di Giovanni Caruselli –
“Siamo presi in una morsa fra due fronti”, ha detto finalmente il cancelliere tedesco, per far capire che l’Europa è sotto attacco da est e da ovest. Era ora che ci si rendesse conto che nelle relazioni fra Stati non esistono rapporti di amicizia o di ostilità che non siano giustificati da robusti interessi economici e geopolitici. Esistono forse affinità ideologiche ma sono esse a determinare le scelte strategiche. Nel giro di qualche mese Trump ha fatto ruotare gli Usa di 180 gradi accentuando giorno dopo giorno l’ostilità americana verso il vecchio continente, come se volesse impantanarlo in una guerra di lunga durata con la Russia. Se esiste un piano politico che abbia questo scopo non possiamo esserne sicuri, anche perché The Donald andrà in pensione fra qualche anno, ma è evidente che l’esplicito disinteresse per l’Europa suona come un lasciapassare per i 40mila carri armati russi, almeno ai confini con i Paesi del vecchio impero dell’Urss. La dura sceneggiata dello Studio Ovale poteva anche essere recitata in maniera riservata, come di solito si fa con le questioni internazionali di estrema gravità. Se non addirittura tramite i servizi segreti. Invece è stata proposta sugli schermi degli americani perché si rendessero conto che è finito il tempo in cui gli Usa proteggevano l’Europa con il loro deterrente militare. Trump ha ripetuto 4 o 5 volte rivolto a Zelensky: “Non hai le carte in mano“, invitandolo a ringraziare il popolo americano per i 350 miliardi di dollari ricevuti nel corso della guerra. Il Presidente ucraino ha avuto pochi argomenti per difendersi e ha dato l’impressione di manifestare scarsa riconoscenza per l’aiuto ricevuto. E soprattutto non è stato in grado di proporre alternative credibili. Certo Mosca è stata danneggiata dalle sanzioni, è costretta a reclutare soldati dappertutto, ma rifiutare un cessate il fuoco nella prospettiva utopistica di far sloggiare i russi dalle regioni conquistate appare a tutti poco realistico.
Anzi Putin, qualche giorno fa, sfruttando il vantaggio internazionale acquisito e non facendo mistero delle sue ambizioni da conquistatore, di fronte ai responsabili dei servizi segreti ha esposto il suo progetto sulla “Novorossija”, ovvero l’Ucraina orientale e meridionale, cioè la parte recuperata dell’Urss in cui sarebbero comprese le aree di Odessa, Dnipropetrovsk, Kharkiv, Mykolaiv, da aggiungere alle regioni occupate. La questione non è di secondaria importanza. Trump accetta di continuare ad aiutare gli ucraini a condizione che cedano quote importanti di quei metalli rari preziosi da cui dipende lo sviluppo dell’elettronica avanzata. I giacimenti dai quali possono essere estratti, per la verità piuttosto modesti, si trovano quasi tutti nella zona orientale del Paese, dove i russi stanno avanzando. In questo complicato risiko minerario – ideologico sembra emergere un accordo fra Mosca e Washington che autorizzerebbe la Casabianca a sfruttare le risorse in questione. Anzi il Cremlino si sarebbe impegnato a non impedire agli americani di creare stabilimenti di estrazione mineraria in alcuni territori russi che nulla hanno a che fare con l’Ucraina. Insomma, per riassumere, la sicurezza dell’Ucraina sarebbe garantita da una specie di scambio con gli Usa: controllo politico dell’Ucraina russofona per Mosca contro risorse minerarie per Washington. A nessuno può sfuggire il fatto che Kiev in questa trattativa viene scavalcata perché non ha alcun potere contrattuale. Resta piuttosto scioccante il fatto che ci si spartisca l’Europa come avveniva nel 1815 al Congresso di Vienna.
Ma, osservando le cose da un altro punto di vista, si può constatare che la richiesta di fondo di Zelensky, cioè la sicurezza dell’Ucraina, prima ancora di essere accettata non può essere neanche discussa. Ciò perché gli Usa sono una democrazia in cui è molto difficile operare scelte a lunghissima durata e a grande distanza. Trump ha vinto le elezioni all’insegna della fine di tutti i conflitti in cui scorrono milioni di dollari degli americani e anche all’insegna dell’uso dell’esercito solo per la tutela della sicurezza nazionale. Fare marcia indietro su una scelta di fondo che aveva avuto inizio addirittura col suo predecessore, Biden e la ritirata dall’Afghanistan, sarebbe un’incongruenza indigeribile anche per il tollerante popolo statunitense che deve vedersela con un debito pubblico colossale e la concorrenza cinese. Nessun trattato può avere una durata tale da rassicurare Kiev e nessuna ragione giustificherebbe le spese militari connesse e i rischi da correre. Sarebbe piuttosto compito dei Paesi dell’Europa mediterranea e balcanica garantire la protezione dell’Ucraina, ma non ve ne sono le condizioni.
E tuttavia si può dire che finalmente è stata avviata una specie di “operazione verità”. Certo una verità amara per gli ucraini che hanno peccato di ingenuità pensando che per qualche migliaio di km2 al di là dell’Oceano gli americani si sarebbero impelagati in una guerra da cui nulla avevano da guadagnare, tranne i ricavi che gli europei forniscono loro per acquistare gas. L’altra verità è che gli europei, disuniti, disarmati, isolati, hanno dovuto rinunciare alle risorse energetiche russe senza avere un piano B ben chiaro da attuare e hanno bruciato nella fornace della guerra decine di miliardi. È stata l’ultima, speriamo, eredità della guerra fredda.
Volendo semplificare la situazione attuale, si stanno incontrando un uomo d’affari, Trump, al quale nulla interessano le ideologie, i valori, la pace perpetua, ecc., e un ambizioso dittatore che supporta la sua popolarità con le parate militari, le guerre, il nazionalismo esasperato, etc. Nulla di meglio per trovare un accordo, essendo i loro interessi completamente divergenti.
Nei prossimi 4 anni per Trump, se guerre ci saranno, prima di tutto bisognerà valutare se varrà la pena parteciparvi in nome di America first. Inutile ribadire che l’obiettivo dovrebbe essere anche quello di staccare la Russia dalla Cina, offrendo in cambio a Mosca campo libero in Europa, seppure entro certi limiti. Certo, si rischia la fantapolitica, ma è pur vero che si sta disegnando un nuovo ordine politico internazionale e bisogna fare tante bozze e scarabocchi per tracciarlo bene. E in Europa ? Preparare la guerra per mantenere la pace? Sarebbe molto triste.