamenti del genere, e qui si ricorda le continue proteste dell’Iran per il sorvolo illegale dei droni spia RQ-170 Sentinel, tanto che le forze iraniane riuscirono a dimostrarne l’effettivo impiego sui celi dell’Iran, con una strabiliante nonché geniale operazione che portò a catturarne uno.

Ad ogni modo non è scontato che gli Stati Uniti siano in grado di recuperare il relitto, poiché la Turchia ha chiuso lo stretto del Bosforo.
Attualmente la Turchia non consente l’accesso al Mar Nero, condizione che potrebbe cambiare vista la tendenza di Erdogan nell’imporre scambi di favori, si veda la vicenda del veto all’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato; rimane comunque per gli Stati Uniti la possibilità di appoggiarsi ad altre nazioni Nato che si affacciano sul Mar Nero e che quindi rientrando nella convenzione di Montreux del 1936.
Va anche detto che i piloti russi sono stati ripetutamente osservati e filmati mentre eseguivano impavide manovre di volo nel corso delle intercettazioni di velivoli della NATO (soprattutto sul Mar Baltico), ciò porta quindi a chiedersi se questa azione fosse premeditata o invece un caso di spavalderia aerea dalle sorti tragiche per il drone spia americano.
Tuttavia difficilmente vi saranno rappresaglie USA per questa vicenda, in quanto l’abbattimento dei droni in generale non ha mai comportato conseguenze.
Ma l’evento non è certamente un indizio di distensione dei rapporti, che purtroppo difficilmente vedremo nei prossimi mesi soprattutto per via della determinazione dell’amministrazione Biden, di fatto determinata nell’impedire una vera risoluzione diplomatica del conflitto in Ucraina.
Al contrario della Cina, che ovviamente non è utopisticamente in cerca dell’equilibrio nel Tao, bensì non fa mistero del fatto che non gradisce l’instabilità internazionale in quanto questa non è in linea con i loro progetti di sviluppo.
I cinesi spingono infatti per la nascita di un mondo multipolare, fortemente anelato tanto dai BRICS quanto dall’Unione Africana, quanto dalle nazioni sudamericane del MERCOSUL e del LUNASUR, in molti casi desiderose di emanciparsi da Europa e Stati Uniti i quali continuano a vederli allo stesso modo della dottrina Monroe del 1832.