Ucraina. Trump all’inviato Kellogg, ‘risolvere entro 100 giorni’

di Giuseppe Gagliano –

L’annuncio della nomina di Keith Kellogg come inviato speciale per risolvere la guerra russo-ucraina entro 100 giorni non è solo un atto di volontà politica da parte dell’amministrazione Trump, ma anche un manifesto di come gli Stati Uniti intendano riposizionarsi nel conflitto più significativo del XXI secolo. Tuttavia, come spesso accade in politica internazionale, la distanza tra proclami e realtà rimane ampia.
La scelta di Kellogg, con il suo passato militare e il legame con l’amministrazione Trump, manda un messaggio chiaro: Washington vuole un ruolo guida, anche a costo di sfidare la retorica russa. Ma le prime reazioni non sono incoraggianti. Mosca ha già respinto il piano di pace, etichettandolo come irrealistico e sbilanciato a favore di Kiev. Le critiche alla presunta imparzialità di Kellogg, alimentate dal coinvolgimento della figlia in progetti umanitari per l’Ucraina, rischiano di minare la credibilità stessa del tentativo americano.
Inoltre la proposta di ritardare l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e di offrire un limitato alleggerimento delle sanzioni alla Russia sembra più un compromesso che un piano strutturato. Un compromesso che, nella logica di Putin, potrebbe essere interpretato come una debolezza occidentale, anziché come un’offerta credibile di pace. La storia insegna che il Cremlino reagisce alle concessioni percepite come segno di esitazione con un’intensificazione delle sue richieste.
Trump ha sempre avuto una visione personale della politica estera, spesso intrisa di una certa teatralità. La promessa di una soluzione in 100 giorni ricorda i grandi slogan elettorali, ma il conflitto russo-ucraino non si presta a soluzioni rapide. È un nodo gordiano in cui si intrecciano storia, geopolitica ed economia, aggravato dalla crescente retorica nazionalista di entrambe le parti.
Eppure non tutto è simbolismo. La “Settimana Ucraina”, in programma a febbraio, offre un’occasione per rafforzare il dialogo bilaterale tra Kiev e Washington. La presenza di senatori statunitensi, membri del Congresso e leader ucraini sottolinea quanto l’Ucraina sia una priorità per l’agenda americana. Ma resta da vedere se questo dialogo sarà orientato a risultati concreti o si limiterà a rassicurazioni formali.
L’ordine esecutivo di Trump, che blocca l’assistenza allo sviluppo estero per 90 giorni, rappresenta un colpo duro per l’Ucraina. Con il paese già alle prese con una crisi energetica aggravata dagli attacchi russi alle infrastrutture, la sospensione dei fondi di USAID rischia di compromettere progetti essenziali, come la ricostruzione della rete elettrica e le operazioni di sminamento. Gli aiuti militari, sebbene garantiti, non bastano a coprire le esigenze civili di una nazione devastata.
Questa decisione, criticata da politici come il senatore Chris Coons, riflette l’approccio pragmatico e talvolta spietato di Trump. Ma è anche una mossa che potrebbe alienare una parte della leadership ucraina e complicare i negoziati di pace. La percezione di un abbandono, anche temporaneo, da parte degli Stati Uniti potrebbe spingere Kiev verso posizioni più rigide, rendendo ancor più difficile trovare un compromesso con Mosca.
Le implicazioni di questa iniziativa vanno oltre il campo di battaglia. Mentre Trump tenta di presentarsi come il pacificatore capace di risolvere la crisi, la realtà del conflitto russo-ucraino è una realtà di fronti multipli: militare, economico e ideologico. La questione non riguarda solo l’Ucraina, ma anche i rapporti di forza tra l’Occidente e una Russia sempre più vicina alla Cina. Proprio Xi Jinping, discutendo della situazione con Putin, ha riaffermato la necessità di rafforzare l’asse sino-russo contro l’influenza americana.
Alla fine il successo o il fallimento dell’approccio di Trump dipenderà dalla capacità di Washington di coniugare fermezza diplomatica con misure economiche e militari efficaci. Ma una cosa è chiara: in questa guerra, i simboli e i proclami non saranno sufficienti. Serviranno azioni concrete e un impegno reale per superare il pantano geopolitico in cui il conflitto russo-ucraino ha trascinato il mondo.