
di Giuseppe Gagliano –
L’intervento di Elon Musk nella guerra in Ucraina è la fotografia più nitida di una realtà che l’occidente si ostina a non voler vedere: il potere reale non sta più nei governi, nelle istituzioni internazionali, né nei tradizionali apparati militari. Il potere oggi è privato, è tecnologico, è nelle mani di un ristretto gruppo di imprenditori che, senza dover rendere conto a nessun parlamento, possono decidere il destino di intere nazioni.
L’affermazione di Musk secondo cui l’intera linea del fronte ucraino collasserebbe senza Starlink è più di una provocazione. È una cruda ammissione: l’Ucraina, e con essa i suoi alleati, dipendono da un servizio privato che un uomo solo può spegnere con un clic. Che Starlink sia fondamentale per le comunicazioni delle forze armate di Kiev non è una novità. Senza quei terminali satellitari, molte operazioni militari ucraine sarebbero semplicemente impossibili. Ma la questione di fondo è un’altra: come è possibile che una guerra che vede coinvolti Stati Uniti, Unione Europea e NATO si regga sulle decisioni di un imprenditore privato?
La risposta è brutale: perché le strutture statali, militari e industriali occidentali non hanno mai costruito un’alternativa. Mentre si parlava di deterrenza, di strategie di contenimento e di diplomazia coercitiva, il dominio della tecnologia è stato lasciato nelle mani di pochi colossi privati. E ora il rischio è evidente: Musk ha il potere di cambiare le sorti della guerra più di molti generali e ministri della Difesa.
L’aspetto geopolitico più inquietante di questa vicenda è il ruolo ambiguo che Musk stesso gioca nella crisi ucraina. Non è solo un fornitore di servizi satellitari: è un attore politico, capace di dialogare con Washington, con Bruxelles, ma anche con Mosca. Quando si rifiutò di attivare Starlink per un attacco ucraino contro la flotta russa nel Mar Nero, dimostrò di poter esercitare una politica estera personale, con implicazioni enormi per il conflitto.
In questo contesto, la reazione della Polonia – che ha minacciato di cercare alternative a Starlink – appare come un tentativo disperato di ridurre la dipendenza da Musk. Ma è una minaccia vuota. La realtà è che non esiste un’alternativa credibile a Starlink. I satelliti europei non hanno la stessa copertura, la stessa efficienza, la stessa immediatezza operativa. La verità è che, in questa guerra, la supremazia tecnologica privata ha completamente surclassato l’organizzazione militare statale.
Questa vicenda segna un punto di svolta nella storia dei conflitti moderni. Se un singolo imprenditore può decidere chi vince e chi perde, chi comunica e chi resta isolato, allora il futuro della guerra non dipenderà più solo da carri armati e missili, ma da chi controllerà l’infrastruttura digitale e satellitare globale.
Musk, con il suo Starlink, ha reso evidente che la supremazia tecnologica è oggi più importante della supremazia militare. Le guerre del futuro non saranno vinte solo sul campo di battaglia, ma nei data center, nelle costellazioni satellitari, nei laboratori di intelligenza artificiale. E la vera domanda, per l’Occidente, non è se l’Ucraina possa continuare a usare Starlink, ma se gli Stati siano ancora in grado di esercitare il potere di decisione sulle tecnologie critiche o se ormai questo potere sia passato, irrevocabilmente, nelle mani dei nuovi oligarchi della Silicon Valley.