di Guido Keller –
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ricevuto il premier britannico Keir Starmer alla Casa Bianca, al quale ha ribadito che “Putin non vincerà questa guerra, vincerà il popolo ucraino”. Il sostegno all’Ucraina e alla sua integralità è ovviamente di entrambi i paesi, ma se tutti vogliono accontentare Volodymyr Zelensky spedendogli i missili a lungo raggio per colpire obiettivi in Russia, in pochi sembrano in realtà disposti a rischiare la reazione russa, se non addirittura la terza guerra mondiale.
I primi a chiamarsi fuori sono stati Italia e Germania insieme all’Ungheria: Tajani ha affermato che le armi fornite sono solo per la difesa e non per colpire la Russia nel suo territorio. Anche perché in Italia ci sono 120 basi statunitensi e della Nato, cioè obiettivi certi, e a Ghedi e Aviano sono custodite ufficialmente 70 testate nucleari nonché diversi bombardieri. Anche gli Usa non fornirebbero i famigerati Atacms, missili trasportabili con gittata fino a 300 km (la stessa di quello sparato ieri dagli Houthi su Israele), in quanto per Biden non vi sono previsti al momento cambiamenti nella politica Usa sul conflitto.
Starmer ha ricevuto invece l’ok per la cessione a Kiev dei missili Storm Shadow, con gittata di 560 km e velocità di mille km/h, l’utilizzo dei quali porterà indubbiamente alla reazione russa. Vladimir Putin è intervenuto per ricordare che l’impiego di tali armi corrisponderebbe a una guerra diretta fra Nato e Russia, dal momento che per pilotare i missili serve tecnologia che l’Ucraina non ha, come i satelliti, e il vice capo del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev ha affermato che la pazienza russa ha un limite, e che “vi sono già i prerequisiti affinché la Russia utilizzi le armi nucleari”.